Benedetta folla in San Pietro
Desta sorpresa il numero di persone che rendono omaggio alla salma di Benedetto XVI. Per quale ragione tanta gente per un Papa riservato, non a suo agio sotto i riflettori, timido, e che meglio si trovava negli incontri personali che davanti alle folle?
Oltre 100mila persone sono transitate davanti al feretro di Benedetto XVI fino a oggi nella Basilica di San Pietro, e altre se aggiungeranno domani fino alle 19, quando sarà chiuso l’accesso per la preparazione il giorno successivo, giovedì 5 gennaio alle 9.30, del funerale presieduto da Papa Francesco.
Per questa cerimonia, insieme all’arrivo di autorità da diverse parti del mondo, è attesa la presenza di circa 70mila partecipanti. Numeri che hanno sorpreso, maggiori delle aspettative stesse del Vaticano che per il primo giorno di esposizione della salma stimava 30mila persone, invece ne sono arrivate il doppio.
Le attese erano prudenti, comprensibilmente, dato che Joseph Ratzinger è stato un Papa poco mediatico, meno pop del suo predecessore, come anche del suo successore. Per apprezzarlo al meglio, almeno è questa la mia opinione, bisognava leggere le sue omelie o le sue tre encicliche: Deus caritas est (25 dicembre 2005); Spe salvi (30 novembre 2007); Caritas in veritate (29 giugno 2009). In questi testi emerge tutto il suo sforzo catechetico e divulgativo, con un discorso sulla fede al tempo stesso profondo e semplice, con formule che cercavano di rendere comprensibile e in qualche maniera persuadere.
Il Papa è il Papa
Ma allora per quale ragione tanta gente per un Papa riservato, non a suo agio sotto i riflettori, timido, e che meglio si trovava negli incontri personali che davanti alle folle? Aggiungo, per non darne un’idea fuorviante, che Ratzinger era dotato di verve polemica, tutta verbale, dalla “dittatura del relativismo”, ai “principi non negoziabili”, per fare qualche esempio. Del resto, dalle cronache raccolte, si capisce che le persone in fila, non sempre e non completamente si sono sentite in sintonia con Benedetto. E allora perché sono là? Agisce una convinzione radicata nella Chiesa cattolica, quella per cui il Papa è l’elemento di unità, al di là delle molteplici differenze che possono esistere dentro il corpo ecclesiale. In poche parole, l’espressione “il Papa è il Papa” significa anche questo.
Così si legge al numero 882 del Catechismo della Chiesa cattolica: Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di san Pietro, «è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli». Recentemente lo stesso Papa Francesco commemorando l’istituzione del Sinodo dei vescovi (organismo consultivo che riunisce su un tema particolare i vescovi del mondo per dare consigli e pareri al Pontefice), ha detto: “Il fatto che il Sinodo agisca sempre cum Petro et sub Petro – dunque non solo cum Petro, ma anche sub Petro – non è una limitazione della libertà, ma una garanzia dell’unità.” (17 ottobre 2015). Una fedeltà al Papa espressa dallo stesso Benedetto davanti al Collegio cardinalizio il giorno in cui le sue dimissioni sono diventate effettive, il 28 febbraio 2013. Scriveva il Papa emerito: “Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.
Questo principio di unità, incarnato dal successore di Pietro, ha una lunga storia, tanto da essere diventata parte stessa dei fedeli, un fattore incorporato da gran parte dei cattolici, popolare e assunto senza nemmeno esserne del tutto consapevoli. Interrogando le persone in fila, emerge tuttavia con una certa facilità. Ricordo il comportamento di mia madre che aveva una fede semplice, non esercitata dai libri: a ogni morte di un Pontefice ci portava a visitare la loro salma, e lo stesso accadeva per l’elezione, lì in piazza San Pietro ad attendere la fumata bianca o nera.
Il principio di unità è così importante che si finisce per smussare quelli che possono essere stati i contrasti o differenze con il successore, in questo caso si punta l’attenzione sulla sua “mitezza”, sull’”uomo di fede”, sul “fedele servitore della vigna del Signore”, con il rischio dell’agiografia. Ma insieme ai cattolici divisi in partiti, a tal proposito ricordo le parole di San Paolo nella prima lettere ai Corinzi: “Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, Io invece sono di Apollo, Io invece di Cefa, E io di Cristo. È forse diviso il Cristo?”.
Ecco, insieme a costoro, c’è un insieme di cattolici che tengono insieme le capacità critiche di osservare e valutare le differenze, tenendo però stretto e conservato il senso dell’unità.