È romano il bacio “alla francese”?
A volte un bacio non assomiglia affatto a un “apostrofo rosa fra le parole t’amo”, come romanticamente lo definiva Rostand nel Cyrano de Bergerac. A volte un bacio diventa, anzi, un efficace e cinico sistema di controllo e di dominio sociale. È quanto accadeva, ad esempio, nel mondo romano.
Quella romana era una società che non brillava certo – soprattutto negli anni della Repubblica – per libertà nei costumi e per romanticismo, tanto più se paragonata alle più rilassate usanze dei vicini di casa etruschi.
Né i romani erano troppo avvezzi a concetti come i diritti femminili o le pari opportunità– anche in questo caso gli etruschi avrebbero avuto molto da insegnare – al punto che alle donne romane, molte delle cose che oggi apparirebbero banali e scontate, erano totalmente precluse.
Fra queste, una delle più curiose, era il divieto di bere vino. Bere vino, non veniva affatto considerato un peccatuccio veniale, da stigmatizzare con una ramanzina e qualche rimbrotto: la donna che veniva trovata in stato di ebbrezza, o anche solo con in mano le chiavi della cantina di casa, poteva legalmente essere uccisa dal proprio consorte, senza nemmeno avere diritto a una difesa oppure a un processo.
È da questa usanza – che a noi appare barbara e assurda – che nacque lo “Ius osculi”, letteralmente il “diritto di bacio”, una norma che concedeva di baciare in bocca una donna, – non necessariamente la propria moglie – senza che ciò provocasse scandalo.
Difatti, non era necessario baciarla con un “osculum luxuriosum”, cioè con un bacio erotico, alla francese – che i romani chiamavano anche “savium” o “suavium” – anche se questa modalità, più intrusiva, non era espressamente vietata.
Di certo l’osculum definito dalla legge, doveva comunque essere esercitato sulla bocca e con modi più decisi rispetto a un pudico “basium”, il bacetto affettuoso che si riservava ad esempio ai propri figli.
I romani distinguevano, dunque, tre diversi tipi di bacio: l’affettuoso e innocuo basium, il lascivo savium e, in mezzo, l’osculum, appunto, unico fra i tre che contenesse anche una valenza rituale, sociale, in un certo senso politica.
Con l’introduzione dello “Ius osculi” l’intento era totalmente di controllo: si poteva baciare una donna per sentire se il suo alito odorasse di vino – cosa difficile da stabilire in altro modo – e per punirla in caso si fosse verificato questo fatto increscioso.
Dunque, l’osculum era spesso un bacio in bocca, che non aveva davvero nulla di erotico o di romantico, anzi. Una leggenda vuole che, però, Agrippina abbia utilizzato questa norma a fini lascivi, per avere il pretesto di baciare l’imperatore Claudio, trasformando ogni volta quel bacio in un “soave” osculum luxuriosum.