Pronto Soccorso, ultimo atto

Sono mesi che Cittadinanzattiva Lazio insieme a SIMEU Lazio stanno sollecitando, incontrando, dialogando, proponendo soluzioni a una crisi ormai strutturale del Pronto Soccorso nel Lazio, e non solo.
Dal mese di ottobre 2021 tale attività ha avuto una accelerazione dovuta anche alla situazione pandemica. Ma come scritto, detto e sottolineato più volte non è il Covid il problema del Pronto soccorso. E non lo è nemmeno per la medicina territoriale.

In realtà il Covid è stato un acceleratore che ha portato alla luce le crisi strutturali di un servizio sanitario nazionale e regionale ormai logoro, consunto, non più adeguato alle sfide dei cambiamenti e, paradossalmente, dei progressi scientifici, tecnici e medici di questi ultimi 20 anni.
La speranza di vita delle persone è aumentata. La popolazione è tendenzialmente più anziana, pluripatologica con patologie croniche e/o rare, i servizi territoriali sono insufficienti ai bisogni e sono rimasti fermi a 30 anni fa. E il Pronto Soccorso è diventato la cartina di tornasole di un servizio sanitario nazionale al collasso. Ma non si può dire. Non si può dichiarare. Non si deve svelare una verità che è sotto gli occhi di tutti da tempo, ben prima del Covid 19.

Alcuni dati presentati all’audizione tenuta lunedì 17 gennaio presso la VII Commissione Salute della Regione Lazio, alla quale hanno partecipato SIMEU Lazio e Cittadinanzattiva Lazio, potrebbero aiutare a ragionare, a pensare e a riflettere sulle affermazioni appena scritte nero su bianco.

Foto di Michele Federico diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

La Tabella che segue è la attuale situazione del personale medico che opera presso i PS del Lazio con il relativo fabbisogno di risorse professionali.

