Quando Siena ci rubò la Lupa

Sappiamo tutti che la Lupa che allatta due gemelli è il simbolo di Roma. Qualcuno sa – ma qualcuno forse no – che quella stessa identica Lupa è anche il simbolo di Siena. Cosa c’entra la bela città della Toscana con la selvatica nutrice e con Romolo e Remo? Direttamente con Romolo e Remo, poco, però la Lupa di Siena – che a Roma, alla sua storia e alle sue leggende, dunque, è fortemente debitrice – ha a che fare con alcuni loro parenti.

Andiamo con ordine. Sappiamo bene che Romolo e Remo furono due “fratelli coltelli” e che il primo finirà per fare fuori il secondo, al fine di essere l’unico a dominare Roma. È a quel punto che, nella leggenda, spuntano fuori i due figli di Remo: Senio e Ascanio, chiamati secondo altre fonti storiche anche Seno e Aschio.

Romolo, temendo che quei nipoti vogliano vendicare il padre e possano mettere in pericolo il suo dominio sull’Urbe, ne pianifica l’omicidio. Perciò Senio e Ascanio decidono di fuggire via dalla città. La leggenda vuole che lo fecero cavalcando su due cavalli, uno bianco e uno nero, guarda caso i colori che poi si ritroveranno nella Balzana, cioè lo stemma di Siena.

Prima di fuggire, decidono anche di trafugare dal tempio di Apollo la statua della lupa che aveva salvato il padre, erigendola poi a simbolo della nuova città che avrebbero fondato poco dopo. I due fratelli si spingono fino all’Etruria del Nord, dove Senio fonda un centro urbano che porterà il suo nome: Sena, divenuta poi Siena.

Ascanio, intanto, se inizialmente decide di aiutare il fratello a difendere la nuova città dagli attacchi esterni, poi preferisce lasciare Siena, per spingersi oltre e fondare Asciano, altra cittadina della provincia senese – un paesino che attualmente conta circa seimila abitanti – che però non otterrà, nel corso della storia, le stesse fortune del capoluogo della Val d’Orcia.

Siena: la nuova Roma

È forse già chiaro ad alcuni di voi, che la leggenda di Senio e Ascanio non è antica come quella di Romolo e Remo. In realtà pare si tratti di un’invenzione medievale, cioè del periodo di maggiore splendore della città di Siena.

A partire dal dodicesimo secolo, Siena vive una grande fioritura economica, artistica, politica, culturale. Per un certo periodo Siena è una delle più importanti città d’Italia e d’Europa, con l’unico problema di avere una vicina “scomoda”, quella Firenze che non le permetterà di allargare troppo il proprio territorio e che rivaleggerà a lungo con lei per la supremazia in Toscana e nel Centro Italia.

Una città tanto importante ha però bisogno di ottenere anche dei “quarti di nobiltà”, veri o inventati che siano, per superare quella sorta di complesso d’inferiorità che si porta dietro nei confronti di altre città più antiche e prestigiose.

La città antica e prestigiosa per antonomasia è ovviamente Roma, che nel medioevo pare vivere un inarrestabile declino, soprattutto quando persino il Papa l’abbandonerà, per recarsi a vivere ad Avignone. Per una Roma che crolla, tante pretendenti si fanno avanti per assumere il ruolo di “Nuova Roma” e raccoglierne l’eredità ideale.

Fra queste pretendenti, in prima fila c’è Siena, bramosa di vantare origini romane, per ottenere quel riconoscimento e quel prestigio che il mondo riconosceva a Roma, grazie alle sue vestigia e alle antiche gesta dell’impero, che ancora riecheggiavano dopo secoli.

È questo il momento in cui Siena brilla per sviluppo, bellezza, forza e anche un pizzico di presunzione. Quello in cui nascono i meravigliosi palazzi di cui ancora oggi può andare orgogliosa quella città e poi Piazza del Campo, la Torre del Mangia, il Duomo.

Proprio sul pavimento del Duomo di Siena, in una tarsia, vi è una delle tante Lupe che costellano il centro della città toscana, data intorno al ‘300, dunque fra le più antiche che si siano conservate. Altre lupe si trovano in diverse piazze della città, spesso sostenute da colonne, altre ancora nel museo dell’Opera del Duomo.

Una Lupa più recente, copia della Lupa Capitolina, è nel palazzo Comunale di Siena, offerta in dono dall’allora Governatore di Roma, il principe Borghese, nell’aprile del 1940, in occasione delle celebrazioni in onore di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia.

La santa sarà anche fra i protagonisti di un momento di passaggio, che segnerà l’inizio del declino del potere di Siena e l’avvio della rinascita di Roma. Un periodo che inizia nel 1348, con la peste, che decimerà Siena a tal punto, spopolandola, da far decidere d’interrompere per sempre i lavori di ampiamento del Duomo.

Negli anni successivi, Caterina scriverà più volte al Papa, esortandolo a tornare a Roma da Avignone. Il prestigio morale della santa era tale che, alla fine, il Papa si convincerà, facendo il suo rientro nell’Urbe nel 1377. Da quel momento il “titolo vacante” di Nuova Roma, finirà di essere conteso. Non c’era più bisogno di una Nuova Roma, visto che la vera Roma interrompeva la sua decadenza, dando inizio a una nuova e lunga fase di rinascita.

Se Siena perdeva quel titolo, non perdeva però la sua Lupa coi gemelli, che resta ancora oggi il simbolo della città. Con una sola, fondamentale differenza rispetto a quella romana: la posizione della testa. La Lupa senese, infatti, tiene il capo perpendicolare al corpo, in pratica guarda dritto davanti a sé. La lupa capitolina, invece, ha il capo girato verso i gemelli, quasi per rassicurarli con le sue attenzioni materne.

Se questo sia anche il segno di un diverso atteggiamento psicologico, più spavaldo da parte dei senesi, più accogliente e protettivo nei romani, non saprei. Resta il fatto che le due città, pur così diverse, restano legate, ormai da secoli, da una comune leggenda e da uno stesso, antichissimo simbolo, conosciuto in tutto il mondo.

la lupa capitolina regalata a siena dal principe borghese

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