Quel calcio nato da un chinotto
A chi oggi ha i capelli bianchi, forse il nome di Pietro Neri può risvegliare qualche ricordo. Era nato a Capranica il giovanotto, ma viveva al Quadraro. Un bel giorno del 1949 decise di aprire un piccolo stabilimento in via del Mandrione, per produrre bibite.
L’azienda diffuse inizialmente diversi prodotti, dai nomi a metà fra l’accattivante e il grottesco: l’Aranciosa, la Gassosa, il Limoncedro. Quello che però piacque maggiormente ai romani fu sicuramente il Chinotto, anzi il “Chin8”, una bevanda che era quasi la versione nostrana della Coca Cola: era nato il Chinotto Neri.
“Se bevi NERI… NE RIbevi” diceva il Carosello. Fu subito successo. La fabbrica cominciò a ingrandirsi, così come il conto in banca del giovane Pietro. S’ingrandì a tal punto che il titolare – quasi fosse un Berlusconi ante litteram – pensò di abbinare al successo imprenditoriale anche un’entrata in grande stile nel mondo del calcio.
La SS Chinotto Neri
Nacque così, nel 1950, la Società Sportiva Chinotto Neri, società calcistica di cui Pietro era presidente. Sfoggiava delle belle maglie verdi con fasce gialle orizzontali. La Chinotto Neri vinse subito il suo primo campionato – il girone I della Promozione 1950-1951 – e l’anno successivo si ritrovò in Serie C.
La terza squadra capitolina, giocava le partite casalinghe presso il campo Giordano Sangalli, a Tor Pignattara. Poi si trasferì presso il più prestigioso Motovelodromo Appio, noto anche come il campo dei Cessati Spiriti, stadio in cui negli anni Venti era stata di casa la Roma.
La trasformazione in FEDIT
Nell’estate del 1957 Pietro Neri, che per anni aveva associato la sua immagine a quella della Società Sportiva Chinotto Neri, tanto da darle il proprio nome, ritenne di avere soddisfatto gli intenti pubblicitari che si era prefissato con la nascita della propria squadra di calcio.
Decise perciò di accettare la proposta della squadra concittadina della Federconsorzi, che si era proposta di rilevare la Società Sportiva Chinotto Neri. Per mascherare la cessione del titolo sportivo, vietata dai regolamenti, la Chinotto Neri e la Federconsorzi procedettero formalmente ad una fusione.
La nuova società assunse il nome di FEDIT che altro non era che la sigla telegrafica della Federconsorzi, e cambiò i colori sociali. Dalle maglie verdi con bande gialle, si passò a una maglia a quarti rossoverdi
I nuovi quadri dirigenziali vennero tutti dalla Federconsorzi, mentre molti giocatori della Chinotto Neri furono venduti per far cassa e poter saldare la società di bevande. Dalla Chinotto Neri venne comunque ereditato il diritto di usufruire dal Motovelodromo Appio come campo di gioco, in quanto unica soluzione adeguata per disputare la Serie C 1957-1958.
La Tevere Roma
Nel 1959, dopo che anche la Federconsorzi si dichiarò indisponibile a proseguire il suo impegno nel mondo del calcio, la squadra fu rilevata da Augusto D’Arcangeli e cambiò ancora nome e colori sociali.
Nacque L’Associazione Sportiva Tevere Roma, le cui maglie, richiamando i colori della città – su imitazione di quelle dell’AS Roma – divennero di colore rosso porpora bordate di giallo oro.
Tra i dirigenti della società c’era anche quel Nel Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti, che, successivamente, avrebbe anche assunto la presidenza della Roma.
Un vivaio per la Serie A
La Tevere Roma si caratterizzò subito per essere un importante fucina per le squadre della Serie A. Nei propri vivai crebbero giocatori come Francesco Scaratti, Luciano Spinosi, Alberto Ginulfi, Franco Superchi, che avrebbero tutti militato nella massima serie, in alcuni casi vincendo anche scudetti ed altri titoli nazionali.
A fine carriera anche Giacomo Losi, già capitano e bandiera della Roma, il giocatore con più presenze nella squadra giallorossa dopo Francesco Totti e Daniele De Rossi, militò nella Tevere Roma ricoprendo il ruolo di giocatore-allenatore.
Gli ultimi cambi di nome
Dopo una lunga militanza in Serie C e in Serie D, nel 1978 la Tevere Roma fu venduta al Castelgandolfo che poi si ricostituì dapprima in Unione Sportiva Tevere e successivamente in Tevere Roma 1959.
Nel 1991 la Tevere Roma assunse la denominazione di Urbe Roma, che mantenne fino al 2012, anno quest’ultimo in cui ritornò in possesso del nome di Tevere Roma.
Attualmente la rinata Tevere Roma milita in Seconda Categoria e gioca i propri incontri calainghi nel campo di via del Capasso, non distante da Villa Pamphili.