Tutti al mare
Prima domenica d’estate, post restrizioni, post coprifuoco, post prima e/o seconda dose: “andiamo al mare domani?”.
Si fa presto a dire “andiamo al mare”, a Roma il mare è vicino e allo stesso tempo lontanissimo: una ventina di minuti può diventare un’ora, senza contare la ricerca infinita di un parcheggio, con Google Map che è pronto a colorare di rosso (e nero) l’Aurelia, la Cristoforo Colombo, l’Ostiense, la Pontina e perfino la Portuense.
E allora presto, prestissimo, proprio sulla Portuense, verso Coccia de morto, come un gatto in tangenziale, di fianco all’aeroporto, dove prima della pandemia partiva un aereo ogni 3 minuti.
Si fa presto a dire “andiamo al mare”, a Roma il mare è vicino e allo stesso tempo lontanissimo: una ventina di minuti può diventare un’ora
La mattina presto la spiaggia ancora dorme, pochi lettini, le ombre ancora lunghe sulla sabbia, spettatrici silenti delle prime passeggiate sulla riva, e l’acqua è fredda e pulita come non te la ricordavi.
Torni dal primo bagno e niente è come prima, arrivano in continuazione quelli di sempre e si sistemano nei posti di sempre, a rioccupare il proprio spazio. E passano carretti carichi di costumi e ciambelle, secchielli e palette e venditori di occhiali e cappelli, anelli e treccine, asciugamani e foulard.
A distanza di 10 metri l’uno dall’altro, gruppi di ragazzi più o meno giovani palleggiano come funamboli in un fazzoletto di sabbia e fanno rovesciate nell’acqua. E papà con Che Guevara, nomi, volti, simboli tribali e crocifissi tatuati su corpi depilati, giocano a bocce, lì dove passano i carretti, i bambini fanno buche, ragazze scattano selfie, e altri camminano. Sembra una vignetta di Jacovitti con mille personaggi uno attaccato all’altro, ma senza salame e la fettina panata di una volta: è l’ora dello spritz.
Tutto è tornato come prima, a parte gli aerei.
Arrivi presto, prestissimo, ma dopo quattro ore sono ancora le 11 e mezza e può anche bastare così, in tempo per incrociare quelli della Portuense rossa che arrivano adesso, a mezzogiorno, per ritrovare il proprio spazio in quella incredibile e bellissima vignetta di Jacovitti che è il mare di Roma.