Riaprite Trinità dei Monti
Può succedere che certi contrasti di Roma siano riassunti da un luogo solo, chiamato all’insolito destino di contrastare sé stesso.
Capita alla Scalinata di Trinità dei Monti, pura aristocrazia cittadina in materia di bellezza, e di recente teatro di assurde performance e costose riparazioni, causate da qualcuno che non si è regolato.
Così l’irruzione di veicoli su ruote arriva su quelle scale comunque inarrivabili proprio quando una finale di calcio ha riportato alla memoria lo scempio di qualche anno fa della sottostante Barcaccia, ricordando urbi et orbi che le perle di questa città andrebbero trattate con la stessa cautela riservata al cavaliere nero di Gigi Proietti.
Tra le contromisure figura l’aumento della vigilanza, umana o tecnologica che sia, e forse un sussulto di affetto collettivo per un patrimonio dell’Unesco cui diamo del tu, per esserci stati perfino seduti.
Allora capita di pensare che forse il contrasto sta proprio lì: nel fatto che una scalinata percorsa in automobile e presa a colpi di monopattino nel giro di un mese, provocando 65.000 euro di danni e lo sconsolato “ma che davero?” di una città intera, sia un posto in cui da qualche anno non ci si può nemmeno mettere seduti.
Nel mentre riaffiorano, perfino, le chiacchiere sull’ipotetica chiusura con una cancellata. Ma durano poco, poiché ci si accorge che “ipotesi” è già un complimento, e che quella scala, come tutte le scale, è anche punto di passaggio e congiunzione tra luoghi.
Sono però, le scale, luogo adatto anche alla sosta. Piazze oblique dove duellano fretta e bellezza, e dove chiunque gettasse anche solo un francobollo sarebbe, com’è ovvio, il maleducato che è.
Riprovandoci, ci si potrebbe magari accorgere che il problema non è quello. I glutei di buona parte dell’umanità ringrazierebbero.
[Le foto sono di Fabio Bedini]