La terra dei fuochi è a Roma Est
Quando, tanti anni fa, mi trovai ad ascoltare Don Maurizio Patricello in un’estate caldissima nella sua parrocchia, a Caivano, non credevo che la Terra dei Fuochi si sarebbe ampliata fino a giungere a Roma, a casa mia.
Ricordo i volti delle donne della parrocchia di San Paolo Apostolo al Parco Verde di Caivano che ospitò l’incontro, i loro vestiti a fiori lunghi e colorati, i frutti della terra deformati, messi in una cesta per impressionarci e chiederci insieme aiuto.
Il Parco Verde è assurto agli onori delle cronache anche per altre questioni che qui è inutile enumerare. Un posto diverso dalla Capitale e anche abbastanza lontano, anche antropologicamente, credevo. Invece no! Mi sbagliavo e di grosso.
L’emergenza rifiuti ha invaso il Lazio e in particolare Roma, e si è portata con se anche la Terra dei Fuochi. Che nulla ha a che vedere con il Grande Bruce Chatween, la Patagonia il mondo alla fine del mondo o Luis Sepulveda: è l’abitudine di bruciare i rifiuti sul posto con tutti i cassonetti, se del caso.
A volte i roghi sono organizzati dalla malavita, per bruciare molto di più dell’immondizia non raccolta dai camion delle varie Ama del Mezzogiorno d’Italia. In ogni caso all’orizzonte si vedono fumi neri e densi di diossina ed altre sostanze che sarebbe meglio non respirare.
Roma come Caivano?
Solo due notti fa:
Una quarantina di cassonetti sono stati incendiati nella notte in via Domanico e via Scorza, tra le zone di Tor Bella Monaca e Finocchio a Roma. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Roma Tor Bella Monaca. Dai primi approfondimenti, i roghi sarebbero dolosi. (Adnkronos)
Nella notte sono stati dati alle fiamme quaranta contenitori dei rifiuti a Tor Bella Monaca. Nel quartiere della periferia di Roma sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri. È l’episodio più grave tra decine di roghi di cassonetti e immondizia avvenuti nelle ultime settimane in concomitanza dell’ennesima emergenza rifiuti (Fanpage)
Notte di fuoco e miasmi a Roma est dove i cittadini esasperati hanno dato alle fiamme rifiuti e cassonetti per la raccolta. (Roma Today)
Roma, rifiuti, allarme cassonetti al fuoco, dal primo giugno 60 cassonetti incendiati, tra la Rustica, Tuscolana e Ostia. (Messaggero)
Rogo rifiuti ad Aprilia, disastro ambientale: “Livelli di diossina mille volte oltre i limiti”. (Il Fatto quotidiano)
Due gli interventi nel territorio del VI Municipio, a Finocchio prima e Tor Bella Monaca dopo. Rifiuti non raccolti e caldo prima, fuoco poi per un’aria irrespirabile. Non una novità nella Capitale purtroppo, dove nelle ultime due settimane sono stati decine gli interventi in buona parte dei quadranti dell’Urbe. (Roma Today)
Anche la vittoria della nazionale sulla Spagna è stata una felice occasione per incendiare e impuzzare la città.
Cassonetti in fiamme a Finocchio: “La notte fra il 6 ed il 7 luglio, dopo i caroselli per la vittoria dell’Italia contro la Spagna i due incendi. La prima chiamata poco dopo la mezzanotte, in via Domanico. Intervenuti sul posto i vigili del fuoco hanno domato le fiamme che hanno interessato una ventina di cassonetti per la raccolta della spazzatura. Un incendio doloso, come accertato dai soccorritori con i carabinieri che indagano sull’accaduto. Quartiere del Municipio delle Torri che aveva vissuto lo stesso scenario lo scorso 1 luglio, quando sempre in via Domanico vennero dati alle fiamme i contenitori e la spazzatura con danni anche alla rete elettrica stradale e alle centraline telefoniche”, scrive Roma Today.
La linea delle palme di Sciascia? Sostituita da quella dei fuochi
Poche ore dopo, intorno alle 3:30, un altro intervento congiunto di pompieri e militari dell’Arma, questa volta nella vicina via Giovanni Battista Scozza a Tor Bella Monaca dove ignoti hanno dato alle fiamme i cassonetti colmi di rifiuti. Una ventina anche in questo caso i contenitori interessati dall’incendio, con i soccorritori intervenuti nella stessa strada dopo un secondo rogo divampato negli stessi cassonetti. Anche per questo caso sono in corso le indagini da parte dei carabinieri. (Roma Today)
E potremmo continuare da Ostia a Monte Mario, Portuense, il fenomeno non riguarda solo il quadrante est ovviamente. Sembra la rassegna stampa di qualche anno fa su alcune zone della Campania, compresa appunto la Terra dei Fuochi, che esiste ancora ed ha avuto riconosciuto da poco l’incidenza del fenomeno sulla salute delle persone.
Provo a chiedere a Don Patricello: mi risponde che è una battaglia senza fine e che il Signore ci deve aiutare.
La cosa non mi rassicura molto: l’idea che Roma debba attraversare un calvario lungo come quello di Caivano anzi mi dispera, ma forse è così. Del resto, dal fronte della politica, presente e in fieri (siamo in piana campagna elettorale per le comunali) non sembrano arrivare risposte che vadano oltre la retorica ambientalista di maniera, dell’economia circolare o dell’efficientismo imprenditoriale.
Alcuni media parlano di esasperazione dei cittadini che li trasforma in piromani. Io non so quanto questo sia vero e quanto invece i roghi, come in Campania, facciano parte di un piano, di un certo modo di gestire il territorio da parte dalla malavita, o quanto le due cose convivano. Certo so che ormai non dobbiamo più guardare quella che Leonardo Sciascia chiamava la linea delle palme, che indicava comunque un processo non proprio felice del nostro Paese che si trasformava in Sicilia. La nuova linea è quella dei fuochi.
Da come le nostre città gestiscono i nostri rifiuti, la nostra immondizia possiamo capire molte cose sulla criminalità, la politica o quel che ne resta.