La rinascita dei paesi morenti – 1

Calcata e Civita d Bagnoregio sono due splendidi borghi, non troppo distanti da Roma e da Viterbo, accomunati non solo dal proprio aspetto medievale, di paese arroccato su una collina tufacea e con un unico punto di accesso, ma anche da una storia antichissima – di origine etrusca Civita, abitata già dai Falisci nel II millennio a.C. la zona di Calcata – con periodici allarmi di crollo che svuotarono entrambe la città, a cui seguirono immancabili “cessati allarmi” che le ripopolarono, anche in tempi piuttosto recenti.

Insomma, due romantici “paesi morenti”, ma che non muoiono mai e che anzi, negli ultimi anni, stanno vivendo un grande sviluppo turistico, con frotte di romani – e non solo romani – che si recano quotidianamente a visitarli e, in qualche caso, decidono anche di trasferirsi lì.

Calcata

Molto indicativo è l’esempio di Calcata. Al centro di un’area abitata già quattromila anni fa dai Falisci, l’attuale paese è di origine medievale. La prime notizie documentate risalgono all’ottavo secolo dopo Cristo.

È il classico borgo medievale, costruito su una collina tufacea che domina la valle del Treja, circondato da mura, con un’unica porta d’accesso e una piazza principale, dominata dalla chiesa del Santissimo Nome di Gesù.

Negli anni Trenta del Novecento partì però un grave allarme per tutti i suoi abitanti: il tufo di cui era costituita la collina si stava sbriciolando e il paese era sul punto di crollare. Calcata fu perciò totalmente abbandonata, mentre i vecchi residenti si trasferivano a pochi chilometri di distanza, su una collina prospicente, in una zona poi denominata Calcata Nuova.

Sembrava la fine per quel paese. Ma, all’inizio degli anni Settanta, alcuni artisti e delle comunità hippy, pensarono bene di occupare le vecchie case abbandonate di Calcata – che nel frattempo non si erano affatto sbriciolate – dando vita a un piccolo nucleo di nuovi residenti.

All’inizio degli anni Ottanta, mentre la comunità di artisti e di “figli dei fiori” si allargava costantemente, a dare loro man forte ci pensarono anche alcuni Vip, che cominciarono a prendere casa nel territorio del paese: dall’architetto Paolo Portoghesi ad Amanda Sandrelli.

Da quel momento, Calcata divenne meta di pellegrinaggio costante di una sorta di “turismo alternativo”, con decine e poi centinaia e poi migliaia di visitatori che si recavano ad ammirare il paese, grazie anche alla sua vicinanza con il parco del Treja e con le Cascate di Monte Gelato, splendide aree naturalistiche, molto frequentate soprattutto d’estate.

A sancire questa unione fra natura e “artisti alternativi”, che caratterizzava fortemente la nuova vita di quel borgo, negli anni Novanta venne anche realizzato un museo all’aperto di arte contemporanea, che oggi si estende nel verde, in un’area di oltre due ettari, poco fuori il centro storico: l’Opera Bosco Museo di Arte nella Natura.

Oggi Calcata è un pullulare di ristoranti e localini, negozi di artigianato e piccoli musei, spesso stracolmi di clienti e visitatori. Il paese ha ritrovato una nuova e grande vitalità. Dell’imminente rischio di crollo, che pareva dovesse avvenire di lì a pochissimo novant’anni fa, nessuno parla più e si è persa anche la memoria.

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