Storie di giovani che provano a cambiare il mondo, in piccolo e in grande
Le storie di alcuni dei changemaker italiani premiati a novembre nell’ambito del Progetto G di Agenzia Nazionale per i Giovani e Ashoka Italia.
I giovani, almeno in Italia, sono un bene quasi scarso, anagraficamente parlando. E pur essendo pochi, sono comunque poco rappresentati e hanno uno spazio scarso nel dibattito pubblico, oltre che nel mondo del lavoro e della ricerca. Però esistono, e provano a farsi sentire. In questo periodo, soprattutto sulla crisi climatica, visto che vedono il loro futuro più compromesso del nostro presente. Promuovere la loro partecipazione è importante. Per questo, oltre a varie iniziative, è nato anche, nel 2021, il progetto Gen C, frutto di una partnership tra l’Agenzia Nazionale per i Giovani, l’ente governativo che gestisce in Italia i Programmi europei Erasmus+|Gioventù e Corpo Europeo di Solidarietà, e Ashoka Italia, un’organizzazione internazionale fondata nel 1981, che in Italia esiste dal 2015 e che agisce per favorire il cambiamento sociale. Il progetto, che ha una vasta schiera di partner sia privati che pubblici, ha l’obiettivo, appunto, di promuovere la partecipazione attiva dei giovani, favorire il loro accesso alle opportunità, creare un ecosistema di supporto alle iniziative giovanili e aprire spazi di confronto politico per permettere l’ascolto delle istanze giovanili all’interno delle istituzioni.
A fine novembre, nell’ambito del progetto, sono stati premiati 50 giovani (25 tra i 13 e i 24 anni- identificati come changemaker, cioè persone al servizio della comunità, capaci di iniziative che possono “trasformare i nostri tempi”; altri 25 come mentor, di età compresa fra i 25 e 35 anni). Qui di seguito, le storie di alcuni di loro.
ALESSANDRA ABRUZZO (19 anni, Lecce), promotrice della Campagna Internazionale “Ricicla il tuo cellulare”
Alessandra, studente di Medicina, è promotrice della campagna internazionale “Ricicla il tuo cellulare”, con cui ha coinvolto Comuni, Musei, organizzazioni, associazioni ed enti, studi professionali, ecc. La campagna si fonda sul corretto riciclo dei cellulari, legato al tema della tutela del Pianeta, del bracconaggio, della deforestazione, del traffico illegale di specie a rischio, dell’inquinamento e dello sfruttamento del lavoro anche quello minorile.
I telefoni, i tablet e gli smartphone sono realizzati infatti con minerali rari e preziosi di cui è ricca l’Africa e in particolare il bacino del fiume Congo, habitat anche di animali a rischio estinzione. L’estrazione dei preziosi minerali, come il coltan, ha un notevole impatto ambientale perché per raggiungere le miniere vengono disboscate le foreste. Le comunità locali praticano in queste zone, prima inaccessibili, il bracconaggio, con conseguenti danni alla fauna locale. Gorilla, scimpanzè e altre specie animali sono minacciate dall’estinzione e dal traffico illegale.
“Riciclare il telefono è un gesto a costo zero che non solo tutela gli animali in via di estinzione e combatte il disboscamento e il bracconaggio, ma contrasta anche lo sfruttamento del lavoro in particolare quello minorile. Spesso infatti per estrarre i preziosi minerali, non è possibile utilizzare macchinari di grosse dimensioni, ma solo picconi, pale e le mani stesse dei minatori e si preferisce per questo impiegare e sottopagare i bambini.
Il riciclo dei telefoni contribuisce inoltre a evitare i conflitti, in particolare quelli che concorrono a devastare il Congo e che sono generati dal controllo dei giacimenti e dall’ accaparramento delle miniere. I vantaggi che derivano da un corretto riciclo dei cellulari non riguardano solo una parte del mondo lontana da noi perché il riciclo di questi dispositivi elettronici contrasta anche l’inquinamento nelle zone in cui viviamo. Un gesto semplice che ha innumerevoli vantaggi per l’uomo, l’ambiente e gli animali”.
ANDREA BONAZZI (22 anni, Rozzano Milano), fondatore di Attivamente
Andrea è il fondatore di Attivamente, un movimento che riunisce giovani attivi nel sociale e nell’antimafia, che fanno informazione sui social.