OSPEDALI Numero di Dirigenti Medici in servizio Strutture su cui si articola la UOC (PS-OBI-TSI-Medicina d’Urgenza) Numero di medici ritenuti necessari per completare l’organico Differenza: teorici-effettivi
G. B. GRASSI   15+Direttore 1 SUMAI a 21h 1 LP 1 pensionato PS-OBI MURG-TSI (lavori in corso) 27 27 medici teorici – 19 medici effettivi = 8 medici mancanti + 3 (sumai, lp, pensionato)
ASL FR di cui Ospedale F.Spaziani Polo Unificato Frosinone-Alatri   23 medici totali:   PS Alatri: 6 medici PS Frosinone: 11 MEU Alatri: 3 MEU Frosinone: 3 Alatri PS-MURG   Frosinone PS-MURG    (non attiva la TSI a Frosinone per mancanza di personale medico) 35 medici totali:   PS Alatri: 10 PS Frosinone: 18 MEU Alatri: 3 MEU Frosinone: 4 20 mancanti   di cui Frosinone/Alatri  35 medici teorici – 23 medici effettivi = 12 medici mancanti
AO San Camillo Forlanini   MURG+PS-OBI: 21 medici;   TSI: 10 medici. 2 UOS (medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso – OBI)   La MURG ha nel suo interno 8 letti di TSI UOS PS (60.000 accessi/anno) 5+16 (21) medici   OBI (11 PL) = 4 (3,96) medici   Medicina d’Urgenza (24 PL) + 8 letti TSI = 12 37 medici teorici – 31 medici effettivi = 6 medici mancanti
Osp S. Paolo DEA I Osp Padre Pio PS   ASLRoma 4     25 medici: 7 tempo indeter 1 tempo determ 15 libero profess (solo 3 danno disponibilità oltre 10 turni mensili)   25 medici 1 tem deter 15 libero profess
Pronto Soccorso Civitacastellana   6 medici: 4 tempo indeter 2 libero profess  PS+OBI 4 medici mancanti differenza teorici-effettivi: -4 + 2 libero profess
Pronto Soccorso Tarquinia   4 medici: 2 tempo indeter 2 libero profess PS+OBI 6 medici mancanti differenza teorici-effettivi: -6 + 2 libero profess
Osp Terracina Osp Fondi     Terracina 4 medici (compreso il primario) di cui 2 con 104.   Fondi 5 medici Terracina PS ( OBI ancora non attiva)   Fondi PS Terracina 12 medici (esclusa OBI 3 medici)   Fondi 10 medici   Terracina 12 medici teorici – 4 medici effettivi = 8 medici mancanti (senza considerare 104 e obi)   Fondi 10 medici teorici- 5 medici effettivi = 5 medici mancanti
Osp San Pietro Fatebenefratelli   9 medici (in ps esiste anche sala chirurgica e ortopedica con copertura h 24 gestita dai colleghi di quelle discipline) PS, OBI, MURG 9 medici (70% dei medici in graduatoria per MI) 0 mancanti
San Camillo de Lellis RI   19  (2 gravidanze ed 1 LP)   PS -OBI-MURG 5 7 + 1 lp
POLICLINICO CASILINO DEA I   24 + Direttore di cui 4 non specialisti)   PS- OBI/HA- MURG (attualmente non attiva per mancanza Medici) 34 34 medici teorici – 24 medici effettivi = 10 medici mancanti + 4 non specialisti
Frascati   12 + 1 resp, dovrebbero essere 13+1 di cui: 6 lp (che NON forniscono orario completo!); PS-OBI Il numero di Medici necessario per completare l’organico è: 7 14 medici teorici – 7 medici effettivi = 7 medici mancanti
Osp M.G. Vannini   PS: 14 medici più 3 gravidanze (attualmente non sostituite)   MURG: 6 medici + 1 responsabile attuale PS-OBI-MURG-TSI (1 isolamento) PS: 20 medici + 1 responsabile   MURG: 7 medici + 1 responsabile PS: 21 medici teorici – 14 medici effettivi = 7 medici mancanti   MURG: 8 medici teorici – 7 medici effettivi = 1 medici mancanti
DEA Campus Biomedico   16   PS, OBI, TSI, MURG 19 19 medici teorici – 16 medici effettivi = 3 medici mancanti
TIVOLI DEA I   9 medici PS, OBI, MURG PS: min 18 max 21 OBI: 6 MURG: 7   31/34 medi teorici – 9 medici effettivi = 22/25 mancanti
MONTEROTONDO   2 medici PS 7 7 medi teorici – 2 medici effettivi = 5 mancanti
SUBIACO   4 PS 7 7 medi teorici – 4 medici effettivi = 3 mancanti
COLLEFERRO   8 PS-OBI-MURG PS: 12 OBI 6 MURG 6 Totali 24 24 medi teorici – 8 medici effettivi = 16 mancanti
PALESTRINA   7 PS-OBI PS   12 OBI 6 18 medi teorici – 7 medici effettivi = 11 mancanti
Santa Maria  Goretti LT     22 medici (a novembre con l’inizio delle scuole di specializzazione e un pensionamento saranno 16) PS-OBI-TSI-MURG 26 26 medici teorici – 22 medici effettivi = 4 medici mancanti      a novembre 26-16=10
PTV   PS 12 medici + 1 a 4 ore OBI-MU: 10 medici + 1 in maternità PS-OBI-MURG PS (per 3 box H24): 18 medici     OBI-MU: 20 medici   PS 18 medici teorici – 12 medici effettivi = 6 medici mancanti   OBI-MURG 20 medici teorici – 11 medici effettivi = 9 medici mancanti  
PO Subiaco   3 tempo indeter 1 medico temporeneamente in servizio presso HUB DEATivoli PS 5+1 responsabile 6 medici teorici – 3 medici effettivi = 3 medici mancanti (2 se riassegnazione medico a Tivoli)
PO Dono Svizzero, Formia, DEA I   10 medici a tempo pieno, 1 medico in regime PARTIME (24 ore/sett), 1 medico a 24 ore che possono essere estese a 38 ore settimanali PS, OBI, MURG 20 20 medici teorici – 12 medici effettivi = 8 medici mancanti + 2 medici part time
Osp S. Pertini   30 medici    PS-OBI-MURG-BOARDING 1 E 2 (60 pz) 36 36 medici teorici – 30 medici effettivi = 6 medici mancanti
Osp Velletri   11 medici (4 lp)   PS-OBI 13 13 medici teorici – 11 medici effettivi = 2 medici mancanti + 4 lp
NOC   22 medici PS-MURG 38 38 medici teorici – 22 medici effettivi = 16 medici mancanti
Osp Acquapendente   4 PS 5 5 medici teorici – 4 medici effettivi = 1 medici mancanti
Osp Belcolle VT   19 medici: 12 tempo ind 7 lp (da novembre 6 lp) PS-OBI-MURG 30 30 medici teorici – 18 medici effettivi = 12 medici mancanti + 6 LP
Gemelli   34: 25 tempo ind 6 tempo deter 1 specializz 1 lp 1 cococo PS-OBI-MURG-TSI 5 5 medici mancanti + 6 tempo deter + 1 special + 2 lp    
Anzio 12+1 PS-OBI 13+1 1 mancante
S Spirito 21 (di cui 1 in ferie prepens, 1 in malattia, 1 esonerato) PS-OBI-MURG-TSI (non attiva per carenza medici)-AMB PNEUMO 27 9
San Giovanni       7
S Andrea 32 di cui 23 tempo indeter 2 aspettative 1 in comando altra azienda 1 malattia long COVID 2 contr COVID 5 tempo determ   PS, TSI   9 mancanti
S Eugenio 29 PS, MURG, TSI 34 34 medici teorici – 29 medici effettivi = 5 medici mancanti
Umberto I       5 mancanti (da concorso)
San Carlo di Nancy 6 (da novembre 4 perché 1 pensionamento e 1 trasferimento) PS   7 mancanti
ARES 118       35 mancanti (da concorso)
39 OSPEDALI + 118       357 medici mancanti

Il totale del personale medico (non è conteggiato quello infermieristico) mancante è pari a 357 medici di PS nel Lazio. Tale fabbisogno non sarà coperto per anni. Le cause, alcune delle cause, le accenno brevemente.

