Fassina in bus ma anche un po’ in taxi verso il Campidoglio

Lo sento che è reduce da una manifestazione davanti al campidoglio in favore dei tassisti, importante corporazione/categoria della nostra città che un tempo contava un bel po’ per il successo di un sindaco.
Di solito fieri avversari delle giunte di sinistra, tradizionalmente sono in larga parte elettori del centrodestra. Quindi un po’ mi stupisce che Stefano Fassina si batta per loro. Ma le sue posizioni sono spesso meno scontate di quel che ti aspetteresti. Uomo di sinistra tra i primi bersaniani a uscire dal PD dopo tante polemiche con il gruppo dirigente riunito attorno a Matteo Renzi (che pronunciò la celebre frase ‘Fassina chi?’). Economista bocconiano e con una pluriennale esperienza al Fondo Monetario Internazionale, parlamentare eletto in questa legislatura con Liberi e Uguali Leu), Fassina è anche consigliere comunale: si candidò sindaco nel 2016 per un rassemblement di sinistra-sinistra che andava da Leu a Rifondazione Comunista. Nel 2018 fonda un’associazione politica dal vago sapore sovranista: Patria e Costituzione. Anche lui come Marco Rizzo, anche se con toni meno forti, cerca di parlare a una parte dell’elettorato che non si sente più rappresentato dalla sinistra, e lo fa anche con argomenti sovranisti e antiglobalisti.

Oggi, invece, si presenta come candidato sindaco alle primarie del centrosinistra, dove correrà in particolare contro l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, sostenuto dai vertici del PD.

Ma lo prende ancora il bus 51, o il 52? Non ricordo bene.
Sempre, anche questa mattina! Il 51.

Un mio amico l’ha incontrata spesso. È un’abitudine. Come mai?
Non capisco, che cosa dovrei fare in alternativa?

Non so, prendere l’auto o il taxi.
Be’, il mezzo pubblico è il mio preferito, e se ho fretta o succede qualcosa prendo il taxi, certamente. Anzi, guardi, le ho chiesto di rinviare di mezz’ora quest’intervista perché sono andato a un presidio qui in Campidoglio dei tassisti di Roma, che chiedono rispetto da parte della giunta, che purtroppo non glielo da.

Quindi lei sta dalla parte dei tassisti, accoglie alcune delle loro rivendicazioni.
Assolutamente. Sono lavoratori e lavoratrici che hanno sofferto moltissimo, non sono stati chiusi e non hanno ricevuto indennizzi ma non hanno neanche lavorato, perché di turisti ce n’erano pochi e l’attività era quasi ferma in città. Mi sono impegnato, da relatore della Legge di Bilancio, per cancellare i contributi previdenziali del 2021, e lavoriamo perché il Durc del 2020 possa essere sospeso, in modo che possano accedere ai benefici.

Stefano Fassina  al presidio dei tassisti in Campidoglio

Ho visto che come consigliere comunale è sempre stato molto presente, a parte nel 2017. Crede che questa sua esperienza le sarà utile per la sua candidatura? Che possa fare la differenza tra lei e Roberto Gualtieri?

Credo che la mia presenza sulle mille emergenze della città sia stata preziosissima per avere la capacità di dare risposte sia come consigliere comunale che come parlamentare. Faticosissima, ma davvero condizione necessaria per poter capire fino in fondo le sofferenze e le esigenze di una parte della città di cui i media parlano troppo poco. Fondamentale per chi vuole occuparsi di lavoratori in difficoltà di giustizia sociale, di chi non ha una casa.

Io mi candido per mettere al centro del governo della città il lavoro e la giustizia sociale.

Lei ha sempre parlato bene di Gualtieri, sia quando si candidò al collegio di Roma Centro per le elezioni suppletive della Camera che anche poco fa, quando era in forse la candidatura per il PD  e lei disse, se non erro, che era “un nome adeguato a raccogliere la sfida”. Allora perché candidarsi contro di lui? O lo fa per legittimarlo? 

Io mi candido per mettere al centro del governo della città il lavoro e la giustizia sociale. Roberto è persona che stimo ci conosciamo da quando portavamo i pantaloni corti. Però ritengo, anche per il lavoro fatto in questi 5 anni, di poter avere un’attenzione maggiore al lavoro al diritto ad abitare della solidarietà rilanciata attraverso gli immobili del comune.

Le candidature non si improvvisano

La raccolta delle firme come va?
Abbiamo cominciato questa mattina (l’intervista è stata fatta il 19 maggio ieri NDR), la candidatura è stata formalizzata ieri sera, ma credo che grazie all’aiuto dei ragazzi della nostra squadra raggiungeremo l’obiettivo in pochi giorni.

Lei ha detto che nel caso la sua area politica avesse trovato una candidatura femminile si sarebbe ritirato. Perché?
Ritengo che una candidatura vera, e non promossa da maschi Alpha per misurarsi, sarebbe un valore aggiunto. Purtroppo, non mi pare che si sia riusciti a trovare una convergenza. Ieri abbiamo definitivamente confermato la mia candidatura.

Quindi stop…
Le candidature non si improvvisano.

Che giudizio dà dell’Atac da passeggero, oltre che da candidato? Per esempio, le sembra normale che abbia sospeso i controlli dei biglietti dal primo lockdown?

