I pirati della strada

Che belle le nuove strisce pedonali che sono davanti al palazzo del Comune di Fiumicino! Così colorate mettono davvero allegria. Approfittando dell’occasione simbolica fornita dalla giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, la giunta guidata dal sindaco Esterino Montino – con l’aiuto della cooperativa Namasterra, che ne ha curato la realizzazione – ha dato un tocco di vivacità alla città tirrenica.

Ora quelle zebre non risultano più anonime, spente, in bianco e nero, ma sono state accese dai colori dell’arcobaleno, fra la sorpresa e – nella maggior parte dei casi – il compiacimento dei cittadini.

Una gran bella iniziativa, dunque. Se non fosse per un particolare: quelle strisce contravvengono a diversi articoli del Codice della strada e, pertanto, ora per il Comune di Fiumicino si configura il rischio, non solo di doverle ripristinare subito com’erano, ma anche di essere citato in giudizio per danno erariale.

Un vero peccato per i cittadini del comune litoraneo e un bel pasticcio per Montino e i suoi, aggrediti dall’opposizione locale, che ora ha buon gioco nel chiedere a gran voce le dimissioni di chi ha autorizzato il lavoro.

I volontari della cooperativa “Namasterra” al lavoro

Certo, però, viene anche spontaneo farsi una domanda: ma siamo proprio sicuri che quegli attraversamenti pedonali arcobaleno non siano regolari e legittimi? Non sarà, forse, tutta una montatura degli avversari politici alla giunta in carica, per screditarla? Non sarà stata fatta solo una cagnara pretestuosa, montata ad arte, tanto più utile in epoca di scontro politico sul DDL Zan?

Temo di no. O meglio: di sicuro c’è chi adesso approfitta di questa vicenda per sollevare polveroni, che nulla hanno a che vedere con le strisce pedonali del comune, però è indubbio che quelle strisce, così dipinte, siano uno schiaffo al Codice della strada e che, dunque, i rischi prima indicati siano concreti.

Purtroppo lo dico con una qualche ragion veduta, visto che, proprio io, non molto tempo fa, ebbi un’idea praticamente identica a quella ora realizzata a Fiumicino: riempire il mio quartiere di coloratissime “zebre artistiche”, nelle tonalità dell’arcobaleno, per vivacizzare le vie, lanciare un segnale simbolico e, al tempo stesso, rendere ancora più visibili – e, di conseguenza, sicuri – gli attraversamenti pedonali.

Da qualche anno vivo al Nuovo Salario, Terzo Municipio del Comune di Roma. Perciò, al fine di concretizzare il mio progetto, mi recai da Giovanni Caudo, presidente di quel Municipio, per sottoporgli la mia idea e verificarne la fattibilità.

Strisce pedonali artistiche, realizzate nel comune di Tavenna

Per chi non lo sapesse, Giovanni Caudo guida una giunta di centrosinistra, o, come qualcuno dice, di sinistra-centro.  Una giunta, tra le altre cose, da sempre molto sensibile alle questioni LGBT, tanto che, fin dal proprio insediamento, venne issato uno striscione arcobaleno sulla facciata del Terzo Municipio, a sostegno delle battaglie contro l’omofobia.

Nell’ufficio di Caudo, al mio arrivo, era presente quel giorno anche il suo vice, Stefano Sampaolo. I due osservarono attentamente il mio progetto, i miei disegni coloratissimi, le mie foto di iniziative analoghe realizzate in altre città italiane.

L’idea piacque, ma il volto di Giovanni Caudo restò perplesso per tutto il tempo. “C’è qualcosa che non va?” gli chiesi. “Temo che non si possa fare. Credo che le norme del codice della strada non lo consentano. È meglio verificare prima con gli uffici tecnici”.

Strisce pedonali e codice della strada

Fu, da quel momento, soprattutto Stefano Sampaolo ad occuparsi in prima persona di quelle verifiche, contattando gli uffici competenti, per poter capire in tempi rapidi la fattibilità della mia proposta. Spuntarono fuori, così, alcune norme del Codice della strada, purtroppo non molto incoraggianti ai fini del mio progetto.

