Raggi punta su Calenda
Lotta, non molla Virginia Raggi. È partita per tempo in questo campagna elettorale, sapeva che non era scontata una sua rielezione. Ad anticiparla solo Carlo Calenda, ché oramai non ricordiamo nemmeno più, se c’è stato un tempo in cui non era candidato. Due lottatori che i sondaggi, l’ultimo di Youtrend per Repubblica, lì mette molto vicini, con la differenza di un punto percentuale, entrambi lontani però da un possibile ballottaggio che lascia in testa come probabili sfidanti Roberto Gualtieri e Enrico Michetti.
I migliori sui social, per commenti e follower, non c’è dubbio, sono Raggi e Calenda. Non è detto che questa loro presenza in Rete si trasformi in voti in loro favore, pur considerando che il 44% dei cittadini romani non ha ancora deciso chi preferire alle elezioni del 3 e 4 ottobre. E, un dato ricorrente, è quel 10% di elettori che decide all’ultimo minuto chi scegliere. Il peggiore nella comunicazione via web è Michetti (non ha un sito, scarse interazioni, pochi post, eccetera..). Gualtieri non eccelle, ma se la cava.
La sindaca Raggi conta sull’azione di intralcio di Calenda alla campagna di Gualtieri, l’elettorato dei due in parte si sovrappone. Forse anche per questo ha augurato a Calenda di riprendersi presto da quello che lui stesso ha definito “un febbrone da cavallo”, aggiungendo che “solo con quegli altri mi annoio”. Finora Raggi non ha mai attaccato Michetti, dandolo per certo al secondo turno, ed invece punta a togliere il posto a Gualtieri. Tutti calcoli che si scontrano con la valutazione che i romani danno della Raggi in Campidoglio: le promesse non mantenute sono tante e la vita quotidiana a Roma in questi anni non è migliorata. Inoltre se arrivasse a sorpresa al ballottaggio, i sondaggi la danno perdente con qualsiasi sfidante.
Calenda, in qualche modo come fu per la Raggi, rappresenta un candidato di rottura rispetto ai partiti tradizionali e alle aree politiche di riferimento. Con la differenza di non avere alle spalle Beppe Grillo. Per altri versi rassomiglia a Silvio Berlusconi, richiamando quell’elettorato stufo delle solite liturgie e simboli, e al tempo stesso con l’idea che la politica sia qualcosa da far “funzionare” come un’azienda. Anche sotto questo profilo rischia di essere una brutta copia del Cavaliere, non riuscendo però ad avere lo stesso successo.
Calenda, in qualche modo come fu per la Raggi, rappresenta un candidato di rottura rispetto ai partiti tradizionali e alle aree politiche di riferimento. Ma non ha Grillo alle spalle e somiglia un po’ a Berlusconi
Certo, a Roma lo stato di degrado è tale che chiunque si domanda come sia possibile non far “funzionare” anche i servizi base di una grande città. Di conseguenza la strategia della competenza e del “ci penso io” a rimettere a posto Roma, attrae un elettorato stanco e che vuole più soluzioni e meno chiacchiere. Calenda ha ancora dei margini di crescita continuando a battere sullo stesso tasto, magari raccogliendo il favore di quei cittadini che in questi anni si sono auto organizzati per “fare qualcosa”.
Michetti arriverà al ballottaggio, molto probabilmente, ma con un risultato inferiore alle aspettative. La coalizione di destra che lo appoggia a livello nazionale ha un consenso più ampio, almeno stando ai sondaggi. Insomma, pur con il sostegno locale di Giorgia Meloni, il candidato Michetti non decolla. Dall’altra parte Gualtieri, che ha avuto un inizio incerto, può contare su un alleanza di partiti che a Roma rappresentano una forza non piccola, pur con le disillusioni che il Partito Democratico è riuscito a consegnare al suo elettorato. Numeri, quelli di Gualtieri, che gli pongono il problema di come affrontare il secondo turno per vincere. Chiederà apertamente agli elettori di Calenda e Raggi di votare per lui?
[Nella foto, un frame della trasmissione “L’Aria che tira” sul canale tv La7]