Vigna Clara: Roma, Italia (’90)

Quando leggerete questo post, il primo treno da Vigna Cara, in direzione Roma Ostiense, dovrebbe essere già partito alle 7.42 di lunedì 13 giugno 2022, con fermate intermedie a Valle Aurelia, Roma San Pietro, Quattro Venti e Roma Trastevere. Dunque, la stazione di Vigna Clara, ora, dovrebbe essere regolarmente in servizio e forse qualcuno di voi potrebbe già essere salito su quel treno.

Il condizionale però, nonostante tutto, resta d’obbligo. Perché non stiamo parlando di un stazione qualunque, ma di una vera “leggenda nera” della Roma contemporanea. Un luogo che, nel pur ricco panorama italiano di scandali nelle opere pubbliche, ritardi nei lavori, mala gestione, spreco di fondi, inchieste giudiziarie, è capace di non sfigurare nemmeno al confronto della proverbiale Salerno-Reggio Calabria.

Trentadue anni e oltre undicimila giorni, per ultimare e mettere in servizio i circa sette chilometri di ferrovia che separano Valle Aurelia da Vigna Clara, con novanta miliardi di lire (sì, parliamo ancora di lire) spesi in una prima fase, per il suo completamento, datato a inizio giugno del 1990. Già, perché quella linea venne inizialmente pensata per permettere ai tifosi, provenienti da tutto il mondo, di andare allo stadio, inseguendo un gol, durante le favolose notti magiche di un’estate italiana, caratterizzata dai Mondiali in Italia.

A dire il vero, i tempi furono anche rispettati e la linea venne effettivamente inaugurata, alla presenza dell’allora sindaco Franco Carraro e con tanto di benedizione delle massime autorità ecclesiastiche, riprese dai tg dell’epoca. La linea rimase attiva otto giorni. Parliamo di un’epoca in cui il leader dell’Unione Sovietica era un certo Michail Gorbaciov; la Germania, guidata da Helmut Kohl, era ancora formalmente divisa e l’Italia non confinava con la Slovenia, bensì con la Jugoslavia.

In effetti, l’idea di un collegamento ferroviario per lo Stadio Olimpico non era un’idea del tutto bislacca. Sulla linea per Viterbo si realizzò allora una diramazione “provvisoria”, poco più a nord di Valle Aurelia, a binario singolo che, passando attraverso un tunnel sotto Monte Mario, arrivasse a Vigna Clara.

Tra Valle Aurelia e Vigna Clara, venne costruita anche una seconda stazione. La nuova fermata, chiamata inizialmente Olimpico-Farnesina, poi rimasta nota come Farneto, era in pratica una semplice banchina, all’interno del tunnel di Monte Mario, dalla quale si sbucava su via dei Monti della Farnesina, per arrivare allo stadio, dopo un attraversamento pedonale di via dello Stadio Olimpico, costituito da un ponte tirato su, in un battibaleno, dai genieri dell’esercito.

In quei solo otto giorni di servizio, secondo i dati forniti dalle Ferrovie dello Stato, ben sessantamila persone utilizzarono le stazioni. Eppure, finiti i Mondiali di calcio, il ponte venne smantellato, le strutture furono immediatamente abbandonate e ogni percorso ferroviario romano finì per diramarsi verso altri lidi. Di Farneto e di Vigna Clara si persero le tracce e la memoria. Nel frattempo, le due stazioni vennero saccheggiate, occupate, o saltuariamente utilizzate per mostre, feste, spettacoli e rave party.

Già nei primi anni Novanta partì una prima inchiesta, condotta dal procuratore Giorgio Castellucci, per accertare eventuali illeciti. Al termine delle indagini, viene chiesto il rinvio a giudizio per l’ex direttore generale del Ministero dei Trasporti e per tre dirigenti generali delle Ferrovie, per due ingegneri dipendenti dello stesso ente, per l’ex capo compartimento delle Ferrovie di Roma e per l’ingegnere direttore dei lavori. I reati ipotizzati erano abuso d’ufficio e omissione d’atti di ufficio, ma nel 1995 tutti gli imputati vennero prosciolti in quanto “il fatto non sussiste”.