Strisce pedonali a Settimo Montalto Uffugo

Partiamo dall’articolo 40 del Codice della strada (D. Lgs. 30 aprile 1992 n. 285), che, nel disciplinare la segnaletica orizzontale, costituita da strisce, frecce e scritte poste sulla pavimentazione stradale, rinvia al Regolamento attuativo, per quanto riguarda le forme, le dimensioni, i colori, i simboli e le caratteristiche dei segnali orizzontali.

Lo stesso Codice (art. 45) vieta, espressamente, l’impiego di segnaletica stradale non conforme a quella stabilita dal codice stesso, dal Regolamento attuativo, o dai decreti e dalle direttive ministeriali.

Il Regolamento, approvato con DPR 16 dicembre 1992 n. 495, stabilisce che:

  • I colori dei segnali orizzontali sono il bianco, il giallo, l’azzurro e il giallo alternato con il nero (art. 137, comma 5);
  • Gli attraversamenti pedonali sono evidenziati sulla carreggiata mediante zebrature con strisce bianche parallele alla direzione di marcia dei veicoli, di lunghezza non inferiore a 2,50 m, sulle strade locali e su quelle urbane di quartiere, e a 4 m, sulle altre strade; la larghezza delle strisce e degli intervalli è di 50 cm (art. 145);
  • Nessun altro segno è consentito sulle carreggiate stradali soggette a pubblico transito, all’infuori di quanto previsto dalle norme in questione (art. 155).

Pertanto, come espresso nell’articolo 145, le strisce devono essere necessariamente di colore bianco e ogni altro segno dipinto sul manto stradale può essere solo dei colori giallo, azzurro o bianco, come indicato nell’articolo 137. Nessun arcobaleno sembrerebbe possibile, dunque.

Oltre a questo, durante le verifiche, è spuntata fuori anche una sentenza della Corte dei Conti, depositata il 14 marzo 2017, che ha condannato a una multa di 1.155 euro, gli autori di alcune strisce pedonali dipinte su fondo verde (colore non autorizzato dal Regolamento), realizzate nel Comune di San Martino di Lupari, in provincia di Padova.

Extra Legem

E così, il Terzo Municipio di Roma decise ovviamente di non realizzare il mio progetto, pur apprezzandolo, ritenendo inopportuno, da parte di un’autorità pubblica, contravvenire a delle chiare normative nazionali che ne vietavano la realizzazione. Normative nazionali e dunque valide anche sul territorio di Fiumicino.

Perché, dunque, la giunta guidata da Esterino Montino ha ritenuto invece di agire altrimenti e di colorare comunque le strisce pedonali di quel comune? A Fiumicino, forse, chi ha autorizzato i lavori ignorava le normative vigenti in tema di attraversamenti pedonali? Oppure ha avuto un’autorizzazione speciale – di cui al momento nessuno ha però fornito evidenza – in deroga a quelle normative? O semplicemente ha applicato una sorta di legge della giungla, del tipo: “questa è casa mia e si fa quello che dico io”?

Sarei davvero felice di scoprire che il sindaco di Fiumicino abbia ottenuto una deroga alle norme sugli attraversamenti pedonali. Ne sarei felice, anche perché questo permetterebbe, forse, al terzo Municipio di Roma di ottenere una deroga analoga, potendo così dare colore anche alle strade della mia zona, ravvivando finalmente le vie del quartiere.

Le altre due ipotesi che ho ventilato, invece, risulterebbero – a mio avviso – piuttosto avvilenti.
Certo non sarebbe bello scoprire che un importante comune della Città Metropolitana, sia oggi guidato da persone tanto superficiali, al punto da non preoccuparsi nemmeno di verificare le normative relative al Codice della strada, prima di compiere un qualunque atto pubblico.