Ma… ritengo che sia una manifestazione delle difficoltà in cui l’azienda si trova. Ora abbiamo il concordato preventivo per risanarla. Quindi Atac deve procedere in questo processo di ristrutturazione. Anche se la giunta si è mossa in modo contradditorio. Dobbiamo investire in Atac, in mezzi, in corsie dedicate, in tram, sulla linea C e in prospettiva sulla linea D della metro. Il trasporto pubblico è un tassello fondamentale della qualità della vita in una città. Siamo davvero indietro.

La raccolta differenziata non può stare al 40%. abbiamo avuto in questo anni degli arretramenti

Il Covid ha mitigato alcune emergenze romane, ma certamente ne ha esacerbate altre. Per esempio, il problema dei rifiuti, senza i turisti, con i ristoranti chiusi e i pendolari a casa, è molto migliorato. Forse la sindaca Virginia Raggi ha potuto beneficiare di una sorta di tregua, nell’ultimo anno e mezzo. Insomma, tutti abbiamo vissuto meno la città. Però ora si spera che le cose riprendano: lei come pensa di affrontare la questione?
I
l problema rimane, anche se è stato ridimensionato dalla pandemia dal crollo delle presenze, dallo smartworking. Sui rifiuti la giunta Raggi ha raggiunto il punto più basso. I bilanci di Ama dal 2016, 2017, 2018, 2019 sono stati approvati solo qualche giorno fa dopo decine e decine di cambi di amministratori dell’azienda. La raccolta differenziata ha registrato passi indietro. Serve un piano dei rifiuti non generico che preveda investimenti, impianti e un’articolazione municipale di Ama. Non possiamo controllare il servizio per tre milioni persone da un’unica centrale. Dobbiamo avere obiettivi chiari la raccolta differenziata non può stare al 40%.

Ma le discariche, i termovalorizzatori, i treni?
Certo che servono impianti, però io mi sono battuto per revocare l’autorizzazione della discarica Monte Carnevale.

Perché era troppo vicina all’ex discarica di Malagrotta?

Sì. Quella era una crudeltà nei confronti della popolazione di un territorio già massacrato. Ci sono già discariche per i materiali ospedalieri. Non si poteva insistere su quella porzione di periferia. È dovuta intervenire la magistratura con l’arresto di una dirigente della Regione Lazio, per irregolarità che noi denunciavamo da un anno e che la sindaca faceva finta di non vedere.

Il suo giudizio sulla sindaca Raggi?

Io mi sono sin dall’inizio definito minoranza e non opposizione, ho anche votato a favore di alcuni provvedimenti. Per esempio, il piano dell’allora assessore Paolo Berdini per l’ex Fiera di Roma, poi il piano sociale per la città. Ad altri mi sono opposto fermamente, ma sempre sul merito. Perché ho riconosciuto il senso politico della grande affermazione del 2016 del M5S. Non ho mai mancato di rispetto al loro risultato. Il trionfo di Virginia Raggi non è stato un incidente di percorso, ma il frutto di una valutazione politica negativa espressa anche da un pezzo del nostro elettorato.

C’è una enorme fascia di popolo che lavora ma in una condizione sempre più precaria che non ha più trovato la sinistra dalla propria parte

Perché i poveri non votano più a sinistra da tanti anni?
Non solo i poveri, direi i lavoratori in difficoltà, le classi sociali più disagiate. Io parlo anche delle persone che lavorano. Si tratta di una enorme fascia di popolo che lavora ma in una condizione sempre più precaria che non ha più trovato la sinistra dalla propria parte. Perché dall’89 ha assunto un’agenda liberista.

Ora con alla pandemia che le cose sono cambiate, o no? La politica non sembra più affidarsi solo al mercato.
Guardi vedo molta strumentalità. Non so se ricorda il gatto del Trilussa (Il compagno scompagno. Cliccate qui per leggerla se volete https://www.poesiedautore.it/trilussa/er-compagno-scompagno) socialista quando ha fame, che diventa però capitalista quando trova cibo e non lo vuole dividere. Attenzione ad illudersi che ci sia un cambio di paradigma. Larghissima parte degli interessi forti hanno bisogno del soccorso pubblico e per questo lo sostengono. È ostinatamente presente lo stesso paradigma. Anche sul PNRR ci siamo dovuti mettere di traverso su una parte riguardante la concorrenza che sembrava uscito da un manuale liberista anni Novanta.

Roma Regione?
Ho presentato una proposta di legge insieme al collega Maggi, nella quale proponiamo innanzitutto l’attuazione completa della città metropolitana con l’elezione diretta del sindaco metropolitano e con la trasformazione dei municipi in comuni.  Se si rivedesse complessivamente l’assetto regionale della Repubblica, allora sì, avrebbe senso riconoscere a Roma area metropolitana i poteri di una regione.

A quella parte della sinistra tipo Rizzo, Berdini, con cui lei ha dialogato e che credo sia stata parte della sua ultima campagna elettorale…

Berdini sì, Rizzo no.

Ok. Cosa si sentirebbe di dire a questa parte che si schiera più a sinistra di lei?
Attenzione all’ennesima operazione di testimonianza. C’è bisogno di stare anche nelle istituzioni con la schiena dritta. Li inviterei a considerare il lavoro fatto in campidoglio fuori dal Campidoglio negli ultimi cinque anni.

Lei le potrebbe anche vincere, le primarie?
Fassina ride un po’ per l’imbarazzo e la domanda un po’ ingenua, ma dice di sì, che lo spera, che quando si impegna a fare una cosa la fa per vincere, non per avere premi di consolazione.

Qui sotto l’audio dell’inizio un po’ scherzoso dell’intervista: 

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