“È stata la mano dell’uomo!”
In questa torrida estate romana, non passa giorno senza che brucino i parchi e le abitazioni, i grandi tmb e i piccoli cassonetti, gli sfasci e gli sfalci, le bancarelle e gli spartitraffico. Storie diverse, nate da cause diverse. Ma tutte, stando alle prime rilevazioni, con un denominatore comune: nessun incendio si è scatenato per cause naturali. Anche se, il fatto che dietro ci sia un dolo e un disegno, oppure che tutto nasca da semplici disattenzioni, non è ancora chiaro.
“È stata la mano dell’uomo!” ha perciò dichiarato a giornali e tg, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. E non voleva certo suggerire il titolo per un eventuale nuovo film di Paolo Sorrentino, l’autore di “È stata la mano di Dio”. Ancora più inquietanti, le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente Sabrina Alfonsi: “Se il movente è di stampo mafioso non possiamo dirlo. Il tema è che in quasi tutti gli incendi c’è di mezzo la filiera dei rifiuti”, ha detto nei giorni scorsi l’ex presidente del primo municipio.
Dunque, se proprio deve trattarsi di un nuovo film, la regia non andrebbe affidata a Paolo Sorrentino, bensì a Matteo Garrone, l’autore di “Gomorra”, la pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che dei rapporti fra mafia, rifiuti e “terre dei fuochi”, faceva uno dei suoi principali fili conduttori.
Le insinuazioni di Sabrina Alfonsi sono di certo molto pesanti, anche se al momento non vi è nessuna prova che possano corrispondere a una qualche verità accertabile e non siano il frutto di accattivanti e convincenti – ma non del tutto veritiere – ipotesi di natura “complottista”.
Certo, credere che nel dicembre 2018 vada a fuoco – del tutto casualmente e incidentalmente – il grande TMB di via Salaria, tra l’altro in giorni in cui le sue telecamere di controllo sono fuori uso, e poi, tre anni e mezzo dopo, accada qualcosa d’identico a Malagrotta, sempre per pura e fortuita coincidenza, magari sarà anche vero, ma risulta essere poco verosimile.
Come poco verosimile è credere alla casualità, in questa sequenza d’incendi che ha sconvolto Roma durante il mese di luglio, anche in giorni in cui le temperature erano un po’ più miti – rendendo perciò improbabile l’autocombustione – però il vento era molto forte, abbastanza da alimentare rapidamente il fronte di fuoco e creando, in tal modo, grosse difficoltà ai soccorritori.
Per non parlare di cassonetti, mezzi Ama e attività commerciali di vario tipo, andate a fuoco negli stessi giorni, per ragioni che, in quel caso, sono già state ricondotte con certezza alla mano d’ignoti, anche se quella mano non è ancora accertato se possa essere stata di natura dolosa, oppure più semplicemente colposa.
D’altronde, in Italia, dati alla mano, sono di media circa duecentocinquanta all’anno gli incendi, quasi sempre di natura dolosa, legati al ciclo di smaltimento dei rifiuti. Rifiuti solitamente accatastati in campagna, sparsi nei terreni, ammucchiati in vecchi capannoni e che il fuoco può far sparire definitivamente alla vista e ai controlli.
Tra l’altro, è proprio questo uno dei cavalli di battaglia cavalcati dai sostenitori del termovalorizzatore annunciato da Gualtieri: la creazione di un inceneritore pubblico, renderebbe meno vantaggioso il traffico illecito di rifiuti, col conseguente stoccaggio illegale, alla base, spesso, di successivi e misteriosi roghi.
Dunque, in questa ottica, l’ipotesi “complottista” di Sabrina Alfonsi, si arricchisce di un movente plausibile: i roghi di questi giorni sono un avvertimento lanciato contro la giunta, quale forma di ricatto per farla desistere dal suo intento di creare un nuovo inceneritore. Oppure, in alternativa, sono un modo per cominciare a sbarazzarsi di prove e rifiuti compromettenti sparsi sul territorio, da parte di aziende che vogliono poi entrare in quella partita, senza “macchie” che ne danneggerebbero la reputazione, impedendo loro la possibilità di partecipare al nuovo business.
Ma allora, visto che siamo nel campo delle ipotesi accademiche e teoriche, perché escludere a priori il dubbio che qualcuno, invece, già interessato alla creazione di un inceneritore pubblico, voglia creare un clima favorevole a quella scelta, scatenando perciò ad arte dei roghi, sempre più pericolosi, che portino via via le persone a credere che il termovalorizzatore sia l’unica strada da percorrere per porre fine a quegli scempi?
Ovviamente, siamo nel campo della più sfrenata fantapolitica e fantaeconomia. A percorrere questo tipo di strade, si sa, ogni ipotesi diventa suggestiva, riuscendo a far sembrare convincente una cosa, ma anche il suo esatto contrario. Pertanto, la scelta più saggia, sarebbe quella di attendere ora la conclusione delle indagini e degli eventuali processi, prima di trarre delle conclusioni e prendere le relative decisioni.
Ma, si sa, i tempi della giustizia sono spesso lunghissimi e non so se Roma avrà la pazienza e la possibilità di aspettare. Nel frattempo, per salvare il salvabile, non ci resta che confidare nella pioggia, capace non solo di moderare l’arsura di questa estate infernale, ma anche di scoraggiare i promani.