Sei ‘na sòla!
A tutti noi, prima o poi, capita di prendere una fregatura, di avere una delusione, di rimanerci male per qualcosa, di trovare qualcuno che non mantiene le nostre aspettative. Se siamo romani, quel qualcuno, lo definiamo un “sòla”. E “prendere una sòla”, nella Capitale, equivale a rimanere fregati.
La parola “sòla” ovviamente sta per suola. La suola delle scarpe. Ma perché si fa questo curioso abbinamento fra la parte bassa di una calzatura e qualcosa, o qualcuno, che ci delude?
La spiegazione sta in un’usanza, molto in voga fino all’Ottocento. Un modo “segreto” per approcciare una ragazza. L’equivalente dell’attuale “piedino”. Il pretendente, infatti, per fare comprendere a una donna il proprio interesse, senza farlo sapere a tutti, da sotto il tavolo strusciava la punta del piede contro la gamba della ragazza prescelta.
A quel punto, però, se la donna voleva rispondere con un diniego, il segnale che lei inviava era semplice: poggiava la suola della propria scarpa sulla gamba del richiedente. Cioè “dava ‘na sòla“. Quella suola era l’equivalente di un “no” categorico. Ecco perché la “sòla”, a Roma, è diventata il sinonimo di delusione e di fregatura.
Pare che poi, il successo del termine, sia stato anche facilitato dal lavoro dei calzolai, all’epoca un po’ faciloni nell’effettuare i lavori di risuolatura della scarpe. Questo anche per fare in modo che le calzature durassero poco e che quindi il cliente dovesse tornare a stretto giro, per effettuare una nuova risuolatura.
Insomma, una sorta di “obsolescenza programmata” ante litteram. Da qui, un ulteriore motivo per dare al termine “sòla” il significato di cosa deludente, mal fatta e di raggiro.