Vecchio come er cucco
A differenza di molte espressioni tipicamente romane, “vecchio come er cucco” è un modo di dire presente, con piccole varianti, in diversi dialetti, utilizzato da raffinati esponenti della letteratura italiana come Giosuè Carducci, che cita questa espressione nel suo componimento “Mosche cocchiere”.
Una persona o una cosa “vecchia come er cucco” è una persona decrepita, vecchissima, ormai fuori tempo e fuori moda. Ma perché si dice così? Chi o cosa è il “cucco”? Come spesso avviene l’etimologia di questa espressione è incerta e vi sono diverse scuole di pensiero.
Tra le ipotesi più accreditate c’è quella che il termine “cucco”, come anche il sinonimo “vecchio bacucco” derivi dal personaggio biblico di Abacuc, il cui nome sarebbe stato semplificato e italianizzato. Questa ipotesi, che pare la più convincente, ha un difetto nel fatto che Abacuc, a differenza di Matusalemme, non è un personaggio noto per la sua longevità.
C’è però un’altra ipotesi che fa derivare l’espressione dall’antico termine “bacucco”, che indicava un cappuccio che copriva una parte del volto, quasi una sorta di antico passamontagna, da cui deriva anche il termine “imbacuccato”. In base a questa spiegazione gli anziani, solitamente più sensibili al freddo e quindi spesso “imbacuccati” sarebbero stati definiti “bacucchi” o “cucchi”, per il cappuccio che spesso indossavano, da cui “vecchio come il cucco”.
L’ultima ipotesi invece fa derivare l’espressione dal cuculo, o cucù. Da cui vecchio come il cucù e quindi vecchio come il cucco. Ma cosa c’entra un uccello con la vecchiaia? Teniamo in considerazione che in greco la civetta si chiama koukouvagia, mentre in un italiano piuttosto antico il barbagianni veniva chiamato cuccoveggia. Parliamo di due uccelli che vengono spesso associati all’idea di longevità. Da qui la possibile confusione, per assonanza, col cuculo e la nascita dell’espressione “vecchio come il cucco”.