Quello che (non) sappiamo del caso Hasib
A Roma lo scorso 26 luglio faceva un caldo infernale, come il giorno prima e come sarebbe stato nei giorni successivi. Le prime pagine delle cronache locali dei maggiori quotidiani titolavano su “Gli affari sporchi di FdI” (Repubblica”, “Ecco chi ha dato la droga a Sara” (Corriere della Sera), “Scuole, centri sportivi e trasporti, il piano di Boeri per le periferie” (il Messaggero), “Emergenza rifiuti, i rioni sfidano Gualtieri” (il Tempo”). Nelle pagine seguenti, articoli sulla conservazione del Colosseo, sui maltrattamenti degli animali nei campi rom e, sul free press “Metro”, una spiritosa dichiarazione del sindaco Gualtieri: “Cassonetti svuotati entro domani”.
[Questo post è stato pubblicato originariamente sul sito DiogeneOnline]
Nemmeno un trafiletto su un episodio avvenuto il giorno prima, lunedì 25 luglio, nel quartiere di Primavalle. Un uomo, il trentaseienne Hasib Omerovic, di origine bosniaca e rom, era precipitato da una finestra del suo appartamento ed era stato ricoverato d’urgenza al Policlinico Gemelli in stato di coma. Il fatto, di per sé, non costituiva certo una notizia importante, anche se, spesso, nelle cronache cittadine, gli incidenti – stradali e domestici – trovano spazio.
La singolarità dell’assenza di notizie è data dal fatto che la “caduta” era avvenuta mentre nell’appartamento era in corso un controllo di polizia, cosa che avrebbe dovuto suscitare qualche interesse… invece, nulla. Nulla di nulla anche nei giorni e nelle settimane successive, fino a settembre inoltrato, quando la famiglia dell’uomo (che si trova ancora in stato di coma vigile), sostenuta dal parlamentare Riccardo Magi, dall’Associazione 21 Luglio e assistita dagli avvocati Arturo Salerni e Susanna Zorzi, denuncia in una conferenza stampa quanto avvenuto quel 25 luglio, una denuncia che, se confermata dai riscontri, suonerebbe come un fragoroso campanello d’allarme per lo stato della democrazia e dei diritti nel nostro Paese.
Punti oscuri
Secondo quanto dichiarato dai famigliari di Hasib Omerovic, quel 25 luglio alcuni agenti di polizia si sono presentati nel suo appartamento per un non meglio precisato “controllo”, avrebbero malmenato l’uomo – sordomuto – e, già ferito, lo avrebbero gettato dalla finestra, facendogli fare un volo di nove metri. Successivamente, gli stessi agenti avrebbero chiamato il 118 e un’ambulanza lo avrebbe portato al Pronto Soccorso. I punti oscuri della vicenda, enunciati anche in una conferenza stampa dalla moglie dell’uomo, dai suoi avvocati e da Riccardo Magi, sono molti. In primo luogo, non è chiaro a che titolo gli agenti abbiano effettuato il “controllo”, visto che non è mai stato emesso il necessario mandato da parte della Magistratura.
Non è chiaro neanche quanti fossero gli agenti presenti al “controllo”: si è parlato prima di quattro, poi di sei, poi di otto. Ancora più oscuro il motivo del “controllo”: sembra che sia avvenuto a seguito di un post pubblicato sul gruppo Facebook “Sei di Primavalle se…”, gruppo simile a molti altri in cui si discute e ci si scambiano opinioni e informazioni sulle questioni che riguardano il proprio quartiere. Sul gruppo di Primavalle, una donna aveva pubblicato la foto di Hasib, sostenendo che si trattava di un molestatore e invocando “provvedimenti”.
La sola testimone dei fatti è la sorella minore e disabile di Hasib, che ha affermato che i poliziotti, una volta entrati nell’appartamento, avevano picchiato il fratello e poi lo avevano gettato dalla finestra. Più precisamente, gli agenti – fra cui una donna – si sarebbero fatti aprire la porta dell’appartamento e, una volta entrati, avrebbero iniziato a picchiare Hasib, anche con calci e bastonate. L’uomo si sarebbe rifugiato in camera sua, chiudendo la porta a chiave.
