La scomparsa del giovin candidato

È durata poca l’avventura da candidato sindaco di Roma di Federico Lobuono: solo qualche giorno fa, il più giovane aspirante alla poltrona più alta del Campidoglio ha infatti annunciato la rinuncia e il sostegno al candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri.

Trasferitosi da qualche anno nella Capitale, allora studente diciassettenne di un istituto tecnico commerciale romano, era stato folgorato sulla via di Rignano sull’Arno: si era innamorato politicamente dello scintillio di Matteo Renzi e aveva deciso di dare vita a un movimento giovanile renziano, denominato “Pischelli in cammino”, con cui battere l’Italia in treno, per ridare smalto, fiducia e una ventata di freschezza alla nazione.

Che il destino del movimento fosse già nel nome scelto, in quel “Pischelli” molto molto ye ye, molto molto giovane, quasi quanto un discorso di Forlani al congresso nazionale della DC, o quanto uno sketch col paninaro sul palco di Drive In, Lobuono pareva non averlo capito e non se ne curava.
D’altronde era distratto dalla sua attività di Digital Storyteller e Strategist – come lui stesso si definiva – tutti termini che col loro meraviglioso inglesorum fumoso, non significano praticamente nulla, ma fanno molto fico.

Nel frattempo si era anche iscritto al Partito Democratico e, nei corridoi del Nazareno, era riuscito ad incrociare il buon Goffredo Bettini, eminenza grigia della sinistra romana, che ne aveva subito intuito le straordinarie capacità politiche, prendendolo sotto la propria ala protettrice.

Fu così che, nel 2020, bruciando tutti sul tempo, Lobuono fu il primo ad annunciare ufficialmente la propria candidatura a sindaco, sfidando Virginia Raggi con un nuovo movimento, denominato stavolta “La Giovane Roma”, un nome teso a rinnovare i fasti risorgimentali degli eroici patrioti di Giuseppe Mazzini e della sua Giovine Italia.

La politica capitolina fu scossa dalle fondamenta dopo questo annuncio e perciò l’influencer e blogger –  e tante altre cose che finiscono per “er” – Martina Dell’Ombra, corse subito a fargli un’interessante intervista, permettendogli così di sciorinare ai romani la sua sapienza e le sue innovative proposte politiche, indispensabili per cambiare il volto della città.

Qualche tempo dopo, anche noi di RomaReport siamo corsi da lui, intervistandolo. Peccato solo che, subito dopo, mentre folle di giovani, eredi spirituali di Goffredo Mameli, si radunavano sulle pendici del Campidoglio e del Gianicolo – pronti a scattare alla conquista di Roma a un suo comando – Lobuono spariva dai radar e dalla contesa capitolina, in preda, forse, a una molto mazziniana “tempesta del dubbio” sulla propria candidatura.

Il giovane di belle speranze è ricomparso solo a metà luglio, per annunciare il ritiro e dare il suo appoggio a Gualtieri. Lobuono ha scelto così di portare al centrosinistra una boccata d’aria fresca, grazie al suo stile e al suo linguaggio modernissimo, reso evidente da affermazioni come questa: “Mettiamo fine a un sistema politico formato da vecchi dirigenti arroccati su tematiche obsolete e con modalità di aggregazione incompatibili con la modernità e con le giovani generazioni”. Quanta gioventù in queste parole! Quante tematiche innovative e non obsolete.

Dunque, Federico Lobuono da Lecce, abbandona per ora le sue velleità personali, di guida indipendente della gioventù italica, per entrare nel grande corpo del centrosinistra, di cui forse ora proverà a riorganizzare le sezioni giovanili.

Tutto sommato potrebbe essere una buona notizia. Storicamente i grandi partiti di massa hanno sempre avuto sezioni giovanili importanti e vivaci, capaci davvero di fare da incubatrice per generare poi delle idee innovative. Forse oggi con Lobuono quell’antica tradizione può rinnovarsi.

Le sezioni giovanili dei grandi partiti, furono anche un’importante scuola di democrazia e di discussione, indispensabile per far maturare un futuro personale politico di qualità. Dalle sezioni giovanili del PCI passarono Enrico Berlinguer, Achille Occhetto, Massimo D’Alema. Da quelle del MSI Gianfranco Fini, Gianni Alemanno, Giorgia Meloni. Personale politico che sarebbe poi diventato segretario di partito, sindaco della Capitale, ministro della Repubblica, presidente del Consiglio.

Forse Lobuono farà ora la stessa carriera, sgomitando e imparando dalle volpi del PD, formandosi così le ossa. E questa potrà essere un’ottima cosa.

Cosa ben diversa è quando invece il giovanilismo prova a diventare un valore in sé e a reclamare una propria strada indipendente e solitaria. Cosa diversa è quando l’avere venti anni viene presentato, di suo, come un valore aggiunto – non si capisce in nome di cosa – considerando, contemporaneamente, la maturità, quella che spesso porta con sé anche la saggezza, come un qualcosa che vada invece necessariamente scartato ed eliminato.

Si pensa così di andare verso il nuovo, verso il futuro. Eppure, paradossalmente, non c’è davvero niente di più vecchio dell’idea di giovinezza.
Giovinezza giovinezza” è infatti una canzone vecchia di cent’anni. È il motto caro ai nostalgici del Ventennio. E sappiamo tutti, purtroppo, quel Ventennio, dove ci abbia poi portato.

 

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