Lucamaleonte, Moby Dick e Capitan Findus
Bravissimo, molto apprezzato in Italia e all’estero, ha una voce della Treccani tutta per se, onore invidiabile. Roma Report lo segue da tempo con grande interesse e chi ama i murales, in particolare quelli romani, non può prescindere dalla sua figura e dalla sua arte. Recentemente partecipa a varie campagne finanziate dalla Regione Lazio e anche dalla AS Roma, di cui è diventato il muralista ufficiale. Lucamaleonte è certamente tra gli streetartist romani più talentuosi e tra quelli che si mescolano di più con il mondo e le istituzioni.
L’ultimo suo lavoro lo ha fatto a Tor Bella Monaca, nell’ambito del progetto yourban2030, che prevede l’utilizzo di una particolare vernice, diciamo così, mangiasmog. Già utilizzata da Iena Cruz a ostiense in Via del Porto Fluviale per Hunting Pollution, bellissimo lavoro di cui molto si è parlato sui media come del più gande murales ecologico d’Europa.
L’opera di Lucamaleonte a #Torbella, per la precisione in Via Agostino Mitelli, si chiama Sotto la superficie e rappresenta dei bei pescioni e qualche corallo su una grande facciata di una palazzina. Ha nel suo mood ovviamente anche essa un richiamo forte all’ecologia, e in particolare alla biodiversità marina.
Però grattando sotto la superficie, oltre all’Airlite che si mangia gli azoti killer, viene fuori che il principale sponsor dell’opera è la Findus. Proprio loro la multinazionale del pesce congelato, quelli del capitano barbuto che ci vuole far mangiare i bastoncini di merluzzo.
La Findus ne è anche particolarmente orgogliosa. Ecco il video realizzato per il sito italiano della multinazionale svedese. https://www.findus.it/sostenibilita/pesce/oceani/murales
La contraddizione passa inizialmente inosservata sia sui social che sui media, che seguono con simpatia a prescindere quasi tutte le realizzazioni di Lucamaleonte e di molti sui colleghi engagé.
Siamo loro grati per aver colorato e impreziosito in questi anni una città sempre più cupa e incasinata. Per averci dato qualcosa di cui occuparci che riguardasse la trasformazione del volto della città che non fosse degrado, malamministrazione, delinquenza o rifiuti.
A suonare l’allarme, però, è stato un altro bel personaggio del panorama artistico romano, Marco Tarascio, in arte Moby Dick. Convinto attivista e ambientalista e straordinario disegnatore di creature marine, più o meno su qualunque superficie, come il papà di tutti loro, Keith Haring.
Tarascio è un animalista convinto, milita in varie associazioni; romanissimo anche lui, è sempre in prima linea si tratti di ricerca, pesca illegale, delfinari, canili lager, la sua è una posizione chiara: dalla parte degli animali, sempre. “Parlare di Biodiversità, di salvare i mari, usare vernice fotocatalitica ”per l’ambiente”, e poi però fare il progetto con la Findus, la prima azienda che svuota i mari da sempre… Lo sapete che ci fanno i pesci, con questi progetti e queste vernici?” Così scrive sulla pagina facebook di Murales Roma https://www.facebook.com/muralesaroma Tarascio.
Sul suo profilo è ancora più chiaro:
Siamo arrivati alla pazzia totale, sono completamente imbarazzato. La street art che lascia un messaggio su i muri di Roma parlando di biodiversità del mondo Marino, dove lo sponsor é la Findus […] Non ho parole, capitan Findus ringrazia… Cosa serve per anni lottare veramente a favore degli animali soprattutto degli animali degli oceani, se poi gli stessi che svuotano i mari parlano sui muri? MAI COME QUESTA VOLTA SONO SCONCERTATO e mi dispiace veramente per attivisti e ambientalisti veri che ogni giorno lottano veramente per i mari. Oggi abbiamo perso tutti e poi cosa serve usare una vernice air lite se il progetto è di questo calibro.. Non so se continuare a lottare veramente insieme a tutti quelli che salvano veramente i mari e non che li svuotano se Roma appoggia tutto questo.
Un messaggio anche dolente, che però coglie l’innegabile contraddizione della Findus, che commissiona opere sulla biodiversità marina essendo certamente tra gli attori che per mestiere ne intacca gli stock, come si dice in gergo Ue.
A tal proposito, siccome il mondo è complicato, proprio in questi giorni in alcune marinerie italiane i pescatori protestano perché l’Unione Europea, come fa da un po’ di anni, ha diminuito ancora gli stock allungando i periodi di fermo pesca. L’idea sarebbe quella così di tutelare le risorse ittiche e consentirgli così di rigenerarsi. Anche le associazioni di pescatori cominciano ad utilizzare argomenti ambientalisti per difendersi e sottolineano come ad intaccare le riserve marine non sia solo la pesca, ma anche l’inquinamento e il riscaldamento climatico.
Ora, nel Paese in cui il fondatore di Lega Ambiente (Chicco Testa) è stato presidente dell’Enel, dovremmo essere contenti che la Findus finanzi un progetto culturale, ben lontano dai mari, in cui si propugnano i valori della biodiversità marina? Oppure è solo un’operazione di immagine, una foglia di fico che la Findus può usare per il suo bilancio sociale? Insomma è un’operazione ipocrita? E se sì non dovremmo comunque rallegrarcene, perché, come diceva Rochefoucauld, “L’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù”?
Mentre scrivo mi arriva un messaggio audio di Moby Dick: «Ciao Lorenzo. Vedi è un po’ come se io facessi un lavoro sugli uccelli del lago o del mare e chiamassi Federcaccia come sponsor».
Chi vi ha raccontato questa storia sa di non essere senza peccato e confessa sin d’ora di aver consumato decine di scatole di bastoncini e quintali di pesce fresco e congelato nella sua vita. Però, quanto successo ci sembrava degno di essere raccontato.