Programmazione, formazione e dignità del ruolo professionale
Quando anni fa si è avviata la programmazione del fabbisogno di personale e a questa si è strettamente correlata la formazione del personale sanitario, la partita è stata giocata guardando all’immediato. Numero chiuso nelle università, privilegio di alcune “specialità” a scapito di altre, poca attrattività di alcune “specialità”. Un esempio clamoroso è proprio quello del medico di PS, che deve fare quello e niente altro. Per niente altro intendo la possibilità che hanno altri specialisti di costruirsi anche percorsi privati lavorando nel servizio sanitario pubblico.

Inoltre il combinato disposto del non governo del territorio e del ruolo del medico di base (e del pediatra di libera scelta) hanno prodotto, unitamente alla “liberalizzazione” delle cure territoriali il fenomeno dell’inappropriatezza all’accesso al PS.

Altri dati. Altre Tabelle. Questi sono dati presentati da Cittadinanzattiva Lazio e SIMEU Lazio nel Rapporto sui PS nel Lazio a dicembre 2019. Sono i numeri dei Pronto Soccorso monitorati incrociando gli accessi totali nel 2018, il numero dei medici suddivisi per tipologia di contratto presso ogni struttura e il rapporto tra casi seguiti e medici.

NOME STRUTTURA ACCESSI TOTALI NUMERO MEDICI PS A TEMPO INDETERMINATO MEDICI  PS A TEMPO DETERMINATO MEDICI PS A CONTRATTO LIBERO PROFESSIONALE TOTALE MEDICI PS RAPPORTO CASI MEDICO/PAZIENTE  
PRONTO SOCCORSO              
OSPEDALE PARODI DELFINO COLLEFERRO ASL RM5   23.354 9 0 0 9 2.594,88  
OSPEDALE CONIUGI BERNARDINI PALESTRINA ASL RM 5   34.710 8 2 0 10 3.471    
OSPEDALE TERRACINA ASL LATINA   32.500 5 1 1 7 4.642.85  
OSPEDALE FONDI ASL LATINA   21.245 3 2 0 5 4.249  
DEA 1 LIVELLO              
POLICLINICO TOR VERGATA 48.441 20 7 0 27 1.794,11  
SANTO SPIRTO ROMA ASL RM 1 37.295 20 1 0 21 1.775,95  
S. CAMILLO DE LELLIS RIETI 41.068 21 0 0 21 1.955,61  
OSPEDALE SANTA SCOLASTICA CASSINO 42.394 11 1 1 13 3.261,07  
BELCOLLE VITERBO 47.000 11 0 9 20 2.350  
NUOVO OSPEDALE DEI CASTELLI ASL RM6 2.214 12 0 2 14 158,14  
OSPEDALE S. GIOVANNI TIVOLI ASL RM5 37.071 8 1 0 9 4.119  
SANT’EUGENIO ASL RM2 61.938 29 1 0 30 2.064,6  
OSPEDALE SANDRO PERTINI ASL RM2 64.942 25 1 0 26 2.497,76  
OSPEDALE SAN PAOLO CIVITAVECCHIA ASL RM4 22.825 3 2 3 8 2.853,12  
AO SANT’ANDREA ROMA 52.227 25 1 0 26 2.008,73  
POLICLINICO CASILINO 83.640 30 0 3 33 2.534,54  
OSPEDALE SAN FILIPPO NERI ASL RM1 31.251 20 0 0 20 1.562,55  
OSPEDALE GRASSI OSTIA ASL RM3 55.606 17 1 2 20 2.780,3  
DEA 2 LIVELLO                
POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI ROMA 82.700 20 9 3 32 2.584,37  
AO SAN CAMILLO ROMA 51.260 30 0 0 30 1.708,66  
AO SAN CAMILLO ROMA PS PEDIATRICO 14.560 14 0 0 14 1.040  
AO SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA 58.625 29 0 0 29 2.021,55  
POLICLINICO UMBERTO 1 138.934 28 9 0 37 3.754,97  
SANTA MARIA GORETTI DI LATINA 58.682 21 7 2 30 1956,06  
TOTALE              

Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

La tipologia di contratto dei medici di Pronto Soccorso nelle strutture monitorate nel Lazio.

  PRONTO SOCCORSO DEA 1 LIVELLO DEA 2 LIVELLO TOTALE
MEDICI TEMPO INDETERMINATO 25 252 142 419
MEDICI TEMPO DETERMINATO 5 16 25 46
MEDICI CONTRATTO LIBERO PROFESSIONALE 1 20 5 26
TOTALE 31 288 172  

Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

La ripartizione dei casi seguiti nel 2018 nei Pronto Soccorso monitorati nel Lazio.

