Il petrolio a Trastevere
Chiunque sia stato a Trastevere avrà notato di certo lo strano nome di una delle vie che sbucano nella centrale piazza Santa Maria: via della Fonte dell’Olio. L’olio, si sa, si ottiene dalla spremitura delle olive, non da una sorgente nel terreno. E allora da cosa è dovuto quel nome un po’ bizzarro?
Se ci si sposta di pochi metri, all’interno della basilica di santa Maria in Trastevere, accanto al presbiterio questo strano nome è scolpito anche su una epigrafe in latino: “Fons olei”, ovvero la fonte dell’olio. Dunque, forse davvero nei tempi antichi a Trastevere l’olio sgorgava miracolosamente dal terreno?
La leggenda del Messia
In base a un racconto tramandatosi nei secoli, si narra che nel 38 a.C. avvenne una improvvisa emissione di un fluido oleoso nero dal pavimento di una “taberna meritoria”, cioè una sorta di “casa di riposo” per i militari veterani di guerra. Il fluido continuò a scorrere per un intero giorno e una notte, arrivando a defluire nelle acque del Tevere, poco distante.
È ovvio che allo straordinario evento venne attribuito un significato prodigioso, che fungeva forse da presagio per un imminente evento miracoloso. L’avvenimento, perciò, venne interpretato dagli ebrei che vivevano nella zona, come un segno dell’arrivo imminente del Messia, parola che in ebraico significa “l’unto del Signore”.
Successivamente anche i cristiani, in gran parte provenienti dall’ebraismo, confermarono questa interpretazione. Il luogo dove sorgeva la taberna meritoria venne quindi consacrato e, in seguito, vide l’edificazione della basilica di Santa Maria in Trastevere, costruita esattamente sopra il luogo della miracolosa sorgente.
L’acqua maleodorante
Se la leggenda dell’olio ha portato alla nascita di quello che è forse il più antico luogo di culto cristiano di Roma, un’altra spiegazione, un po’ meno leggendaria prova a fornire una spiegazione diversa all’evento.
Pare infatti che la zona di Trastevere fosse usata in passato per le cosiddette “naumachie”, cioè battaglie navali cittadine che prevedevano l’allagamento di intere piazze dove far svolgere la sfida fra i divers equipaggi.
A tale fine fu fatto costruire l’acquedotto Alsietino, che prelevava l’acqua dal Lago di Martignano – che i romani chiamavano Lacus Alsietinus, da cui il nome dell’acquedotto – e la portava a Roma. Ovviamente l’acqua utilizzata per riempire le piazze era acqua non potabile, perciò spesso scura e maleodorante.
Da qui è possibile che sia sorto un equivoco dovuto alla somiglianza fra due diverse parole latine: olei, cioè oleosa, potrebbe essere la corruzione di olidus, ossia maleodorante. E se l’olio miracoloso della leggenda, fosse stato in realtà solo un’imprevista fuoriuscita dell’acqua sporca proveniente dall’acquedotto Alsetino?