Il bacio della discordia

Apparsa una prima volta nel 2011 nei pressi del porto di Civitavecchia. Poi rimossa nel 2015. Infine reinstallata nella stessa location originale, appena qualche settimana fa. E lì rimarrà, perlomeno fino a fine anno, poi si vedrà. Stiamo parlando della statua del bacio di Civitavecchia, da poco ricollocata in Piazza della Vita.

Che una statua così non fosse una statua qualunque, credo fosse chiaro a tutti fin da subito. Innanzi tutto per le sue dimensioni: nove metri d’altezza, come un palazzo di tre piani. Poi per il suo stile: una delle poche statue a colori presenti in Italia, con una fattura tale che, agli occhi di chi è abituato a sculture in bronzo o in marmo, più che a un monumento, fa pensare alle installazioni di un parco giochi.

Ma le curiosità non solo finite. Intanto c’è da aggiungere che quella di Civitavecchia non è l’unica copia della statua. L’autore, infatti, ha realizzato una serie di “cloni”, praticamente tutti uguali, da collocare in varie zone del mondo. Molteplici le statue, ma molteplici anche i suoi nomi. A Civitavecchia è conosciuta come “il bacio”, ma il suo titolo ufficiale sarebbe “Unconditional surrender”, cioè resa senza condizioni. Anche se il suo stesso autore, dopo un po’, ha cominciato ad essere insoddisfatto di quel nome e a chiamarla “Embracing Peace”, ovvero abbracciando la pace.

L’autore è, o meglio era, John Seward Johnson II, scultore americano, scomparso nel marzo del 2020, dunque ancora in vita quando le vicende civitavecchiesi di questo monumento ebbero inizio. Correva l’anno 2011 e sindaco di Civitavecchia era Giovanni Moscherini, alla guida di una giunta di centrodestra. Fu lui a volere la statua, che rimase collocata accanto al porto per alcuni anni.

Già, ma un’altra delle stranezze di quel gigantesco bacio, è quella di essere un “monumento in affitto”. Cioè, gli importi pagati dal Comune all’autore, non servirono ad acquistare la statua, bensì furono costi di noleggio. E così, quando nel 2014 a guidare Civitavecchia arriva il Movimento 5 Stelle, il nuovo sindaco ritenne che quel noleggio non fosse giustificato e, alla scadenza del periodo di affitto già concordato dalla precedente giunta, fece rimuovere la statua.

Ma nel 2019 la giunta di Civitavecchia cambia di nuovo colore. Torna il centrodestra e il neo eletto sindaco Ernesto Tedesco, comincia a valutare se riportare quell’enorme bacio accanto al porto. Alla fine del 2021 si trova finalmente la quadra: la statua tornerà, per un affitto annuo di 35 mila euro, di cui la metà a carico del Comune e la metà pagata da un gruppo di sponsor. Perciò, una nave della Grimaldi Lines – tra gli sponsor dell’iniziativa – salpa da Civitavecchia alla volta di Portsmouth, per riprendere la scultura e riportarla nel Lazio.

Nel frattempo, però, in giro per il mondo, la statua non aveva smesso di sollevare polemiche. La più clamorosa quella delle femministe francesi di “Osez Le Feminisme”, che avevano protestato contro l’installazione di un’altra copia dell’opera in una città della Normandia, perché quella statua “rappresenta un bacio rubato e non voluto, cioè, in pratica, uno stupro”. Tanto che le autorità locali francesi, decisero di rispedire l’opera al mittente, negli Stati Uniti.

A questo punto diventa indispensabile svelare un’altra stranezza del monumento, una particolarità che gli appassionati di fotografia avranno sicuramente già colto. Perché quella scultura è “la rappresentazione di una rappresentazione”, cioè non rappresenta semplicemente un bacio fra un uomo e una donna, bensì replica una famosissima fotografia, scattata a New York nel 1945, nel giorno in cui finiva la seconda guerra mondiale.

Quel giorno, un marinaio americano, ebbro di gioia per la fine del conflitto, cominciò a baciare tutte le donne che trovava sul suo cammino. Tra queste anche un’infermiera, che baciò all’improvviso, proprio mentre da quelle parti passava un fotoreporter, Alfred Eisenstaedt, che immortalò la scena. È esattamente l’immagine fissata in quella famosissima foto, quella che la statua riproduce. E, visto che la foto immortalava un bacio “rubato”, è per questo che le femministe parlarono di “stupro”.

 

In Italia, però, le immancabili polemiche sembrano prendere altre direzioni. Forse perché in pochi conoscono la lunga storia di quel bacio e della foto che l’immortalò, le critiche girano soprattutto attorno al problema dei costi e della scarsa italianità e tipicità di quella statua, considerata come un’americanata, poco consona alla storia della città di Civitavecchia.

Che a potare a Civitavecchia una prima e una seconda volta e ora a difendere la statua da queste critiche, siano  esponenti di quella destra derivata dal Movimento Sociale, cioè di un partito che, su ispirazione del fascismo, fece dell’italianità e dell’anti americanismo uno dei suoi principali cavalli di battaglia, è una delle tante stranezze di questo momento storico e politico.

Fatto sta che, perlomeno fino a fine anno, l’affitto pare sia stato pagato e il bacio resterà vicino al mare di Civitavecchia a dare sfoggio di sé. Cosa accadrà in futuro a quel bacio, invece, resta un mistero. Chi vivrà vedrà.

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