Le Lega a Roma lascia Michetti per Calenda?

Il casuale incontro di ieri tra Carlo Calenda e Matteo Salvini nel popolare, ma anche ben frequentato, mercato della domenica romano ha fatto rizzare molte orecchie, nella sinistra e nella destra romane. Siamo a Porta Portese: folla, bancarelle ma anche qualche giornalista e gli immancabili telefonini che poi rilanceranno tutto sui social e, da lì, per le varie ed infinite vie dell’informazione un po’ ovunque.
Il breve incontro, che dalle immagini sembra affettuoso ma virile – un gran scambiarsi schiaffetti sul collo e far pugno contro pugno – non può non produrre poi sui social ironiche e reciproche prese di distanza e sfottò.

A dire il vero, a condividerlo è Calenda su twitter con un tono vagamente provocatorio: «Il ragazzetto faceva lo spiritoso e stamattina siamo stati a trovarlo. Dal vivo tiene le penne basse. Bene così».
Subito Salvini risponde: «Calenda? Un ricco e viziato signore, che oggi al mercato di Porta Portese non si filava nessuno (a differenza di tanti commercianti e cittadini che incitavano e ringraziavano me e la Lega) e che per esistere ha dovuto attraversare trafelato la strada».
Segue ulteriore replica, che vi risparmiamo nella sua interezza in cui Calenda dà a Salvini del bullo di cartapesta.

La cosa ha ovviamente monopolizzato l’attenzione a scapito degli altri candidati, Enrico Michetti compreso, che in teoria sarebbe il candidato di Salvini: certo più di Fratelli d’Italia, ma ufficialmente sostenuto e collegato alle liste della Lega, da quando è stato presentato in pompa magna da tutta la coalizione di centro destra in un tandem con la Simonetta Matone.

Poi oggi leggiamo sui giornali una notevole dichiarazione di Giancarlo Giorgetti: ministro, numero due (qualcuno dice: quasi uno) della Lega sin dai tempi di Bossi. Interrogato su come andranno le elezioni romane, risponde senza troppi giri di parole: «Dipende da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Nei quartieri del centro penso che sarà un flusso significativo. Ma non so come ragionino le periferie. Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere. E, al netto delle esuberanze, mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”.

Il giornalista chiede premuroso di prendere in considerazione l’ipotesi che possa arrivare al ballottaggio Michetti, e Giorgetti, secco: «Beh vince Gualtieri!»

Qualche giorno fa Calenda ha fatto un’apertura al centro destra ( o ai suoi elettori) proponendo come suo vice Guido Bertolaso, e Giorgetti ancora oggi dichiara che Bertolaso sarebbe stato il sindaco giusto.
Che Michetti non fosse un candidato forte lo avevamo capito da un po’; che la campagna elettorale non fosse il suo forte anche; che la Lega non stravedesse per lui e la forza evocativa dei suoi aneddoti antico romaneschi pure. Che però la Lega volesse abbandonare la biga di Michetti per un altro cavallo, non lo avevamo capito.
Peraltro, come è noto, alle amministrative c’è il voto disgiunto: quindi i leghisti potrebbero far votare per le loro liste al consiglio comunale e per Calenda sindaco.
E pare che la forza d’attrazione del candidato di più lungo corso, appunto Carlo Calenda, potrebbe funzionare anche a sinistra, con alcuni movimenti legati ad attuali presidenti di Municipio.

Comunque è presto, la corsa in realtà è delicata (qui tutti i candidati e le nostre interviste) e il cavallo che vincerà la prima gara, e poi soprattitto il derby del ballottaggio, ancora non si conosce. Che poi per esempio quello di ieri tra Roma e Lazio, di derby, ha avuto un esito contro i pronostici.

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