  PRONTO SOCCORSO DEA 1 LIVELLO DEA 2 LIVELLO TOTALE
CODICI BIANCHI 1.932 13.143 12.725 27.800
CODICI VERDI 67.444 394.044 265.859 727.347
CODICI GIALLI 31.004 158.041 107.762 296.807
CODICI ROSSI 2.981 23.314 17.514 43.809
TOTALE 103.361 588.542 403.860  

Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

La suddivisione per fasce di età dei medici delle strutture monitorate nel Lazio.

  PRONTO SOCCORSO DEA 1 LIVELLO DEA 2 LIVELLO TOTALE
MEDICI TRA 30-40 ANNI 2 62 43 107
MEDICI 41-50 ANNI 6 104 75 185
MEDICI 51-60 13 81 38 132
MEDICI OVER 60 11 21 16 48
TOTALE 32 268 172 472

Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

Da queste ultime Tabella si possono sviluppare alcuni ragionamenti, non certo finali, ma molto interessanti. In questo Rapporto vogliamo puntare però i riflettori su alcuni assi strategici di possibile sviluppo, intervento, azione.

Il primo è il tema del personale sanitario.

Risulta evidente che, accanto a investimenti di carattere tecnologico e all’innovazione di nuovi strumenti di gestione (come le app appena avviate nei PS di Rieti e del San Camillo di Roma per la comunicazione tra il servizio e i parenti in attesa) il primo e prioritario intervento riguarda l’area del personale sanitario quanto a numero di medici (e operatori sanitari) da impiegare in questo fondamentale servizio.

Il secondo è il tema della integrazione tra ospedale e territorio, tra sociale e sanitario, tra enti locali e ASL (e Aziende Ospedaliere)

E’ necessario riportare la seguente Tabella:

  PRONTO SOCCORSO DEA 1 LIVELLO DEA 2 LIVELLO TOTALE
CODICI BIANCHI 1.932 13.143 12.725 27.800
CODICI VERDI 67.444 394.044 265.859 727.347
CODICI GIALLI 31.004 158.041 107.762 296.807
CODICI ROSSI 2.981 23.314 17.514 43.809
TOTALE 103.361 588.542 403.860 1.095.763

Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

I dati sono evidenti. E ci dicono che su 1.095.763 di interventi nelle 24 strutture monitorate su dati 2018, i Codici bianchi erano il 2,54%; i Codici Verdi erano il 66,38%, i Codici Gialli il 27,09% e i Codici Rossi il 4% del totale degli interventi. Sommando il totale dei Codici Bianchi con quello dei Codici Verdi, si toccava il 68,92% del totale.

Si apre quindi, si conferma se vogliamo, il dato della necessità della appropriatezza dell’uso del Pronto Soccorso e del rapporto con le strutture territoriali e con i professionisti territoriali.

Questo è e rimane un punto ineludibile per affrontare in modo compiuto la migliore organizzazione dei servizi di emergenza-urgenza; l’uso più appropriato degli operatori sanitari: una corretta informazione-comunicazione verso i cittadini e, in ultima analisi, l’accesso ai servizi sanitari nella nostra Regione.

  TOTALE
CODICI BIANCHI 2,54%
CODICI VERDI 66,38%
CODICI GIALLI 27,09%
CODICI ROSSI 4,00%
TOTALE 100

 Fonte: Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato – SIMEU, 2019

Sulla base dei dati ufficiali di attività dei Pronto Soccorso, delle segnalazioni che Cittadinanzattiva tramite la rete Tribunale per i diritti del malato riceve e sulle problematiche legate anche alla carenza del personale sanitario, va affrontato in modo sinergico, complessivo e innovativo il tema dell’accesso ai servizi sanitari. Il rischio è quello di avere solo il Pronto Soccorso come punto unico di riferimento per i cittadini.

Foto di Michele Federico diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Quello che fotografiamo oggi è il segnale chiarissimo di una difficoltà di accesso ai servizi territoriali, un uso probabilmente improprio al Pronto Soccorso, un’incapacità a fare da filtro in modo efficace per una serie di situazioni che potrebbero/dovrebbero essere gestite in altri luoghi.

Le stesse situazioni di accesso da strutture tipo le RSA in Pronto Soccorso segnalate dai medici del Pronto Soccorso sono un esempio, un campanello di allarme della situazione che rischia di non essere correttamente governata, seguita, gestita.

Il terzo tema è quello del territorio come luogo di governo delle azioni di politiche pubbliche

Qui il discorso è più complicato. Ma necessario. Lo accenniamo in forma breve perché riteniamo che, insieme agli altri due sopra citati, debba essere il punto di confronto con tutti i soggetti istituzionali, a partire dalla Regione Lazio passando per i Comuni, le ASL e le A.O., i Distretti sanitari, gli operatori sanitari del territorio e quelli ospedalieri, le associazioni di malati cronici e rari, le organizzazioni civiche.

L’area emergenza-urgenza non può più essere vista, ispezionata o pensata come avulsa dal contesto complessivo nella organizzazione dei servizi sanitari.

