Farmacap e Zètema, fusione sbagliata
Nei nostri mondi si ragiona spesso del ruolo dell’arte per ricucire le ferite della società, ma non avremmo mai immaginato che a qualcuno potesse venire in mente di fondere la partecipata che gestisce 45 farmacie comunali con una srl che gestisce mostre, eventi e musei.
Che si voglia museificare l’idea di un’azienda speciale pubblica? Io credo che mai come oggi, nel pieno di una campagna vaccinale e di un dibattito mondiale sulla legittimità dei brevetti sui farmaci, sia chiaro il bisogno e il diritto di una comunità al bene comune della salute, all’integrazione socio-sanitaria, al servizio pubblico e universale.
Eppure abbiamo assistito, online, alla proposta dell’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti di fondere Farmacap con Zètema, seguita dalle dimissioni in diretta, in quella stessa Aula Giulio Cesare, dei vertici di Farmacap all’oscuro dei progetti della Giunta, per arrivare poi alla proposta che il patrimonio immobiliare di quell’azienda speciale pubblica possa essere acquisito dal Patrimonio, come se fosse possibile in 24 ore, e alla minaccia, contro questo passaggio di portare i libri in tribunale da parte del revisore dei conti di Farmacap. Sarebbe la pietra tombale su quell’azienda.
Si sta facendo terra bruciata intorno alle 45 farmacie comunali per poterle “finalmente” vendere a chi pazientemente aspetta da anni?
C’è una regia per questo brutto film, in cui volano gli stracci tra pezzi della stessa Giunta e tra loro e il management, oppure stanno tutti improvvisando? In altre parole, che cosa ha fatto la Giunta Raggi in questi cinque anni su questo tema? Si sta facendo terra bruciata intorno alle 45 farmacie comunali per poterle “finalmente” vendere a chi pazientemente aspetta da anni?
Lo dico perché già nel 2015 quella svendita fu bloccata e venne tentato un piano di rilancio che aveva iniziato a dare i primi risultati (51 milioni di euro di fatturato a fronte di almeno 11 milioni di deficit accumulati dal 2017). Due mesi dopo quell’esperienza di governo, la Giunta Marino fu affossata per ragioni che i romani ancora attendono di capire meglio.
Ma gli attuali inquilini del Campidoglio non mancarono di scagliarsi anche contro quel piano di rilancio di Farmacap, salvo poi ripresentarlo pari pari. Ctrl C e Ctrl V, copia e incolla, un’operazione semplicissima che ai cittadini romani potrebbe essere costata 32mila euro. A tanto ammonta, infatti, il compenso dell’incarico, senza gara, alla società bolognese che ha riproposto per Farmacap il piano industriale dell’epoca di Marino, a suo tempo sbeffeggiato dall’attuale sindaca.
Proprio in quel piano avevamo individuato la necessità di un marchio delle farmacie comunali, per evidenziare il senso di appartenenza di quell’impresa alla nostra città. E sempre in quel progetto aveva preso corpo il potenziamento dei presidi territoriali socio-sanitari capaci di intercettare i bisogni delle fasce più deboli. E avevamo scelto di avvalerci della possibilità per Farmacap di vendere all’ingrosso e dotarsi di magazzini per lo stoccaggio di farmaci generici per non essere succubi della concorrenza Questo produsse 2 milioni di utili in pochi mesi… Ora quelle stesse scelte le ritroviamo su un piano industriale che nessuno sa se davvero questa Giunta sarà in grado di praticare. Lunga vita a Farmacap e ai beni comuni di questa città.
(Nell’immagine del titolo, la mappa delle farmacie comunali oggi, dal sito di Farmacap)
[Francesca Danese è stata assessore alle politiche sociali e abitative di Roma Capitale con la Giunta Marino, attualmente è portavoce del Forum del Terzo Settore per il Lazio]