AS Roma, la prima sconfitta

Ce l’aspettavamo, magari non con l’Hellas Verona. Ma questa sconfitta, da qualche parte si nascondeva, pur con l’entusiasmo che le 6 vittorie consecutive ci aveva regalato, tra campionato e coppe. Il risvolto segreto di una serie positiva, oltre ogni aspettativa, non sta proprio nell’imprevedibile caduta in trasferta con una squadra che aveva appena esonerato il suo allenatore? Il povero Eusebio Di Francesco, vittima espiatoria per ridare una spinta ai giocatori. Mourinho qualcosa doveva aver subodorato, con quelle dichiarazioni sibilline in pre-partita, quel celarsi dietro il mistero di chissà quale avversario avrebbe trovato.

Sempre poi per rimanere nel prevedibile, in quell’ambito della ragione che quando vediamo un pallone e la maglia giallorossa sfugge, non avevamo ricevuto più e più volte richiami ad un percorso lungo e faticoso? Il portoghese non ci aveva avvisato che prima di raggiungere certi successi ci vogliono tre anni? Sì, sì, lo sappiamo e non vogliamo saperlo.
La Roma però è un’altra cosa rispetto all’anno scorso. Non si discute. È cambiata la testa: prima di ogni altra cosa e pur non avendo ancora un’espressione di gioco compiuta, alla fine la squadra allenata da Mourinho riesce ad avere la meglio sugli avversari. La classifica parla chiaro.

Ieri però no, il risultato finale al Bentegodi ci costringe a fare i conti con la realtà. Noi che immaginavano una serie senza fine di risultati positivi, nel nostro mai soddisfatto desiderio di potenza, nascondendo la disillusione con cui siamo abituati a vivere, abbiamo dovuto ingoiare in silenzio quel 3 a 2.
Al fischio finale non sapevamo bene come reagire, con chi prendercela, e dove mettere quei sentimenti contrastanti, dopo che per certi versi non era del tutto scontata una sconfitta. Perché a Verona non sono mancati i colpi di scena, con rovesci improvvisi da una parte e dell’altra, con un primo tempo che termina con la Roma in vantaggio grazie ad un colpo di tacco stratosferico di Lorenzo Pellegrini, un’altra meraviglia dopo il pallonetto al Cska.

Il risultato finale al Bentegodi ci costringe a fare i conti con la realtà. Noi che immaginavano una serie senza fine di risultati positivi, nel nostro mai soddisfatto desiderio di potenza, nascondendo la disillusione con cui siamo abituati a vivere, abbiamo dovuto ingoiare in silenzio quel 3 a 2

Pressing a tutto campo, i gialloblu sono scesi in campo con intenzioni serie. Grande intensità. Senza grandi difficoltà Rui Patricio ferma i tentativi in porta veronesi. Bryan Cristante su spunto di Pellegrini, colpisce la traversa. Impressiona la Roma con le verticalizzazioni, in tre passaggi è sotto porta. Dal cielo piove acqua e grandine.
L’Hellas torna in campo nella seconda parte di gioco determinato a dare il meglio: pareggiano, vanno in vantaggio, la Roma recupera. Il Verona passa in vantaggio con Davide Faraoni. Un goal incredibile, di quelli in cui conta più l’istinto che il resto e nemmeno quello basta senza l’aiuto della Grazia che dirige la palla in un punto imprendibile. Una esecuzione veloce: stop al limite dell’area e tiro di controbalzo sotto la traversa.

Ecco, a questo punto la Roma ha tutto il tempo di recuperare. Ci provano anche, però prevale più l’agitazione di voler agguantare un risultato, con lo spettro di non farcela. Più l’emozione, più il cuore, che a un certo punto deve fare i conti con le energie che si esauriscono.
Poca razionalità in campo, quei continui lanci lunghi, hanno reso il tutto prevedibile. Il Verona in difesa è riuscito a contenere la prevedibilità di queste giocate. Ci saremmo aspettati un pizzico in più di lucidità. Non basta l’ingresso di Borja Mayoral, Stephan El Shaarawy, Carles Pérez e Henrikh Mkhitaryan. Lo stesso Tammy Abraham in campo 90 minuti non trova la strada decisiva verso il goal. Da Nicolò Zaniolo sostituito, ci aspettiamo di più in futuro: nell’uno contro uno, nel dare via la palla veloce… La Roma paga disattenzione difensive imperdonabili e un centrocampo non al massimo.

Insomma, sì, il Verona ha meritato di vincere. “Prima ne avevamo vinte 6 e non 60, ora ne abbiamo persa una e non 10. Pensiamo a vincere la prossima”, Dice Mourinho. Riguardo ai giocatori aggiunge: “Criticare i miei no, perché non mi piace criticare quando è l’emozione che ti prende e ti porta in una direzione sbagliata”.

Tutto questo per dire che il percorso è lungo. Forza Roma!

 

[La foto è di In Mou We Trust ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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