Se bruciano i sogni

“Non rinunciare mai ai tuoi sogni, ma solo alla possibilità di realizzarli”. Questa famosa battuta di Corrado Guzzanti mi è rivenuta in mente all’improvviso, quando ho saputo dell’incendio che ha devastato gli studi di Cinecittà.

Per fortuna i Vigili del Fuoco sono intervenuti in tempo. Alcune scenografie sono crollate, ma, a quanto si dice, non ci sono stati danni alle persone, nonostante alcune produzioni fossero al lavoro proprio in quel momento, con numerosi attori, maestranze e comparse presenti.

In questa estate torrida, mezza Roma è andata a fuoco: da Malagrotta a Centocelle, da Ostia all’Aurelia, a Roma Nord. Fa davvero impressione. Ma sapere che anche Cinecittà è bruciata, è qualcosa di diverso. Fa impressione molto di più. Perché a rischio non ci sono ormai solo i palazzi della Città Eterna, ma anche i suoi sogni, le sue idee.

Cinecittà è questo: è un luogo fisico, ma anche una categoria dello spirito. L’unico spazio in cui le fantasie più sfrenate possano diventare realtà. Un luogo fatto di nulla, di pura apparenza, costruito con tubi innocenti e cartapesta, eppure capace di parlare a tutto il mondo. Proprio come un film di Fellini. Proprio come Roma.

“Roma crea immaginario, non vende e non compra” diceva Renato Nicolini. Cinecittà era la quintessenza di quell’immaginario. Se tutto intorno bruciava, cambiava, invecchiava, lei restava eternamente giovane, eternamente bellissima, come solo i sogni sanno essere sempre.

E viaggiava ovunque nel tempo e nello spazio, Cinecittà, anche restando immobile. Invincibile, inossidabile, proprio perché in fondo inesistente.

Poi, invece, scopri che anche quel sogno, quello spazio impossibile e reale, è bruciato in un attimo. È invecchiato di colpo, mostrando mille rughe, come fosse il ritratto del vecchio Dorian Gray.

Il fuoco ha invaso il Sancta Sanctorum dell’immaginario romano. Ora sappiamo di essere davvero a rischio. Ora sappiamo che anche un semplice accendino può far sparire la nostra fantasia, trasformandola in un cumulo di cenere.

“Roma crea immaginario, non vende e non compra” diceva Renato Nicolini. L’immaginario, si sa, è immortale come un Dio. Ma Dio è morto, Nicolini è morto e – parafrasando Woody Allen – anche Roma non si sente tanto bene. È in pericolo. Proprio come Cinecittà.

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