Ninfa: il giardino incantato
Se dovessi indicare i dieci posti più belli che mi sia capitato di visitare durante la mia vita, i giardini di Ninfa sarebbero sicuramente nella lista. È un luogo incantato, che sembra uscire da una favola o dal set di un film fantasy, pieno di piante esotiche e fiori meravigliosi, con boschi, fiumi, laghi, torri e castelli.
Manca solo la bella principessa da salvare e poi sarebbe tutto perfetto. Quasi troppo perfetto per essere vero. E infatti, quel bel borgo medievale che pare uscito da un mondo di fantasia, è davvero uscito da un mondo di fantasia. La fantasia di Gelasio Caetani dei Duchi di Sermoneta. Un nome che pare pure lui di fantasia e invece in quel caso è verissimo.
Il paese di Ninfa aveva vissuto un periodo di prosperità nei secoli del medioevo, ma con l’avanzamento delle paludi che infestavano la zona intorno a Sermoneta, progressivamente perse d’importanza, fino a sparire del tutto e a venire abbandonato e dimenticato. Dal Settecento, di Ninfa non si aveva più nessuna notizia.
Agli inizi del Novecento, però, iniziarono i primi tentativi di bonificare le campagne del basso Lazio. Fu così che, nel 1921, a Gelasio Caetani – ultimo discendente della famiglia proprietaria del borgo fin dal 1300 – venne contemporaneamente l’idea di restaurare le case e i monumenti di Ninfa e d’immergerli in un meraviglioso giardino all’inglese, in cui portare piante rare e fiori ornamentali.
Nacque così un meraviglioso luogo incantato, in cui, all’interno di otto ettari di giardino, solcati da ruscelli e dalle acque del fiume Ninfa, è possibile scoprire aceri giapponesi e ciliegi penduli, cedri, noci, glicini, oltre a uno spettacolare bosco di bambù. Il tutto incontrando lungo il percorso antichi ponti romani e case trecentesche, torri, chiese, dimore principesche.
Il luogo segue quasi alla lettera i canoni di quel gusto per la riscoperta fiabesca delle atmosfere medievali, che caratterizzò gran parte del secondo Ottocento e del primo Novecento, in base a uno stile spesso definito “neogotico” anche in casi come questo, in cui le case e i monumenti non presentano guglie ardite che sfidano il cielo, ma richiamano lo stile romanico tipico dell’Italia centrale.
Ninfa oggi è dunque una vera e propria città fantasma riportata a nuova vita, accanto alla quale, dal 1976, è stata poi realizzata un’area faunistica protetta di 1800 ettari, gestita dal WWF, con aree boschive e umide, in cui nidificano gli aironi e i germani reali, che qui sostano a lungo durante le loro migrazioni.
“Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezzo sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei, le cui case s’innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche”. Così descrisse il luogo il famoso storico medievista tedesco Ferdinand Gregorovius.
Oggi la Fondazione Caetani che gestisce lo spazio, ne permette la visita al pubblico ogni fine settimana e durante le festività, nei mesi in cui il clima lo permette. Per quest’anno sarà così fino a tutto il mese di ottobre oltre che martedì primo novembre, ultimo giorno utile per programmare una visita, prima della chiusura invernale.