Il progetto è nato durante il lockdown, attraverso il web social Steps, con l’obiettivo di avviare una discussione su tematiche politiche e sociali. Il movimento, che attualmente conta un centinaio di partecipanti, vuole anche creare una rete di rappresentanti di istituto che possano portare nelle scuole italiane una rete di buone pratiche. Andrea Bonazzi è anche Ambassador dell’Anno Europeo dei Giovani.
“Cercherò di esprimere me stesso, citando la mia frase d’ispirazione, presa proprio da uno dei maggiori changemaker globali ovvero Martin Luther King: ‘Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo sarete se non farete nulla per cambiarla’. In onore a questa mia ispirazione da sempre mi impegno e mi impegnerò per creare un mondo migliore, che metta al centro valori quali l’inclusione, la persona e lo sviluppo sostenibile. E per fare tutto ciò, ci sarà sempre bisogno di altre persone ugualmente motivate che condividono con me questa voglia intrinseca di lasciare il nostro mondo migliore di come l’abbiamo trovato.”
GIUSEPPE BECCI (22 anni, Grassano), ideatore di Syskrack Naturalmente Tecnologici
Giuseppe Becci, nato a Tricarico, residente a Grassano, è ideatore di Syskrack Naturalmente Tecnologici, un evento di tre giorni sulle nuove tecnologie e sullo sviluppo sostenibile che si tiene a Grassano, con conferenze, workshop e laboratori creativi e musicali, il cui comitato direttivo è costituito da giovani under 30.
La domanda intorno a cui si sviluppa Syskrack Naturalmente Tecnologici è: “Come fare sviluppo tecnologico in maniera etica e sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale?”.
“Ciò che vorrei realizzare si posiziona soprattutto nell’ambito dell’innovazione sociale e tecnologica, ispirandosi anche alle realtà degli eco-villaggi e delle residenze artistiche, attraendo le persone interessate al south working e al nomadismo digitale che vogliano cambiare il mondo, ognuno secondo le proprie possibilità agendo come una comunità. In questo scenario vorrei che l’arte, soprattutto performativa in ogni senso, possa essere il mezzo attraverso cui veicolare le idee di cambiamento seguendo un ‘naturale processo di sviluppo tecnologico’ con l’idea che l’innovazione è sempre sociale altrimenti è speculazione sull’ignoranza degli altri”.
MARIA CHIARA CATALDO (25 anni, Torino), fondatrice dell’associazione BreakTheSilence
Maria Chiara Cataldo, nata a Castellammare di Stabia, è fondatrice dell’associazione BreakTheSilence, nata nel giugno 2020. Il progetto, nato su Instagram per raccogliere testimonianze di chi ha subito violenza, si è successivamente sviluppato attraverso la stesura di un libro e attività di formazione, sensibilizzazione, educazione online e nei territori. L’associazione si occupa di femminismo intersezionale, e in particolar modo di violenza di genere, con l’obiettivo di fare sensibilizzazione, educazione, progettazione e rigenerazione sociale, tramite i social e direttamente sui territori grazie alla collaborazione con Istituzioni e associazioni, per riuscire a combattere il patriarcato, il machismo, la mascolinità tossica e la violenza di genere. Particolarmente attiva sul territorio piemontese, Break The Silence conta più di 30 partner in tutta Italia ed è presente in oltre 10 città all’anno per organizzare flashmob e incontri.
“La lente che vogliamo mantenere è quella dell’intersezionalità, per sottolineare che partiamo tutt* da condizioni diverse a seconda del nostro genere, provenienza geografica, identità di genere, classe sociale, condizioni di salute fisica e mentale e così via”.
FRANCESCA CARANNANTE (21 anni; Terlizzi), creatrice di Hygge
Francesca è una studentessa di Tecniche della Riabilitazione Psichiatrica. Durante il tirocinio ho incontrato diversi adolescenti che, non riuscendo a fronteggiare situazioni complesse, sono entrati nella “spirale” del ritiro sociale e faticano a chiedere aiuto agli adulti e ai servizi territoriali percepiti troppo distanti e dunque incapaci di comprenderli. Nasce così l’idea di creare Hygge (parola danese che definisce un sentimento, un’atmosfera sociale, un’azione correlata al senso di sicurezza, accoglienza e familiarità), un servizio che si occupi di favorire la connessione tra i bisogni dei più giovani (scuole, parrocchie, associazioni sportive e ricreative) e le risorse che il territorio già offre (CSM, Ser.D, CAF e CAP), lavorando contemporaneamente sulla corretta informazione in merito alla salute mentale e al benessere.
