Piazza dell’Immacolata, largo ai giovani
Se c’è una piazza a Roma che è da anni popolata quasi soltanto da giovani – non giovani turisti, ma studenti, ventenni o adolescenti – è di sicuro piazza dell’Immacolata, a San Lorenzo.
Un fazzoletto di mattoni, marmo e sampietrini – stretto tra la chiesa, un bar coi tavolini sempre pieni e il liceo Machiavelli – che col buio si riempie di gente. Durante il giorno, lo spazio è animato in particolare dagli universitari, anche se il Covid ha ridotto parecchio l’afflusso (e molti locali e posti dove mangiare hanno chiuso).
Questa è un’isola pedonale che fino al 2005 non esisteva: le auto arrivavano fin qui, in questo pezzo di quartiere fatto a reticolato, con le strade strette. Poi, dopo la brutta storia di Desirée – l’adolescente violentata e lasciata morire di overdose in un palazzo abbandonato non lontano da qui – qualcuno voleva che le auto tornassero in piazza, almeno il pezzo di via Sabelli ora interrotto, nella convinzione che il traffico potesse bloccare lo spaccio di droga. Ma alla fine, l’ha spuntata chi pensava che a fare del male non fosse la piazza, ma le persone, e le auto sono rimaste fuori. Anche le forze dell’ordine presidiano il posto più di rado, o in modo meno visibile, almeno di giorno.
“Sti ragazzi andranno in cielo in jet”, diceva una scritta tracciata con la bomboletta sul muro della scuola. È una citazione da “Sparare alla Luna”, una canzone del rapper Salmo.
Chi fa colazione, chi si scambia gli appunti, chi discute, anche di musica. All’ora di pranzo, qualcuno che mangia la pizza o panini. Prima del Covid, una parte delle panche di mattoni erano occupate da migranti, per lo più venditori ambulanti, che si riposavano; e si affacciava ogni tanto qualche turista (venuto a vedere i graffiti o la prima “Casa dei bambini” Montessori, a via dei Marsi).
Gli altri abitanti del quartiere – gli anziani, le famiglie con bambini – non vengono a sedersi qui, di solito. Preferiscono piuttosto le panchine e i giochi del Parco “Caduti 19 luglio 1943”, quando San Lorenzo fu bombardato dagli Alleati e in molti morirono. I loro nomi sono scritti su pannelli di plastica e metallo quasi illeggibili.
Di sera, la piazza poi si riempie: c’è il pubblico del cinema Tibur, minoritario, e soprattutto arrivano gli avventori dei bar, studenti delle superiore e universitari, giovani che non sono più studenti e giovanili adulti.