Storicamente nel Lazio la città di Roma ha avuto e ha ancora una forte centralità dovuta al numero di abitanti rispetto alla Regione Lazio nel suo complesso; ha avuto e ha un numero rilevante di offerta sanitaria pubblica, privata e privata accreditata; ha un’attrattiva potenziale anche da altre Regioni per le eccellenze che devono però essere messe a sistema-

Se guardiamo alla città di Roma e ai quadranti che la compongono esistono delle criticità in ordine ad alcuni di questi: il quadrante EST di Roma rappresenta una sfida e un’opportunità rilevante dal punto di vista del governo della salute pubblica.

Dai dati raccolti – facciamo un esempio concreto per rendere l’idea – abbiamo il Policlinico Umberto 1 come la struttura che ha effettuato maggiori interventi nel Pronto Soccorso nel 2018 (oltre 138.000). Se spostiamo lo sguardo a EST troviamo altre tre strutture monitorate: il Pertini, il Policlinico Casilino e il Policlinico Tor Vergata.

I dati sono “sorprendenti” per chi non conosce il territorio.

Pertini accessi nel 2018: 64.942. Tor Vergata  48.441. Policlinico Casilino 83.640. Il Policlinico Casilino è il secondo Pronto Soccorso come numero di accessi tra quelli monitorati.

  NOME STRUTTURA ACCESSI TOTALI Zone ROMA E ALTRE CLASSIFICA RIVISTA
         
1 POLICLINICO UMBERTO 1 138.934 ROMA CENTRO  
2 POLICLINICO CASILINO 83.640 ROMA EST  
3 POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI ROMA 82.700 ROMA NORD  
4 OSPEDALE SANDRO PERTINI ASL RM2 64.942 ROMA EST  
5 SANT’EUGENIO ASL RM2 61.938 ROMA SUD  
6 SANTA MARIA GORETTI DI LATINA 58.682 LATINA  
7 AO SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA 58.625 ROMA CENTRO  
8 OSPEDALE GRASSI OSTIA ASL RM3 55.606 ROMA OVEST  
9 AO SANT’ANDREA ROMA 52.227 ROMA NORD  
10 AO SAN CAMILLO ROMA 51.260 ROMA OVEST  
11 POLICLINICO TOR VERGATA 48.441 ROMA EST  
12 BELCOLLE VITERBO 47.000 VITERBO  
13 OSPEDALE SANTA SCOLASTICA CASSINO 42.394 FROSINONE  
14 S. CAMILLO DE LELLIS RIETI 41.068 RIETI  
15 SANTO SPIRTO ROMA ASL RM 1 37.295 ROMA CENTRO  
16 OSPEDALE S. GIOVANNI TIVOLI ASL RM5 37.071 TIVOLI  
17 Ospedale Coniugi Bernardini 34.710 PALESTRINA  
18 Ospedlae Terracina 32.500 TERRACINA  
19 OSPEDALE SAN FILIPPO NERI ASL RM1 31.251 ROMA NORD  
20 Ospedale Fondi 24.245 FONDI  
21 Ospedale Parodi Delfino Colleferro 23.354 COLLEFERRO  
22 OSPEDALE SAN PAOLO CIVITAVECCHIA ASL RM4 22.825 CIVITAVECCHIA  
23 AO SAN CAMILLO ROMA PS PEDIATRICO 14.560 ROMA OVEST  
24 NUOVO OSPEDALE DEI CASTELLI ASL RM6 2.214 CASTELLI  

Accorpando il PS Pediatrico del San Camillo, la classifica degli accessi è così composta.

NOME STRUTTURA ACCESSI TOTALI Zone ROMA E ALTRE
     
Policlinico Umberto 1 138.934 ROMA CENTRO
Policlinico Casilino 83.640 ROMA EST
Policlinico Agostino Gemelli Roma 82.700 ROMA NORD
Ao San Camillo 65.820 ROMA OVEST
Ospedale Sandro Pertini Asl Rm2 64.942 ROMA EST
Sant’eugenio Asl Rm2 61.938 ROMA SUD
Santa Maria Goretti Di Latina 58.682 LATINA
Ao San Giovanni Addolorata Roma 58.625 ROMA CENTRO
Ospedale Grassi Ostia Asl Rm3 55.606 ROMA OVEST
Ao Sant’Andrea Roma 52.227 ROMA NORD
Policlinico Tor Vergata 48.441 ROMA EST
Belcolle Viterbo 47.000 VITERBO
Ospedale Santa Scolastica Cassino 42.394 FROSINONE
S. Camillo De Lellis Rieti 41.068 RIETI
Santo Spirto Roma Asl Rm1 37.295 ROMA CENTRO
Ospedale S. Giovanni Tivoli Asl Rm5 37.071 TIVOLI
Ospedale Coniugi Bernardini 34.710 PALESTRINA
Ospedlae Terracina 32.500 TERRACINA
Ospedale San Filippo Neri Asl Rm1 31.251 ROMA NORD
Ospedale Fondi 24.245 FONDI
Ospedale Parodi Delfino Colleferro 23.354 COLLEFERRO
Ospedale San Paolo Civitavecchia Asl Rm4 22.825 CIVITAVECCHIA
Nuovo Ospedale Dei Castelli Asl Rm6 2.214 CASTELLI

Da questi dati di accesso ai Pronto Soccorso è possibile immaginare gli interventi necessari per massimizzare la capacità di risposta, di appropriatezza, di capacità di risposta ai bisogni dei cittadini e anche degli operatori sanitari?