Gli agenti avrebbero sfondato la porta della stanza e poi avrebbero afferrato Hasib per i piedi, per poi gettarlo dalla finestra. In seguito, hanno chiamato il 118. I famigliari di Hasib vengono avvisati intorno alle 13 dalla telefonata di una vicina, che gli dice di tornare subito a casa perché Hasib aveva avuto un incidente. Al telefono, un poliziotto asserisce che Hasib si è solo rotto un braccio ed è già stato portato in ospedale.
Il giorno dopo, la famiglia di Hasib si rivolge al commissariato di Primavalle per avere informazioni, ma riceve solo vaghe risposte. I poliziotti avrebbero confermato di aver compiuto un’operazione di “accertamento”, ma nient’altro. Il 9 agosto, la famiglia di Hasib presenta un esposto alla Procura della Repubblica, che, due giorni dopo, avvia le indagini.
Molti punti oscuri, si è detto. La dinamica dei fatti, per come la conosciamo oggi, rappresenta una spedizione punitiva in stile sudamericano o mafioso, non un normale controllo di polizia. Ora, naturalmente, bisogna attendere gli esiti dell’inchiesta condotta dal PM Stefano Luciani, che ha aperto un fascicolo – per ora, contro ignoti – ipotizzando il reato di tentato omicidio. Su quanto avvenuto, non può non aleggiare l’ombra di altri episodi, come quelli che hanno visto come vittime Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e Aldo Bianzino, ma anche l’ex calciatore Riccardo Magherini, per la morte del quale i carabinieri imputati sono stati condannati in primo grado e in appello, per essere poi assolti in Cassazione.
Silenzio stampa
Nel caso di Hasib Omerovic, oltre a quelli già detti, esiste un altro punto oscuro. La “caduta” avviene il 25 luglio e, come abbiamo visto, il giorno successivo nessun giornale ne dà notizia, nemmeno quelli on line. Eppure, se le cose stanno come sembrano stare, la notizia, da un punto di vista giornalistico c’era, eccome.
Almeno due volanti della polizia mobilitate in un quartiere notoriamente turbolento, dove insistono anche note famiglie della criminalità organizzata; un “controllo” di polizia non autorizzato da un magistrato che, quindi, si presume dovuto aduna grave e urgente emergenza; un uomo che, durante quel “controllo”, precipita da una finestra e viene ricoverato in coma… possibile che nessun cronista, di quelli che sono costantemente in rapporto tanto con la Questura, quanto con gli ospedali, ne abbia saputo niente? Possibile che nessun cronista di “giudiziaria” abbia saputo nulla nemmeno quando è stato depositato l’esposto in Procura e sono state avviate le indagini?
Appare difficile crederlo, e anche questo suona come un fragoroso e insistente campanello di allarme. Campanello di allarme che diventa campane a stormo se si guarda alla redazione laziale della televisione del servizio pubblico.
Il Tg regionale della RAI “buca” completamente la conferenza-stampa dell’On.le Magi, dei famigliari di Hasib e dei loro legali. La conferenza inizia alle 10.00 di lunedì 12 settembre e termina circa un’ora dopo. La notizia esce sulle edizioni on line nel giro di qualche ora, oltre ad essere subito disponibile sul sito di Radio Radicale, ma il TG regionale della RAI non ne dà minimamente notizia, né nell’edizione delle 14.00, né in quella delle 19.30. Il giorno successivo, nell’edizione delle 14.00, la vicenda non viene citata nei titoli di testa e bisognerà attendere otto minuti per vedere un breve servizio, di circa venti secondi, in cui la giornalista parla del “caso di un disabile rom precipitato dalla finestra durante una perquisizione”.
