L’ospedale più antico del mondo
In pieno centro di Roma, a due passi dal Vaticano, c’è un luogo le cui vicende hanno avuto inizio in un antico regno sassone, nel settimo secolo dopo Cristo. Siamo nel Wessex e Ina, il re di quelle terre, decide di fare qualcosa per dare conforto ai numerosissimi pellegrini che, dalle lontane isole britanniche, si recano in pellegrinaggio nell’Urbe.
Nasce così il primo nucleo della Schola dei Sassoni, originariamente una sorta di ostello in cui venivano ospitati i pellegrini provenienti dalla lontana Britannia. A raccontarcelo, nella sua “Historia ecclesiastica gentis Anglorum” – “Storia ecclesiastica del popolo inglese” – è Beda il Venerabile, monaco benedettino, vissuto nell’odierna Inghilterra, proprio all’epoca della costruzione della Schola.
“Dalla Britannia venivano nobili e plebei, uomini e donne, guerrieri e artigiani, giovani e vecchi” scrive Beda. Quello di Beda è un nome che oggi dice poco ai più, ma la cui importanza nella storia della chiesa è tale che, non solo Dante lo cita nella sua Divina Commedia, ma persino Papa Francesco ha scelto per motto, nel proprio stemma, una frase del Venerabile: “Miserando atque eligendo”.
Ben presto l’intero quartiere intorno alla Schola divenne una sorta di cittadella sassone e germanica. Una cittadella che, nelle lingue parlate in quelle zone veniva chiamata “Burg”. Un nome destinato a fare fortuna e rimasto ancora oggi, italianizzato in “Borgo”, a definire il rione che circonda il Vaticano.
La nascita dell’ospedale
Con l’undicesimo secolo e la conquista normanna dell’Inghilterra, il traffico di pellegrini sassoni verso Roma s’interrompe quasi del tutto e la Schola, progressivamente, perde la sua funzione e la sua importanza. Per questo, dopo un secolo di decadenza, papa Innocenzo III decide di assegnarle una nuova funzione e, dopo aver fatto eseguire alcuni lavori di ammodernamento, nel 1198 inaugura ufficialmente l’ospedale di Santo Spirito in Saxia.
La sua gestione viene affidata al neonato ordine dei Frati Ospedalieri, che si occuperanno non solo dei malati, ma anche degli orfani, istituendo a tal fine la famosa “ruota degli esposti”, una struttura cilindrica in cui le madri, non viste, potevano lasciare i propri figli indesiderati, figli che in tal modo venivano salvati dall’abbandono e dalla morte e di cui si sarebbero occupati gli ospedalieri.
Nel 1471 un grande incendio distrusse quasi completamente l’ospedale, ma questo fatto stimolò papa Sisto IV a ricostruirlo totalmente, rendendo il nosocomio più ampio e confortevole di quanto non fosse in precedenza.
L’attuale complesso
Pochi anni dopo la ricostruzione dell’ospedale, nella cosiddetta “Corsia Sistina”, cioè la nuova struttura costruita da Sisto IV, venne realizzato anche un fregio – da poco restaurato – raffigurante, in oltre cinquanta quadri, le vite dei papi Innocenzo e Sisto, cioè i due pontefici che diedero maggiormente lustro all’ospedale.
Nel corso dei secoli, alla Corsia Sistina, andarono poi ad aggiungersi le altre aree dell’attuale complesso di Santo Spirito in Saxia: i chiostri, il cinquecentesco Palazzo del Commendatore, la settecentesca biblioteca Lancisana, oltre a un museo interamente dedicato alla storia dell’arte sanitaria, ancora oggi aperto al pubblico.