“I ragazzi nella mia città non hanno spazi di aggregazione, non hanno stimoli adeguati alla loro crescita personale e allo sviluppo di abilità sociali nonostante li desiderino e li ricerchino. Questo limita la creazione di gruppi e il confronto con l’altro. Ad oggi non basta più fornire solamente stimoli legati alla crescita ma è necessario riparare gli strappi creati dallo scontro con il quotidiano attraverso un ascolto attivo e un orientamento costante verso i servizi alla persona già esistenti.
Lo scopo è quello di contribuire alla creazione di una buona prassi, un modello operativo che possa essere sostenibile e replicabile in diversi contesti territoriali.
Spero di riuscire a creare un ponte tra una parte della comunità che attualmente per diverse ragioni è fragile, quella dei giovani, e i professionisti che operano nei servizi territoriali. È essenziale spendersi per gli adolescenti e per i loro sogni, sono loro che andranno a costituire la comunità del domani. L’obiettivo è renderli consapevoli delle risorse che il territorio offre e coltivare in loro un senso di responsabilità personale finalizzato al benessere di comunità”.
GINEVRA DENEI (21 anni, Guastalla), fondatrice di Generazione T
Ginevra è fondatrice di Generazione T, un’impresa sociale in forma cooperativa a responsabilità limitata, che coinvolge nel board operativo 10 ragazzi nella fascia d’età 16-35 anni e si impegna a creare attività che possano coinvolgere i giovani di tutti i territori nel processo sociale.
Generazione T nasce per realizzare un ponte fra il mondo giovanile e quello dell’amministrazione pubblica, così da rendere i giovani protagonisti, e non meri spettatori, delle politiche giovanili dei propri territori d’appartenenza.
In particolare, il modello d’azione delineato da Generazione T si incentra su due direttrici di azione: una orizzontale, quella peer to peer, dei giovani che coinvolgono altri giovani, ed una verticale, basata sul cosiddetto metodo intergenerazionale, che vede nel sano dialogo fra giovani ed amministratori la chiave per una rinascita delle politiche giovanili a livello locale.
Generazione T si è inizialmente mossa con la creazione di una “Task force” a livello locale, specialmente nella zona del Lago Trasimeno (Umbria), creando un’esperienza di aggregazione dei ragazzi del territorio che ha dato vita ad un’indagine campionaria sulla percezione giovanile del territorio e ad un documento propositivo di più di 30 pagine presentato all’Unione dei Comuni del Trasimeno. Partendo proprio dalle soluzioni proposte, a Gennaio 2021 è nata la Consulta dei Giovani dell’Unione dei Comuni del Trasimeno, che raccoglie le idee e le energie di più di 100 giovani del Lago Trasimeno. Inoltre, da questa ricerca è emersa la necessità di un osservatorio sulle politiche giovanili, che oggi continua la diffusione di inchieste ed indagini campionarie oltre a monitorare l’implementazione delle soluzioni proposte. Il progetto “Task force” è stato poi esportato anche nella Valdichiana Senese.
“Vorrei realizzare un mondo dove i giovani non devono lottare per far sentire la loro voce, poiché sono già posti al centro della società e visti come la risorsa più importante per il futuro, su cui quindi vale la pena investire”.
FEDERICO SANGALLI (25 anni, Monza), ideatore di Fexmath
Federico è ideatore del progetto FexMath, nato dalla volontà di lottare contro il pensiero “la matematica non fa per me” o “non sono mai stato bravo in matematica”, espressioni che spesso sono frutto di un insegnamento errato e che alimenta nei ragazzi e ragazze la mancanza di fiducia.
Con l’obiettivo di sviluppare maggiore fiducia nei ragazzi più giovani partendo da tematiche legate al mondo dell’educazione, il progetto Fexmath si concentra sul sostegno ai ragazzi e ragazze di tutta Italia attraverso programmi di ripetizioni e lezioni personalizzati che tengano conto dell’esigenza di ognuno.