Negli anni Duemila, poi, a qualcuno viene in mente di riportare in esercizio la tratta, anche in prospettiva del completamento dell’anello ferroviario di Roma. A evitarlo, dilatando ulteriormente i tempi, ci pensano però numerosi ricorsi al Tar, avanzati da cittadini e aziende della zona. A preoccupare imprese e residenti è l’impatto che potrebbe avere sul quartiere, nel frattempo mutato, la riattivazione di una linea pensata oltre trentanni fa.

In un susseguirsi di continui stop and go la riattivazione viene per innumerevoli volte annunciata e poi smentita. Le più recenti: in occasione del Giubileo straordinario del 2016, poi nel mese di dicembre del 2020. Finalmente, nel giugno del 2022, l’agognata riapertura diviene una realtà.

Ovviamente, durante questi trentadue anni, nessuno ha però pensato di ultimare in modo funzionale le opere accessorie, adiacenti la stazione, sistemare i parcheggi di scambio della zona, ampliarli, rendere più razionale una viabilità che, nei pressi della stazione Vigna Clara, è abitualmente disordinata e caotica.

Qualcuno si chiederà ora: per una Vigna Clara che apre, l’altro “gioiello” dei mondiali del 1990, cioè la stazione Farneto, che fine ha fatto? Perché non approfittare proprio della riapertura di Vigna Clara per riaprire anche quella, fornendo così un collegamento ferroviario più diretto per lo Stadio Olimpico? Stranamente, la fermata Farneto non sembra essere mai rientrata nei piani della Regione – l’ente a cui spettano le decisioni sul trasporto ferroviario – del Campidoglio e delle FS.

Gli interlocutori istituzionali non ci hanno mai chiesto di inserire la fermata Farneto nel contratto di servizio – dicono da Ferrovie dello Stato – Non è considerata un’opera strategica”. Qualcuno prova ad aggiungere, per dare una parvenza di spiegazione logica alla questione, che due stazioni così vicine, come Farneto e Vigna Clara, non avrebbero consentito un adeguato flusso di treni.

Resta da aggiungere che, ormai da diversi anni, dopo lo sgombero del centro sociale che si era insediato in quei locali delle FS – sgombero avvenuto nel 2015 – la fermata ha definitivamente perso il suo status di “stazione” ed è stata riclassificata come semplice uscita di sicurezza. Per l’esattezza, in termini formali, Farneto è oggi un “Posto di Esodo” della tratta Valle Aurelia-Vigna Clara

C’è però anche chi avanza il sospetto che vi siano altre motivazioni. La riapertura di Farneto, infatti, avrebbe dato un segnale non gradito da tutti, avallando, di fatto, l’ipotesi che l’Olimpico possa restare anche in futuro il principale stadio di Roma, fornito dunque da ogni tipo di servizio e di trasporto. Tra l’altro, con una stazione vicina, l’arrivo e l’accesso allo stadio, potrebbe divenire meno problematico per i tifosi, rispetto a quanto non sia oggi. Alleviando anche alcuni problemi di viabilità.

È evidente che ogni grande miglioria dell’Olimpico – tanto più se a fronte di investimenti pubblici – potrebbe costituire un danno d’immagine per i progetti di costruzione dei nuovi stadi, quelli ideati negli ultimi anni dalla Roma e dalla Lazio. Progetti che, sull’attuale inadeguatezza dell’Olimpico, fondano buona parte della propria forza e della propria campagna di comunicazione.

Comunque stiano davvero le cose in merito, per intanto godiamoci la riapertura di Vigna Clara. Un evento che, date le premesse, ha quasi del miracoloso. Per tutto il resto, chi vivrà vedrà.

 

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