È evidente a chi fa ricerca sociale, economica e sanitaria immaginare un modo diverso, integrato, inclusivo e che utilizzi tutte le reti sociosanitarie esistenti ma oggi slegate, non connesse, frammentate?

Solitamente il nostro movimento al termine di lavori come questo fa proposte per come agire. Qui abbiamo la netta impressione che si debba ragionare sui dati insieme con tutti gli attori del sistema che non sono solo attori sanitari. Anzi. Ma che la platea dei soggetti da coinvolgere sia molto più ampia e meno settoriale.

Qui si tratta di ragionare su politiche pubbliche che si devono interfacciare concretamente, che devono modificare l’approccio, la visione e anche, in definitiva, il “mandato” per il quale sono nate e si sono sviluppate.

Qui stiamo chiedendo, per iniziare un nuovo corso, di riformare la visione del sistema sanitario pubblico mettendolo al centro delle scelte delle politiche pubbliche, anche ad esempio di quelle urbanistiche. Non si può infatti immaginare di costruire nuovi quartieri senza immaginare i servizi che dovrebbero afferire a quel territorio.

Foto di Michele Federico diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

L’esempio del quadrante EST di Roma è emblematico: quartieri creati a partire dai primi anni del 2.000, forte presenza di persone immigrate, livello culturale, urbanizzazione e mobilità, insieme a determinanti di salute come la cronicità o di situazioni socioeconomiche più o meno sfavorevoli incidono drasticamente su questo universo.

Analogo ragionamento va posto per le realtà fuori dal Raccordo Anulare, le “province” dell’impero come molti definiscono i territori fuori da Roma.

Quale risposta dare? Quali interventi mettere in atto? E quali soggetti coinvolgere nel pensare i nuovi servizi? Ecco, forse per la prima volta non chiediamo interventi puntuali su quello o quell’altro aspetto (non solo). Chiediamo di immaginare, costruire, avere una visione del futuro condivisa..

La pena che ci spetta, a tutti, è quella di continuare a sentirci tutti, nessuno escluso, in frontiera, in perenne lotta gli uni con gli altri: operatori sanitari contro cittadini, istituzioni contro istituzioni, territori contro territori.

Cittadinanzattiva Lazio rifiuta questo approccio, cosciente che il bene pubblico della salute è patrimonio comune e che la sua organizzazione, implementazione, sviluppo dipende dalla capacità di fare squadra nel rispetto reciproco dei ruoli e delle funzioni. Simeu Lazio è parte di questo processo perché ha compreso le sfide, la strada strettissima che abbiamo davanti, ma anche l’opportunità di creare servizi sociosanitari adeguati alla sfida della nostra Carta Costituzionale. Per questo siamo qui. Nonostante tutto. Ancora oggi.

Queste erano le conclusioni del Rapporto presentato a dicembre 2019. Cosa è cambiato? Il Covid si è rivelato come marcatore delle deficienze di un servizio sanitario regionale e in particolare ha colpito duramente, oltre che la vita delle persone, il PS, la medicina di base e l’assistenza territoriale.

Il lavoro nel PS non è attrattivo. Chi lavora in PS è tendenzialmente avanti con l’età, le classi di età maggiormente rappresentate sono 41-50 anni, seguita dalla fascia età 51-60. Mancava il personale prima del Covid. Continua a mancare il personale durante il Covid. E mancherà il personale anche dopo il Covid.

Le distorsioni del sistema.

I dati di accesso prima della modifica dei codici di accesso parlano chiaro. Su 24 PS nel Lazio su dati accesso 2018 abbiamo:

  PRONTO SOCCORSO DEA 1 LIVELLO DEA 2 LIVELLO TOTALE
CODICI BIANCHI 1.932 13.143 12.725 27.800
CODICI VERDI 67.444 394.044 265.859 727.347
CODICI GIALLI 31.004 158.041 107.762 296.807
CODICI ROSSI 2.981 23.314 17.514 43.809
TOTALE 103.361 588.542 403.860 1.095.763
  TOTALE
CODICI BIANCHI 2,54%
CODICI VERDI 66,38%
CODICI GIALLI 27,09%
CODICI ROSSI 4,00%
TOTALE 100

Anche “scorporando” parte dei Codici Verdi nei nuovi codici avremmo, se questi fossero gestiti dal territorio, una diminuzione sensibile, accettabile e quasi sostenibile di carichi di lavoro per il personale ridotto del PS.

In sostanza su 1.095.763 persone che sono andate nei PS del Lazio abbiamo un numero rilevantissimo che può essere definito “inappropriato”.