Nell’edizione delle 19.30, invece, la “caduta” di Hasib è la prima notizia, ma il controllo poliziesco illegale viene definito “una sorta di controllo preventivo”, operazione sconosciuta ai protocolli investigativi. Il 14 settembre, nell’edizione delle 14.00, la notizia è già scomparsa.
Un comportamento decisamente imbarazzante, soprattutto alla luce del fatto che il TG 3 nazionale già nell’edizione delle 19.00 del 12 settembre aveva mandato in onda un servizio sulla vicenda, completo di immagini e commenti della conferenza stampa di Magi della mattina. Il TG1 inserisce la notizia nei titoli di testa dell’edizione delle 20.00 del 13 settembre e manda in onda un lungo servizio, corredato da brevi interviste alla moglie di Hasib ed una vicina di casa e torna sulla vicenda il 14, nell’edizione delle 13.30, con un altro servizio in cui si afferma che i punti oscuri sono molti e ci si chiede come mai l’episodio sia rimasto sconosciuto per quasi due mesi.
Il TG2 dà la notizia già nell’edizione serale del 12 settembre, con un servizio sulla conferenza stampa della mattinata ed una breve intervista all’avvocato Arturo Salerni. C’è da aggiungere che i TG RAI nazionali hanno anche mostrato – oltre a quella del corpo di Hasib riverso in strada, sanguinante da più parti, dopo la “caduta” – le immagini del manico di scopa spezzato e sporco di sangue, con cui Hasib sarebbe stato colpito dagli agenti, della porta della stanza sfondata, di un termosifone semi divelto dal muro e di un lenzuolo macchiato di sangue, tutti elementi che confermerebbero la versione fornita dalla sorella di Hasib, la sola testimone oculare di quanto accaduto quel 25 luglio. Nel servizio del TG regionale, queste immagini non vengono mostrate.
Tre problemi
Dunque, abbiamo almeno tre problemi.
Il primo – sempre che la storia sia andata come è stata raccontata – è quello di appartenenti alle forze dell’ordine che agiscono come uno squadrone della morte argentino degli anni 70. Nella Capitale d’Italia e nel 2022. E’ auspicabile che le indagini siano rapide e accurate, e le eventuali sanzioni molto severe, perché non sarebbe tollerabile accettare come normalità questa “macelleria messicana” a domicilio, che pare una sorta di celebrazione dell’imminente centenario della Marcia su Roma.
Il secondo problema riguarda l’informazione. La domanda che si è posto il giornalista del TG1 su come mai sia passato tanto tempo prima che i fatti venissero a galla, andrebbe rivolta ai suoi colleghi romani di Repubblica, del Messaggero, del Corriere della Sera, di RomaToday, del TG Lazio, ecc., perché i casi sono due: o non hanno saputo niente, e per settimane, o sapevano e hanno preferito sorvolare, fino a quando non è stato più possibile farlo. In entrambi i casi, non ci fanno una bella figura.
Il terzo problema sono le forze politiche, quelle che si candidano a governare questo Paese. Se si escludono la conferenza stampa e l’interrogazione parlamentare promosse da Riccardo Magi, un intervento al Parlamento europeo annunciato dall’eurodeputato Massimiliano Smeriglio e l’impegno promesso da Ilaria Cucchi a seguire da vicino la vicenda, non si registrano reazioni da parte delle forze politiche, nemmeno dalle loro articolazioni romane.
Silenzio tombale dal Campidoglio e dal sindaco Gualtieri. Dai partiti di destra non ci si aspettava nulla, ma quelli che si dicono “di sinistra” una parolina di solidarietà e di vicinanza ad Hasib ed alla sua famiglia (che è stata pure costretta ad abbandonare la propria casa per paura di ulteriori violenze) potrebbero pure scucirla. Va bene che i rom stanno antipatici a tanta gente, non portano voti e siamo in campagna elettorale, ma un po’ di coraggio civile non guasterebbe.
[La foto del titolo è stata pubblicata sul sito dell’Associazione 21 Luglio]