Attualmente, il team si occupa di fornire sostegno sui temi legati alla matematica, fisica e statistica con l’ambizione di estendere il progetto Fexmath a tutto il settore dell’istruzione, affinché ragazzi e ragazze possano accrescere la propria fiducia in sé stessi, comprendere nozioni importanti, farle proprie ed utilizzarle per creare qualcosa di grandioso.
“Ho una community di più di 30 mila followers tra i vari social e i miei video e contenuti fanno migliaia di visualizzazioni al giorno. Ho un team incredibile composto da nove ragazzi/e giovani e talentuosi che condividono la mia vision. Voglio trasmettere agli studenti il messaggio che possono farcela, che non è vero che sono negati, che non è vero che la scuola o una materia specifica non fa per loro, che non è vero che c’è chi è bravo e chi no. Dal mio punto di vista c’è chi ha avuto fiducia, e chi non ha mai trovato qualcuno che lo valorizzasse appieno. Dalla fiducia nasceranno gli uomini del domani, consapevoli dei propri mezzi e delle proprie capacità, e non ragazzini intimoriti da un giudizio negativo o da un commento non educativo”.
CHIARA SCHETTINO (21 anni, Mercogliano, Avellino), fondatrice di Rosso
Rosso è una startup innovativa che mira ad azzerare le emergenze sangue e democomponenti in Italia, supportando ospedali privati e associazioni donatori ad aumentare sacche di sangue da parte di giovani under 35.
Come paziente eco–ematologica, nel 2022 Chiara, nata a Benevento, ha deciso di impegnarsi full time su questo progetto, che ha come obiettivo accompagnare i donatori di sangue nel proprio percorso: dalla sensibilizzazione a dopo la donazione.
L’obiettivo di Rosso è di “convertire” entro il 2025 il 3% dei giovani U35 in Italia (circa 400.000 persone), azzerando le emergenze sangue ed emocomponenti in Italia.
L’iniziativa ha coinvolto diversi partner strategici come Fondazione H-For Human, H-Farm, Università Cattolica Del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Campus Biomedico, Avis Roma, Avis Veneto, Talent Garden, Healthware international.
GAIA SPINELLI (21 anni, Prato), cofondatrice di GIVE – Giovani in Vallata Entusiasti
GIVE, in inglese “donare”, è l’acronimo di “Giovani In Vallata Entusiasti”, un progetto avviato da Gaia insieme ad altri giovani, che mira a rendere Vaiano e gli altri paesi della zona della Vallata vivi, interessanti, attivi e “giovani”.
Per raggiungere tale impatto, l’intenzione è creare periodicamente degli eventi itineranti, che siano interamente progettati e organizzati dai giovani e che siano rivolti a tutta quanta la popolazione della Vallata. Tali eventi hanno contenuti differenti: ambiente, sport, storia, arte/cinema/musica, società/scuola.
Inoltre, l’idea è quella di creare questi eventi in luoghi dimenticati e trascurati, in modo che le persone si ritrovino insieme e socializzino, e al fine di far riscoprire la storia e l’origine di quello spazio, così da restituirgli nuovamente l’importanza che merita.
L’obiettivo, è far sì che il gruppo funga da rete, collante, quasi come un consorzio, tra le diverse realtà associative e non, presenti nella Vallata, per ogni evento: in questo modo, si potranno creare delle collaborazioni e dei legami tra persone che, per quanto diverse nei loro ruoli e progetti, insieme potranno contribuire a restituire interesse ed energia al territorio. In questo modo, sarà favorito anche l’incontro tra generazioni diverse.
“Vorrei promuovere una riscoperta delle grandi risorse e potenzialità del mio paese Vaiano attraverso un processo di cambiamento che è mosso e guidato dai giovani. Il mio obiettivo è quello di restituire una nuova immagine al mio territorio, sconfiggendo una volta per tutte l’opinione diffusa di Vaiano come un paese spento, anestetizzato e poco interessante, così come vorrei favorire un’occasione di incontro e confronto tra persone di generazioni diverse. Nel mio paese, infatti, i giovani sentono le persone più adulte come troppo distanti, incapaci di comprenderle, e per questo finiscono per allontanarsene; allo stesso tempo, i più adulti considerano i giovani come disinteressati alla loro terra”.