Er fijo de Zaccà e il gamberetto

“Er fijo de Zaccagni è de Zaniolo! Er fijo de Zaccà… er fijo de Zaccà… Er fijo de Zaccagni è de Zaniolo!” Per chiunque abbia seguito i recenti festeggiamenti della Roma al Circo Massimo, così come per ogni tifoso romanista che si fosse avvicinato allo Stadio Olimpico in queste ultime settimane di campionato e di coppe, è impossibile non avere ascoltato questo coro, o non aver visto bandiere e striscioni che ne riportassero, a mo’ di sberleffo, il testo completo.

Di cosa stiamo parlando? Innanzi tutto di tre protagonisti. Partiamo dai due esplicitamente citati nella canzone. Il primo – in ordine d’apparizione nel testo – è Mattia Zaccagni, classe 1995, nato a Cesena, di professione calciatore, attualmente tesserato per la Società Sportiva Lazio, il più antico club calcistico della Capitale. C’è poi l’antagonista: Nicolò Zaniolo, giocatore giallorosso, autore del gol partita nella finale vinta dalla Roma in Conference League, idolo della Curva Sud.

Lui, l’altro… sembrerebbe mancare una lei. Invece no: la lei c’è, c’è eccome! Quella lei che è il convitato di pietra della sarcastica canzoncina, nonché lo snodo centrale di tutta la vicenda. Lei si chiama Chiara Nasti, in arte “Nastilove”, ventiquattro anni, un’influencer con oltre due milioni di follower, ex compagna di Nicolò Zaniolo, ma attualmente in dolce attesa col suo nuovo compagno. Chi è il suo nuovo compagno? Ebbene sì, proprio lui: Mattia Zaccagni da Cesena.

Il romanista, il laziale, la bella ragazza contesa. Gli elementi ci sarebbero già tutti per una classica vicenda popolare: un po’ storia d’amore e di coltello, un po’ isso essa e o’ malamente, un po’ racconto senza tempo, di quelli che, se lei si fosse chiamata Elena e fosse nata nell’antica Grecia, avrebbero scatenato l’ira del Pelide Achille che infiniti addusse lutti agli Achei.

Per chi non frequentasse le curve, dunque, può risultare adesso un po’ meno sorprendente che dei rudi ultrà romanisti s’interessino alla paternità di un futuro nascituro. Però, per inquadrare meglio la faccenda, occorre raccontare ancora altri piccoli, eppure importantissimi, particolari, solo in apparenza un po’ più “di contorno”.

Per farlo, dobbiamo abbandonare il clima da Iliade, così come l’aria da sceneggiata napoletana, o da vecchia Roma fine ottocento, per trasferirci in pieno ventunesimo secolo, sostituendo il romanesco e il greco omerico, con un più contemporaneo “bisnes inglisc”. Arriviamo così a parlare del “Gender reveal party” di mercoledì 18 maggio 2022. Ma che cos’è un “Gender reveal party”, si chiederanno molti di voi?

Il “Gender reveal party” è una nuovissima moda, in via di rapida diffusione, che può essere anche etichettata – spesso, anche se non sarebbe corretto farlo sempre – come una moderna e coattissima cafonata, degna del più trucido “Boss delle Cerimonie”, in cui una coppia, durante una festa sfarzosa e con molti invitati, rivela il sesso del proprio futuro figlio.

A fare da cornice hollywoodiana del “Gender reveal party” di Mattia Zaccagni e Chiara Nasti, era stato, a metà maggio, nientemeno che lo Stadio Olimpico di Roma, preso in affitto per l’occasione dalla giovane coppia e addobbato in uno sfavillio di luci, di suoni, di colori. E, quando Zaccagni, in mezzo al campo, segnò a porta vuota, come per magia, apparve la scritta “It’s a boy!”, a caratteri cubitali, sui mega schermi dello stadio, mentre una pioggia di coriandoli ricoprì i presenti. Insomma: una roba che nemmeno all’elezione del presidente USA, o al matrimonio dei Reali d’Inghilterra!

Per carità, tutti i gusti sono gusti e la coppia Nasti-Zaccagni può vantare dei portafogli sufficientemente gonfi, in grado di permettere loro una cerimonia di quel tipo. Per i due futuri genitori, però, c’era da mettere anche in conto che quella cerimonia così ostentata e vistosa, potesse scatenare anche il sarcasmo di qualcuno, soprattutto dei tifosi romanisti, i quali – aiutati nel proprio sforzo creativo dall’eterna e feroce ironia capitolina – hanno subito elaborato, a mo’ di sberleffo, la famosa canzoncina citata all’inizio.

Invece di prenderla con filosofia e con il giusto spirito goliardico, di fronte alle critiche e ai commenti sarcastici, purtroppo Chiara Nasti ha finito per cadere nella trappola che le era stata tesa e per “andarci in puzza”, come diciamo noi romani, affidando la propria risposta piccata a un post sui social.

