Una questione Capitale

Negli ultimi tempi pare tornare all’attenzione della opinione pubblica la questione di Roma Capitale. Vi sono diversi indizi che potrebbero condurre ad una prova, proviamo a elencarli anche in modo sommario.
Nel mese di marzo presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato la proposta di riforma di Roma Capitale primo firmatario Paolo Barelli, di Forza Italia, avvia il suo iter. Ma esistono anche altre proposte di legge di riforma, che vedono come primi firmatari Stefano Ceccanti e Roberto Morassut, entrambi del Pd, e altri.
Lo stesso Morassut, in un’intervista, ha riportato meritoriamente l’attenzione sulla necessità di dare più poteri a Roma Capitale.

Sempre negli ultimi giorni si è aperta un’altra questione, stavolta sull’Italia Centrale, sottolineando come questa parte del territorio debba fare rete con le sue ricchezze diversificate in termini culturali, naturali, imprenditoriali, partendo da una necessaria centralità della città di Roma in connessione stretta con gli altri territori. Tutto questo a contorno di ragionamenti più ampi sul rilancio del Paese dopo la pandemia.

Foto di Paulo Valdivieso diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Come organizzazione civica in questi anni abbiamo, per nostra natura, misurato i limiti, le criticità e i ritardi di un’amministrazione capitolina che esula da chi siede in Campidoglio.
Mi spiego meglio. Le oggettive difficoltà dell’attuale giunta sono in parte ascrivibili a proprie incapacità, ma esiste una quota parte di questioni che non si possono risolvere se non cambiando in modo radicale la governance del Comune di Roma.
Le difficoltà nella gestione ordinaria e programmatica delle politiche pubbliche, dai servizi di mobilità ai rifiuti, dalle politiche educative alle politiche abitative e via dicendo, dipendono anche dal fatto che i poteri si incontrano, si scontrano, si mischiano, confluiscono, scompaiono per poi riapparire con altri soggetti istituzionali: la Regione, la Provincia, la Città Metropolitana, i Municipi, la Soprintendenza e altre istituzioni ancora.

La trasformazione di qualche anno fa del Comune di Roma in Roma Capitale fu un compromesso all’interno del governo di centrodestra dove la parte leghista – quelli di “Roma ladrona”, lo Stato Federale e via dicendo – non accettava l’idea di una Capitale con poteri speciali. Fu una riformetta con un nome altisonante ma vuoto: Roma Capitale. E oggi infatti se ne vedono tutti i limiti.
Ad esempio, il tentativo di governare le politiche della mobilità o quelle dei rifiuti sono state e continuano ad essere fallimentari.
Che poi si assista ad un continuo indecente scaricabarile tra istituzioni, poteri e altri soggetti diventa parte integrante di una cosa che invece di essere un’opportunità è diventato un problema enorme.
E questo purtroppo è il limite di questa politica, di questo modo di fare politica e di questa giunta in particolare.
Se volessimo far capire quale sia la posta in gioco potremmo dire che per risolvere il problema ATAC o AMA dovremmo fare prima la Riforma di Roma Capitale, perché da quella discendono poteri, risorse, opportunità.

La complessità di questa città impone un pensiero nuovo e una visione innovativa ma antica allo stesso tempo. E i segnali che vedo impongono alcune riflessioni.
Ci sono in lista tre grandi partite di cui non si vede ancora l’inizio, ma che si giocheranno presto. La prima è quella del Recovery Plan, con le ingenti risorse che saranno destinate al nostro paese e di cui Roma avrà una parte. Avere i soldi per fare cosa? Come? Con quale visione?
Nel nostro Paese, siamo maestri nel dilapidare risorse pubbliche. Sarebbe il caso quindi di arrivare preparati a questo appuntamento.
Per inciso, e anche per scherzare un po’, qualche sera fa si è parlato in tv del Recovery Plan e dei finanziamenti per la Salerno-Reggio Calabria. Ma quell’opera non era terminata con l’inaugurazione in pompa magna dell’allora premier toscano? Misteri della mobilità.

Foto di Rosy diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Secondo evento, questo certo: il Giubileo del 2025. Anche qui si tratta di risorse per la città che dovranno essere messe sul piatto e che creeranno posti di lavoro, opportunità e via dicendo. Questo, per inciso, è l’unico evento dei tre in cui Roma sarà al centro del mondo per un anno intero, dopo il Covid 19. Altro che Olimpiadi!

Se poi il percorso di riforma di Roma Capitale dovesse prendere piede in Parlamento, la partita diventerebbe molto rilevante in quanto si tratterebbe di ridisegnare competenze, poteri, risorse. Sarebbe quella, la terza partita.

Questi tre scenari, messi uno accanto all’altro vanno a ridisegnare più livelli e situazioni. Sul piano dei partiti, perché è evidente che chi dovrà assumere l’incarico di gestire tali poteri e tali risorse dovrà avere competenze, relazioni e capacità molto elevate. Sul piano delle politiche pubbliche, perché servirà un grado di innovazione ed efficienza che oggi, oggettivamente, manca del tutto. Sul piano delle organizzazioni civiche, del mondo associativo, che dovrà sempre più interrogarsi (e scegliere) se fare il Buon samaritano che cura le ferite del viandante malmenato o compiere un salto verso l’impegno “politico” per la città. Sul piano delle aziende, delle imprese, che, se vogliono incidere, avere un peso, devono lavorare per costruire reti distrettuali con nodi intermodali di scambio da un lato e dall’altro favorire l’emersione della qualità, unico vero marchio non replicabile.
E infine, considerando le vicende recenti, servirà un impegno molto concreto per il contrasto alla corruzione, ai fenomeni criminali e alle mafie di cui Roma è piena e rappresenta sempre più un vero e proprio hub della criminalità organizzata.

Queste sfide sono percorribili se le regole per governare Roma sono chiare e non alimentano zone grigie di competenza, di merito e/o di interpretazione.
Le elezioni amministrative si svolgeranno il prossimo ottobre, i movimenti dei diversi schieramenti vanno seguiti, ovviamente. Ma l’obiettivo deve restare fisso su una questione per tutti noi cittadini impegnati attivamente: il futuro di Roma passa dalla capacità di essere parte attiva nei processi e nei percorsi programmatici e di sistema. Per questo che come organizzazione civica dovremo garantire la massima informazione sui temi delle riforme per Roma.
Ne va del futuro di questa città e delle politiche pubbliche che devono garantire la dignità delle persone che abitano e vivono la città.
È e sarà un percorso duro, lungo e faticoso di cui non si vede né traccia, né insidie e rischi. Ma va fatto, percorso e governato tutto.
Per Roma, e non per pochi.

Elio Rosati è il segretario di Cittadinanzattiva Lazio

[La foto del titolo è di Carlo Granchius Bonini ed è stata pubblicata con licenza creative commons su Flickr.com]

 

 

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