Qui dobbiamo aprire una finestra sulla medicina di base. Quattro anni fa i medici di medicina di base nel Lazio erano circa 4.400. Di questi solo 16 (sedici) avevano tra i 26 e i 44 anni. Oltre il 70%, pari a poco più di 3.000 medici, erano Over 60 anni. Dal 1° gennaio 2022 sono andati in pensione circa 400 medici. Se ipotizziamo che ognuno di questi, avendo un’anzianità di lavoro, avesse circa 1.000 assistiti avremmo che circa 400.000 cittadini del Lazio dovrebbero cambiare medico di base.

Le regioni del Nord Italia erano messe peggio del Lazio sulla medicina di base. A dicembre la Regione Piemonte e la Regione Veneto hanno alzato a 1.800 il massimale dei medici di base. Come Cittadinanzattiva Lazio riteniamo non adeguata tale scelta. Un inciso anche qui: i medici di base “nuovi” non ci sono e non ci saranno prima di anni.

Il tema della medicina di base è strettamente correlato al tema dell’accesso al PS. Perché determina cosa è il PS per i cittadini. Per i cittadini il PS è la porta di accesso universale alle cure. Sempre aperta. Sempre disponibile. Sempre attiva. Per questo, anche per questo, che si trovano i numeri di accessi “inappropriati” al PS nel Lazio.

Il PS è il luogo dove i cittadini concretamente riconoscono l’idea dell’universalismo delle cure, è il biglietto da visita della qualità dei servizi sanitari, è inferno e paradiso allo stesso tempo perché come luogo aperto non è stato curato negli anni da nessuno o da pochi.

Il fenomeno del “boarding” (termine inglese che nasconde un ormai inaccettabile parcheggio sine die del paziente in attesa di posto letto in reparto) grava sul personale del PS e sul paziente. Oltre che sui familiari che non sanno cosa succede per ore se non per giorni al proprio familiare.

E tale fenomeno di parcheggio/accatastamento di pazienti si ripete a ogni situazione di “crisi” stagionale da influenza, da colpi di calore in estate e ora da due anni da Covid. Tale situazione, da noi segnalata e denunciata più volte, non è più sostenibile. Per questo che le proposte che con SIMEU stiamo portando avanti sono possibili soluzioni operative a una situazione più complessa che deve essere assunte da tutti gli attori in campo come prioritaria.

Foto di CFM diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Le proposte

Sul personale siamo coscienti, ma credo che vada dichiarato pubblicamente perché altrimenti si rappresenta una realtà che non esiste, che il personale sanitario per e di PS non c’è e non ci sarà prima di qualche anno a condizione che si attivino anche dal punto dei percorsi formativi e contrattuali netti cambiamenti, miglioramenti e incentivi.

Oggi, per mettere una “toppa”, sarebbe utile inviare su base volontaria gli specializzandi nei PS per la gestione dei casi Codice 4-5 (i più semplici) al fine di sollevare da prestazioni meno “urgenti” il personale del PS. Gli specializzandi avrebbero l’occasione di fare gavetta e di avviarsi in un percorso formativo utile per il futuro.

Il boarding: le persone in attesa di posto letto e sostanti presso i locali del PS devono essere prese in carico dal personale del reparto di destinazione. Tale modalità organizzativa solleverebbe, di nuovo, il personale del PS da ruoli e funzioni “inappropriati”.

Ripeto però che le questioni che aiuteranno a far progredire o a far morire il PS sono:

  1. la formazione del personale per l’accesso alla professione;
  2. contratti, incentivi e un adeguato status
  3. riforma della medicina del territorio

I temi sopra citati sono le condizioni per poter permettere una azione strutturale che impatti positivamente sul servizio PS. Il rischio vero, reale, drammatico è che il personale del PS via via si dimetta, lasci il PS per andare in altri “luoghi” e ci si debba ingegnare per magari “appaltare” il PS a privati, cooperative o altro.

Le segnalazioni che Cittadinanzattiva Lazio riceve dai diversi territori ci raccontano di situazioni spesso insopportabili. Dal mio punto di vista tale situazione è grave. Ma non si faccia l’errore o si cerchi l’alibi che è colpa del Covid. Ribadisco con forza che il PS è così da prima del Covid. Se non credete ai nostri dati, Rapporti, segnalazioni andate a vedere i dati Agenas o i dati ISTAT. In percentuale sono sovrapponibili ai nostri.

Ma dietro ogni percentuale ci sono persone in carne e ossa. Ci sono da un lato professionisti che, nei diversi ruoli, assolvono al loro compito con professionalità, dedizione e amore per il loro lavoro. Dall’altro ci sono persone che si affidano, che mettono la loro vita in mano a persone che, pur non conoscendole, sentono come un patrimonio comune che va curato, preservato e rinvigorito.

Al PS in questi lunghi anni è mancata la cura. Quella cura che nonostante tutto nei PS si cerca ogni giorno di dare. Con o senza Covid.

