Villa Massimo non vuole il teatro?
È dall’estate 2021 che la manifestazione “Teatro 7 a Villa Massimo” si svolge regolarmente nei giardini del parco del II Municipio, non distante da Piazza Bologna. Quest’anno, però, la rassegna teatrale non avrà luogo in quella location, nonostante ne fosse già previsto l’avvio, nell’ambito delle iniziative dell’Estate Romana. Ne scopriamo il perché in queste righe, scritte dal suo direttore artistico, Michele La Ginestra.
Una brutta notizia: purtroppo, dobbiamo comunicare l’annullamento della manifestazione “Teatro 7 a Villa Massimo”, per la quale avevamo vinto regolare bando, stante l’imbarazzante gestione della pratica da parte del II Municipio.
Ieri ci è arrivata una email, che si commenta da sola, da parte del servizio giardini, nella quale si legge: “Si comunica che per quest’anno non sarà possibile aprire il cancello carrabile, in quanto non è stato messo in sicurezza e pertanto rimarrà chiuso, fin tanto non verranno effettuate le operazioni di ripristino a garanzia della pubblica incolumità”. Ma senza quest’apertura non solo non avremmo avuto accesso con i camion e i furgoni per portare palco, sedie, scene e il luogo diventa evidentemente “non idoneo agli eventi”, come previsto dal piano di sicurezza da noi debitamente consegnato.
Non basta: da circa un mese abbiamo fornito la documentazione necessaria al rilascio dell’autorizzazione all’Occupazione di Suolo Pubblico. Ad oggi, da quello che ci hanno riferito telefonicamente, manca ancora l’ok della Sovrintendenza e di non si sa chi altro. Senza l’OSP non è possibile accedere nel giardino per il montaggio del palco e delle strutture, che sarebbe dovuta avvenire da domani.
Non vi dico, poi, delle richieste assurde ricevute da parte della polizia locale: “Documentazione esaustiva in merito all’impatto che la manifestazione avrà sulla circolazione stradale e pedonale” (?!) Per un evento che può ospitare massimo 200 persone? In un posto a 250 metri dal Teatro 7 che, in concomitanza e con una capienza simile, sarebbe stato chiuso per riposo estivo? E dopo che lo scorso anno nessun problema è stato mai sollevato nei due mesi e mezzo della manifestazione? Peraltro, a questa contestazione ricevuta con pec delle 8,15 del 16 giugno noi abbiamo risposto, stesso mezzo, due ore dopo lo stesso giorno. Eppure ieri, l’attento personale del Municipio, mi diceva non risultasse arrivata la mia risposta. Ma è una pec, cioè posta certificata e della quale avevo preannunciato l’arrivo, con ben 2 messaggi whatsapp, alla responsabile del procedimento.
Non possiamo parlare di malafede, ma con tranquillità possiamo affermare trattarsi di evidente negligenza nella gestione della pratica da parte degli uffici preposti. Tutto questo accade, ma è solo un nostro malevole pensiero – c’è chi dice che “a pensar male tante volte ci si azzecca” -, perché un fantomatico comitato, di non si sa bene chi, ha lamentato il fastidio che deriva dal nostro evento!
Ma noi abbiamo vinto un bando, abbiamo investito tempo e denaro, perché l’assegnazione era per tre anni – quello scorso abbiamo perso circa 30 mila euro e quest’anno abbiamo già speso più di 3 mila euro per le attività dei professionisti necessari a soddisfare le formalità che quest’evento richiede – abbiamo rinunciato a due mesi di programmazione per venire incontro alle esigenze dei vicini, E tutto solo perché volevamo rilanciare lo spettacolo dal vivo, Senza alcuna sovvenzione da parte di chicchessia.
L’unico evento “teatral culturale” di Roma, l’unico evento in cui 28 compagnie diverse non avrebbero fatto altro che portare in scena spettacoli teatrali all’aperto, l’unico evento che avrebbe coinvolto circa 100 lavoratori dello spettacolo, con un “fastidio” – se tale può essere considerato – in un orario ammissibilissimo, dalle 19 alle 23,30 (lo scorso anno non abbiamo mai terminato gli spettacoli oltre le 23).
Gli abitanti di queste tre palazzine limitrofe, potranno continuare a godere del silenzio e del degrado di un giardino abbandonato a se stesso, ma devono essere consapevoli del fatto che hanno privato il quartiere di un evento culturale all’aperto, che avrebbe riavvicinato la popolazione al teatro, ed i teatranti al proprio mestiere. Molte compagnie avrebbero riassaporato il profumo del palco, proprio a villa Massimo.
L’incapacità di pensare al benessere comune, è sinonimo di aridità, la stessa che accompagna i viali polverosi del Giardino De Meo e le coscienze di chi pensa solo al proprio orticello. Sono profondamente amareggiato, ma avremo modo di trovare spazi alternativi. Noi non ci fermiamo!
Michele La Ginestra