Ancor meno bella sarebbe poi l’idea che l’unica legge applicata a Fiumicino, risulti essere quella del più forte. Tra l’altro non sappiamo se domani il più forte sarà lo stesso di oggi. A quel punto, a ogni cambio di maggioranza, tutto potrebbe venire stravolto, senza regole, senza tutele, senza nessuna garanzia per i cittadini. Cittadini a cui tutto potrebbe essere dato e poi levato, imposto arbitrariamente e poi magari negato – altrettanto arbitrariamente – per puro capriccio, in barba ad ogni codice e ad ogni legge. In puro spirito piratesco.
Altro che bandiera arcobaleno, a quel punto sul palazzo del Comune potrebbe cominciare a sventolare quella nera col teschio e le tibie.

“Continueremo ad amministrare questa città tenendo come faro la nostra Costituzione e i principi di uguaglianza e fratellanza che ne sono il fondamento” ha scritto Montino in un suo post, in cui rivendica orgogliosamente la paternità delle famigerate strisce. Parole condivisibili. Ma con la Costituzione, va da sé, anche le leggi, i codici e i regolamenti attuativi approvati dallo Stato italiano dovranno fungere da faro. Compreso il Codice della strada.

Se poi quei codici, quelle norme, quelle leggi, ci sembreranno ingiuste o insensate – e, forse, quella che vieta di dare colore alle strisce pedonali, in parte lo è – allora si potrà aprire una battaglia politica per modificare quelle leggi, quelle norme, quei regolamenti sbagliati.
Ma finché resta vigente, un’amministrazione pubblica non può e non deve ignorare nessuna norma. Se lo fa, dà davvero un pessimo segnale ai cittadini. Con quale coerenza e quale spirito, infatti, un vigile urbano andrà domani a fare una multa a un cittadino qualunque per divieto di sosta, se il giorno prima, a non rispettare il Codice della strada è stato il Comune stesso?

Al momento, però, più che vergognarsi e scusarsi per la brutta figura, da parte di alcuni esponenti della maggioranza al governo di Fiumicino, è partita invece un’accesa campagna social per accusare di omofobia chiunque critichi il loro operato. Ecco, anche questo mi pare davvero un brutto segnale. Che c’entra in questo caso l’omofobia? Pare ormai un’accusa passepartout, da usare, come il nero e come i jeans, un po’ su tutto.

Non conoscendo la mia vicenda poi, questi esponenti della politica locale, non sanno che, così facendo, stanno accusando implicitamente di omofobia anche l’ignaro Giovanni Caudo. Cioè colui che non ha dipinto strisce pedonali colorate nel suo territorio, per rispettare le regole vigenti. Sarebbe davvero un’accusa paradossale, data la bandiera arcobaleno che sventola orgogliosamente da anni sul suo Municipio, e che, anche di recente, ha attirato le critiche feroci dei veri omofobi.

L’impressione è che, sentendosi in colpa per aver trasgredito ad alcune norme piuttosto semplici e piuttosto note, ora, da parte di quegli esponenti politici fiumicinesi, si voglia cercare di correre ai ripari, ma “buttandola in caciara”, puntando il dito su altri e su altro, sviando così l’attenzione dal vero problema: avere ignorato le regole.

Comunque la si guardi, questa resta comunque una brutta storia. Una piccola brutta storia. Una piccola brutta storia, che poteva essere bellissima. Poteva essere una festa di tutti, si è trasformata in una guerra di religione. Poteva davvero includere e unire, sta provocando scontri e divisioni. Il tutto, poi, coi tratti della farsa e della commedia delle parti, nel più tipico spirito all’italiana.

Lo so, forse questa vicenda non meriterebbe nemmeno troppa attenzione. In fondo quelle strisce pedonali sono una cosa minuscola, marginale, davvero di poco conto. Però sono sempre le sfumature, i dettagli, le piccolezze apparentemente invisibili, quelle che fanno distinguere i capolavori dalle croste.

 

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