Come organizzazione civica che promuove la partecipazione alla vita pubblica e la tutela dei diritti dei cittadini abbiamo un dovere di informazione verso tutti al fine di assumere e far assumere le migliori scelte sulle politiche pubbliche. Sul PS siamo stati chiari. Da sempre. E continueremo a esserlo. Anche perché, di fronte a legittimi tentativi di trovare soluzioni temporanee e poco efficaci (mi riferisco alla ricerca di medici stranieri fatta l’altro giorno dalla Regione Lazio), il problema è profondamente, strutturalmente e evidentemente più profondo.

Intervenire sul PS è un pezzo del lavoro da fare. Altro nodo che deve essere affrontato è la medicina di base/territoriale. Non mi appassiona il tema del “come” e quindi la domanda che svia dall’obiettivo pubblico: il medico di base deve essere dipendente dal servizio sanitario o mantenere la libera professione? Sinceramente è la domanda sbagliata che pone al centro non il servizio da rendere al cittadino, ma il ruolo e le legittime aspettative di professionisti.

Qui ribadisco un concetto. Il mondo e le situazioni cambiano molto velocemente. I nostri “sistemi” di governo delle politiche pubbliche sono invece rigidi, vecchi e non più rispondenti ai reali bisogni. Qui si deve aprire una riflessione sul ruolo della medicina di base e sulla pediatria. Si deve aprire un confronto a 360° sul futuro della sanità che metta le basi del futuro su alcuni concetti chiave quali: prevenzione, stili di vita, educazione sanitaria. E il corollario, non il focus, sono le professioni sanitarie.

Il limite di questi anni delle politiche sanitarie è stato ed è il forte sbilanciamento sulle professioni e il relativo focus sulle “prestazioni”, sui DRG, sul sistema della tariffazione della malattia dove in sostanza e in modo “brutale” quello che si deve conteggiare è la malattia e la monetizzazione degli interventi.

La prevenzione e il territorio che doveva essere il volano dello sviluppo delle politiche pubbliche in campo socio sanitario sono marginali. E restano tali. Altro che tutti oggi, anche quelli che hanno “programmato” il sistema, parlano di territorio.

Oggi arriva il PNRR. Se non si cambia modo di pensare, di programmare, di guardare al mondo come sarà tra 30 anni costruiremo Case delle Comunità cambiando targa a scatole vuote o a strutture che verranno recuperate ma senza avere il personale sanitario che le fa funzionare. Ma soprattutto senza avere una modalità nuova di affrontare le sfide.

Se non si punta su una visione flessibile ai bisogni dove l’innovazione tecnologica è strumento e non fine, dove le professioni e i ruoli sanitari devono modificarsi radicalmente e rapidamente perché le sfide di salute e del sociale si giocano dentro le mura delle case delle persone e nelle comunità locali, dove i luoghi di cura (come il PS) devono essere “curati” con costanza, con attenzione e con atti concreti, se tutto questo non accadrà andremo incontro a anni difficili dove le differenze, le diseguaglianze e le difformità tra territori, tra persone e tra professioni si amplieranno creando l’humus per una esclusione sociale senza precedenti.

Da qui la centralità di interventi di governo sulle politiche socio sanitarie non più prescindibili. Il PNRR è uno strumento. Non è il fine. Ma, per governare quello che potrebbe essere, serve una visione di lungo periodo che abbracci, consideri e metta in campo tutte le intelligenze, le sensibilità e le competenze possibili. L’impressione che ho è che si faccia e si spenda molto in “comunicazione politica” e molto poco in atti concreti di partecipazione delle comunità alle scelte sistemiche evitando il rischio del confronto, del conflitto e della revisione di scelte sulla base di dati oggettivi.

Allora oggi per noi il sostegno che stiamo dando al PS e ai suoi professionisti è un segnale molto chiaro: stiamo proponendo, mentre difendiamo un luogo di cura aperto H24, un servizio sanitario pubblico che metta al centro la qualità, la competenza e le capacità. Stiamo proponendo, mentre difendiamo il lavoro dei professionisti, un modello di reale presa in carico che a parole tutti predicano ma pochi praticano. Vedere i dati di accesso impropri al PS.

E la via non è la solita, paternalistica, preconciliare tassa da 25 euro da applicare al cittadino se va in PS un codice bianco (oggi codice 5…). Perché allora seguendo questa logica dovremmo cominciare a fare e far fare verifiche, controlli e ispezioni a tutto campo su tutto il mondo che gita intorno alla sanità. Se si vuole questo lo si può fare. È una via. Non risolverà nulla. Ma si può anche pensare per dare un’ulteriore “immagine” di attenzione ai “cittadini”. Ripeto: la sfida è strutturale, complessiva, finale.

Abbiamo questo obiettivo e lo raggiungeremo costruendo insieme a chi ha volontà, capacità e competenze da mettere in gioco per un servizio sanitario pubblico di qualità, aperto alle innovazioni, efficiente, solidale e universale.

[Elio Rosati è segretario di Cittadinanzattiva Lazio]

[La foto del titolo è di Fabio Venni ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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