Viale Fortunato Mizzi
Via libera, si dice quando non c’è pericolo e si può passare.
Viale Fortunato Mizzi è invece il raro caso di una strada chiusa tra due cancelli, prezzo pagato al destino verdeggiante di essere tutta compresa in un giardino.
Colosseo alle spalle, la si trova a sinistra lungo via Labicana, proprio di fronte a via dei Normanni, dove un palazzo con l’aria da esattore ospita gli uffici del Dipartimento delle Finanze. Nei dintorni Roma è soprattutto storia; qui è matematica.
Di fronte, oltre la strada fitta di taxi e rotaie, l’inizio del viale è una scalinata preceduta da due colonnette di marmo, che il cancello oggi rende inutili.
Immette, la scala, al Parco di Colle Oppio: una Villa Borghese minore cui la sorte, che nel caso delle città è sempre provvisoria, ha riservato un presente stazzonato, com’è per certi anziani la cui eleganza sopravvive alle fortune alterne.
Insolitamente lastricata di sassi tondastri levigati da decenni di passi, si irama simmetrica in altre rampette che vanno in su e in giù e attingono bellezza dall’incontro di geometria e praticabilità.
Sopra c’è un misto di passeggiate col cane e sonno che consola i senza tetto, un brulicare quieto in cui studenti, turisti, romani in ordine sparso e disgraziati si dividono le molte panchine e, chi vuole e può, un piccolo chiosco bar.
Magnifiche alcune vasche, e derelitte. Da una grande fontana ottagonale sgorga uno zampillo smilzo, intonato a questo pezzo di Roma splendido e frugale.
Per circostanza altimetrica, il parco sovrasta la densità urbana di traffico e tributi. Da qui, accomodati sulla scala, si potrebbe guardar passare i tram.
Ma per vedere questo altopiano nobile e stanco che il viale attraversa per intero bisogna per forza salire, compatibilmente con gli orari del cancello.
[Alessandro Mauro è l’autore di Se Roma fatta a scale (Exòrma, 2016) e Basilio – Racconti di gioventù assoluta (Augh!, 2019)]