Appare croce, con tutto il rispetto, anche l’antenna.
Immagine riflessa di un credo abituato alla mondovisione.
In mezzo il pino, comunque la si pensi sul mondo e ogni altrove, è di sicuro simbolo di Roma.

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“Questa città è una giungla”, qualche volta, può anche essere un complimento.

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Non si può essere tutti re, o regine.
Anche di pedoni è fatta una città.
Come i “dissuasori”, lì a impedire che qualcuno in macchina si sfranga per le scale.
Ci vuole spirito di squadra, e occhi aperti.

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Qualche volta proprio il fiume, da cui nasce questa città che chiamiamo eterna, sembra parlare di pace, e di lentezza.
Dev’essere che se uno è eterno non c’è tanto bisogno di avere fretta.

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Non è nota la destinazione del cammino.
Quello della fede, con ogni evidenza, è già intrapreso.
Tra le ipotesi figura una panchina che basti per tutte.

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Roma è primatista mondiale di scritte in latino.
E piena di graffiti come mille altre città.
È quasi sempre difficile capire le une e gli altri.
Vantiamo dunque, quasi senza rivali, un’ignoranza che spazia tra i millenni.

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A pensarci bene, una delle cose migliori che si possono fare in una città, una delle più alte, forse è proprio giocare.

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Non ha rivali, Maria, in termini di culto cittadino.
Forse perché madre, come la lupa per i gemelli.
Basta farsi un giro.
Quasi ovunque la vediamo assistere muta ai nostri quotidiani sforzi.

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Le curve di design della spider. Il graffito. I manifesti strappati che fanno pensare a Mimmo Rotella. La scritta in alto, perfino.
“Arte” è una parola che può voler dire tante cose diverse. Come “città”.

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Giungla, presepe, ghetto, ferro, piuma.
La città è quasi sempre un misto tra quello che ne facciamo e quello che ci sembra di vederci.

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Abbiamo gabbiani. E poi piccioni, cornacchie, storni, pappagalletti verdi, rondini quando è stagione.
Non c’è traccia di colombe della pace, che invece servirebbero come il pane.

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Lento ma inarrivabile, il tram è grande esperto della città.
A volte si ha perfino l’impressione che riconosca i posti.

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A piedi, o in bicicletta, si può vedere cosa succede un po’ più in là: se i due percorsi si incontrano, e come; se questo pezzo di Roma, che sembra ovunque, è veramente Roma.
A sinistra, oltre la vegetazione, dovrebbe esserci un fiume.
Se a prescindere dal colore ci parrà biondo, allora sì.

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A chi cammina in città tanto per farlo, il percorso può sembrare poetico, di suo.
Accade a volte di ricevere un bonus, come il goccetto regalato dall’oste a fine pasto.

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Ciascuno fa i conti con le proprie inclinazioni.
Il colonnotto storto e il cartello sul ponteggio ce lo ricordano.
Quasi simmetrici, e almeno in apparenza, meno soli.

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Roma è anche il luogo che persone nate altrove hanno contribuito a far diventare ciò che è.
Ad alcuni di loro – un patriota piemontese, un calciatore armeno – la città tributa forme diverse di riconoscenza.
Ci si può leggere, sottinteso, un elogio del movimento.
(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)
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I sampietrini in primo piano, il travertino del parapetto, l’andatura mossa di chi è adagiato sui colli.
Tre indizi fanno una prova.
Se una città ha il suo stile, uno spiraglio a volte basta e avanza.

Ecco fatto: ti bastano quattro parole e sono tremila anni di storie… Non scriverò mai come te Alessandro Mauro.
Che foto! E che commento! Roma non può che ringraziare.
Un intimo rapporto tra parole e immagini che parlano di una romanità tanto vera quanto poco visibile a chi, assorbito dalla quotidianità, ha perso la consapevolezza dell’unicità della città che li accoglie. Fabio e Alessandro ci regalano delle composizioni romantiche della nostra città tramite un raffinato estetismo.
grazie di illuminare, con immagine e parole, la faccia accogliente di questa città dalle mille anime; Roma, così, la vedi proprio capace di riconoscerle e amarle tutte
Povero colonnotto. Penso già a quando il 110% sarà alle spalle e smonteranno il ponteggio…Se riuscirò a individuare la via e la gradinata magari andrò a trovarlo io, che di storto ho tutto.
Questa nostra meravigliosa città va guardata proprio così. Con sentimento.
Ecco, passeggiare qui la mattina del venerdì è già poesia. Ma Garbatella oggi ha deciso di esagerare e regala senso alla giornata…Perfino l’oste che offre il goccetto a fine pasto. Siete speciali FABIO BEDINI e ALESSANDRO MAURO
SCORCI E COMMENTI PARTICOLARI DI UNA ROMA SEMPRE BELLA. COMPLIMENTI!!!
Il tram di sicuro riconosce i luoghi molto meglio di me e me li racconta ogni volta. E questa cartolina parla quasi con la sua voce.
Difficile descrivere a parole la (grande) bellezza di queste cartoline, distillati di poesia urbana pieni di grazie e ironia. Meriterebbero, perché tutti possano goderne, l’affissione nei luoghi immortalati. Ci pensate voi o devo farlo io?
Ogni parola in più oggi sarebbe decisamente di troppo. Bravi.
Umana, come il tocco di una mano. Ferro o piuma. Roma, ti riconosco. Che bello questo appuntamento del venerdì.
La bellezza più viva è quella involontaria, che incanta per davvero. Mi sa che hai ragione, Cartolina 9
Senza intenzioni sacrileghe, né di sarcasmo di bassa lega: siete imbattibili pure voi come coppia. Questa foto più commento, di una tenerezza e di una umanità…Daje. Bravi
Giocare, da sempre mia vocazione istintiva, da oggi acquista un valore in più: scopro che guardare a fondo e riflettere bene conduce alla mia stessa visione delle cose. Grazie, Fabio Bedini e Alessandro Mauro.
Esatto, anche io cittadina ignorante. Però curiosa: chissà se i graffiti rispondono alla epigrafe in latino? Daje, mi piace immaginarlo. E mi piacciono sempre più queste cartoline da Roma. Daje al quadrato Fabio Bedini e Alessandro Mauro.
Chi l’avrà individuata per primo, questa provvidenziale panchina, voi o loro? Bravi, un lungo cammino merita sempre un conforto.
Il respiro infinito di pezzetti quotidiani di realtà. C’è da essere bravi come voi , Fabio Bedini e Alessandro Mauro per farne vibrare tutta la vastità.
Da pedona atterrita, applaudo a contenuti e immagine. Sempre da pedona noto che un mancorrente e, ancor di più, una spazzatina al fogliolame aiuterebbe anche la mia categoria a non sfragnersi nella discesa. Spirito di squadra da perfezionare:)
accidenti se lo è un complimento, quando perfino in Amazzonia ogni minuto scompaiono aree di foresta. Bella bella questa cartolina di Fabio Bedini e Alessandro Mauro, ritratto di un habitat ribelle che torna a crescere e infittirsi malgrado tutto.