Per i giovani è “tempo di riscatto”

Ci troviamo di fronte ad una emergenza giovani e probabilmente ancora non ce ne siamo accorti, per negligenza o peggio ancora per disinteresse. Bisogna aggiungere che “emergenza” è una parola abusata, tanto da non colpirci più. Ma basta mettere in fila un po’ di fatti di questi ultimi mesi, per capire che non si tratta solo di episodi. Ci deve essere un nesso, da rintracciare nel malessere muto che esplode in diverse forme tra gli adolescenti romani.

Sabato sera a Trastevere un centinaio di ragazzi, senza mascherine, e a quanto riportano le cronache, tutti ubriachi, hanno iniziato a lanciarsi bottiglie e picchiarsi. Alcuni video mostrano tre che pestano un loro coetaneo.
Ai Parioli chiudono un locale per la presenza di un numero imprecisato di giovani senza nessuna protezione d’obbligo. Altri ancora sono stati fermati a piazza Euclide per le stesse ragioni: 78 ragazzi sono stati multati, per 280 euro ciascuno.
A Testaccio i residenti lamentano risse a ripetizione. Non so quanti minorenni con le mini-auto vengono fermati per innumerevoli infrazioni.
Poi, come dimenticare i protagonisti della violenza sessuale a Capodanno, nella villetta affittata per festeggiare a Primavalle. E ci sono anche i giovani che hanno perso la vita sulle strade della Capitale: è dei giorni scorsi la morte di un diciasettenne, l’auto su cui viaggiava è finita contro un albero alle 2 di notte in zona Fonte Ostiense. Il primo giorno dell’anno si è aperto con un diciottenne deceduto sulla Casilina: anche in quel caso un incidente stradale.

È luogo comune dire che l’adolescenza è un’età difficile: ma a questa ovvietà si aggiunge il tempo del Covid, con una serie di restrizioni che hanno colpito in particolar modo a chi si trova in questo passaggio particolar della propria vita, con delle conseguenze ancora non del tutto prevedibili.
Secondo una recente ricerca su 1800 tra studentesse e studenti di sei licei della Capitale, condotta da Eures Ricerche Economiche e Sociali, svolta in collaborazione con la Regione Lazio e il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il 46,4% dei giovani romani è a rischio “hikikomori”, dal giapponese “stare in disparte”: si preferisce stare a casa al computer o al telefono e non uscire e socializzare. Il 18,1% degli intervistati denuncia problemi di ansia e stress legati al gioco on line. Non manca il gioco d’azzardo: il 33,1% del campione ha utilizzato denaro per scommettere.

Uno dei ragazzi rimasti feriti nella carica della polizia al Pantheon domenica 23 gennaio durante una manifestazione di protesta per la morte di Lorenzo Parelli

C’è anche la mobilitazione degli studenti nelle scuole, in corso da mesi. Proteste che hanno dato vita recentemente al Movimento La Lupa di Roma, con uno slogan: “È tempo di riscatto”. Domenica scorsa si sono dati appuntamento al Pantheon, per protestare contro la morte di Lorenzo Parelli, 18enne di Udine schiacciato da una trave, nell’azienda che lo ospitava per l’alternanza scuola-lavoro. Sono stati caricati dalla polizia, ci sono stati dei feriti. Le iniziative continueranno nelle scuole in questa settimana.

In queste serie di episodi e avvenimenti è facile cogliere le differenze, tra spinte vitali, energie che esplodono, e talvolta – purtroppo – esiti mortali. Non si può tuttavia sottacere l’affiorare una condizione giovanile che in qualche modo ci interpella, con gesti e domande che non sono esplicite.
Pare, con tutte le cautele del caso, di trovarci di fronte ad uno scenario caotico che manca di una lettura chiarificatrice. Due cose da tenere presenti, tanto per iniziare. La prima è tornare ridare attenzione al mondo giovanile. La seconda è la responsabilità degli adulti, a cui spetta consegnare il testimone a chi viene dopo. Che testimone siamo pronti a lasciare?

Ps: Senza nulla togliere alle proteste degli studenti romani, c’è qualcosa da aggiungere sulla morte di Lorenzo Parelli. Nelle scuole professionali come quella che frequentava il ragazzo, gli stage e i tirocini sono sempre esistiti, di solito 4 o 5 settimane l’anno in terza classe e circa 11-12 in quarta. Non si tratta, per evitare confusioni, di liceali mandati in fabbrica o di geometri mandati a scaricare sacchi di cemento. Nelle scuole professionali la pratica è fondamentale e quella che fanno a scuola non è sufficiente. Insomma l’alternanza scuola/lavoro in questo caso c’entra poco con il governo Renzi. Il punto principale resta la sicurezza sul lavoro.

[La foto del titolo è di Pauliita ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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