Un post adatto all’occasione – tanto più poiché letto da oltre due milioni di persone, visto il numero di fan dell’influencer –  tanto quanto un colpo di bazooka sparato per uccidere una fastidiosa zanzara: “Rosiconi… La verità è che non avete mai visto una cosa simile… Disprezzare perché non potete avere lo stesso, vi rende così piccoli che neanche potete immaginare… Siamo stati così originali che probabilmente a certa gente non scende giù”.

Parole, come si vede, non esattamente di “indubbia pacatezza” e di “superiore distacco”, capaci perciò di evitare danni e conseguenze, esattamente come riuscirebbe nell’impresa di non rompere nulla il più goffo degli elefanti, quando entra in una cristalleria. Ovvio che, dopo quel post – visto che la provocazione romanista pareva funzionare così bene – la canzoncina su Zaccagni e Zaniolo, se fino ad allora era ancora rimasta una robetta di nicchia, nota solo a pochi sfegatati ultrà, si sia trasformata nella hit del momento, cantata a squarciagola da tutti i tifosi giallorossi, inclusi quelli più tiepidi.

È a questo punto che compare, nella nostra storia, l’ultimo dei protagonisti della vicenda: il gamberetto. Il gamberetto altri non è se non il nomignolo “affettuoso” affibbiato da Chiara Nasti al pisellino di Nicolò Zaniolo. Sì, proprio così. Un elemento anatomico che, si presume, la donna dovrebbe conoscere abbastanza bene e che è diventato il protagonista assoluto dell’ultima parte di questa curiosa e sempre più boccaccesca vicenda.

Insomma, Chiara Nasti c’è ricascata ancora, senza fare tesoro delle reazioni negative suscitate da quanto da lei scritto sui social pochi giorni prima. Così, mentre il suo ex si godeva – oltre alla coppa conquistata con la Roma – un’insperata fama di macho e “inseminator”, che il successo del coretto anti-Zaccagni gli stava regalando, Chiara Nasti, rispondendo alla domanda di un follower che le chiedeva cosa ne pensasse della nuova canzoncina, riusciva a pubblicare un post ancora più rancoroso del precedente, cercando di colpire Zaniolo proprio nel vivo di quella virilità riconosciutagli dai tifosi.

“Con quel gamberetto non si sa come Zaniolo abbia già avuto un figlio” ha scritto l’influencer, a proposito del calciatore romanista, da lei un tempo amato. Aggiungendo poi un: “Siete tutti sfigati e fate anche schifo”, a mo’ di chiosa, con un tono non certo adatto a stemperare il clima e rasserenare gli animi.

Ora, se un più volgare, ma anche più diretto: “Zaniolo ce l’ha piccolo”, avrebbe potuto forse colpire meglio nel segno e ferire definitivamente a morte l’orgoglio virile del giocatore della Roma, la scelta di usare una metafora – quella del “gamberetto” – fatta dalla Nasti, una scelta solo in apparenza più elegante, ha finito, ben presto, per ritorcersi contro colei che l’aveva escogitata.

Il web è stato subito inondato da meme con finte ecografie – create dai tifosi romanisti – in cui si vede che nella pancia di Chiara Nasti c’è proprio un gambero, anziché il feto di un futuro bambino. Appropriandosi in tal modo della metafora offensiva del “gamberetto” e ribaltandola di segno, i tifosi di Zaniolo sono così riusciti a rigirare la frittata e a restituire dignità al proprio eroe, ribadendo in tal modo che: “Er fijo de Zaccagni è de Zaniolo! Er fijo de Zaccà… er fijo de Zaccà… Er fijo de Zaccagni è de Zaniolo!”

Inoltre, in tempi di politicamente corretto, ecco che Chiara Nasti ha finito anche per essere travolta da una valanga di critiche e di accuse di “body shaming”, con i ruoli maschili e femminili – per una volta – invertiti e lei, donna, a fare la parte della cattiva, di colei che usa modi arcaici, pecorecci e volgari, per sbeffeggiare ingiustamente il corpo della sua vittima, un vittima che stavolta è un maschio, anziché una donna come parrebbe accadere solitamente.

Per ora la storia finisce così, questa favola breve se ne va, anche se non si escludono ulteriori strascichi e colpi di scena. Una favola breve, ma anche densa, in cui elementi arcaici e popolari, si mescolano, in modo inedito, con le nuove dinamiche da social. Una favola in cui rancore e gelosia, machismo e goliardia, finiscono per creare uno strano mix, dal sapore moderno e antichissimo al tempo stesso.

Un sapore che è anche quello di una Roma eterna, sanguigna e scanzonata, volgare e leggera, feroce e accogliente, contraddittoria, eppure coerente. Proprio come questa storia, che racconta di piselli e body shaming, d’influencer e rivali d’amore, di tifosi e di gender reveal party, di social network e di rosiconi, prefigurando un futuro con le stesse passioni di sempre.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.