Nerone: l’imperatore vuole Roma

Tutti conoscono il nome di Nerone, l’imperatore che regnò su Roma dal 54 al 68 dopo Cristo, figlio di Agrippina, marito di Poppea, amico di Seneca, le cui gesta sono state narrate da innumerevoli libri, spettacoli, film. Qualcuno ricorderà forse la parodia che ne fece Alberto Sordi in “Mio figlio Nerone”, o quella, ancora più famosa e davvero geniale, che ideò e interpretò in un suo spettacolo Ettore Petrolini.
Nessuno però aveva ancora immaginato Nerone come un possibile sindaco della Città Eterna. Invece la realtà spesso supera la fantasia: Nerone ha deciso ora di candidarsi alla prossime elezioni capitoline, previste in autunno.

Nerone, infatti, è il nome d’arte con cui è meglio conosciuto Sergio Iacomoni, fondatore del Gruppo Storico Romano, un’associazione che da anni realizza grandi rievocazioni in costume del passato repubblicano e imperiale dell’Urbe.

Ora, alla testa della sua “Lista Nerone”, Iacomone si è lanciato alla conquista del Campidoglio. Una provocazione? Un’idea folle? Un reale progetto politico? Per saperne di più, lo abbiamo intervistato, per email, così da poter sentire da Nerone in persona, quali siano le proposte per rilanciare la Capitale e scoprire come l’antica gloria di Roma possa ancora servire, oggi, per affrontare i problemi e le sfide di una moderna metropoli.

 

Sembrerebbe uno scherzo, invece è tutto vero: Nerone si candida a sindaco della Capitale. Non ha paura della cattiva fama che l’accompagna da secoli, con quella vecchia “fake news” della sua responsabilità nell’incendio della città, a cui molti ancora credono?
Nerone sta all’incendio di Roma come la Raggi sta all’incendio dei bus dell’ATAC. Poveraccia, lei ha tante colpe, ma non questa. Che Nerone fosse innocente lo dicono Vandenberg, Massimo Fini, anche Alberto Angela: ci mancano solo i RIS di Parma o Quarto grado. Nerone, quando scoppiò l’incendio, era ad Anzio e appena arrivò a Roma soccorse i romani aprendo i suoi giardini. In ogni caso mi hanno chiamato Nerone, come il famoso Imperatore figlio di Agrippina, ma ce ne furono altri importanti di Neroni, come il vincitore su Asdrubale, quello che dette la prima batosta ai cartaginesi in Italia nel 207 a.C.

Ma, a Roma, era più facile fare l’imperatore, oppure è più facile fare il sindaco?
Devo ammettere che forse era più facile governare un Impero che districarsi nella burocrazia capitolina e italiana di oggi. Infatti, tra le prime cose che faremo, ci sarà quella di accorciare i nomi degli assessorati e degli uffici, spesso rebus chilometrici fatti ad arte per mettersi inutili pennacchi e disorientare i cittadini, come i corridoi curvi del palazzone della Regione in Via Colombo, dove perdersi è facilissimo e che non a caso fu scelto come location per il film di Fantozzi.

Al di là del gioco: chi è davvero Sergio Iacomoni, detto Nerone? Ci racconti in breve la sua storia.
Sono un romano mezzo etrusco che ha quattro figli e per ora due nipoti, cresciuto a Roma in una famiglia di liutai. Falegname e poi arredatore a Bagdad nell’Hotel Sheraton proprio al momento dello scoppio della guerra Iran-Iraq, servizio militare come mortaista pesante del 76′ Reggimento Fanteria, prestato alla Banca d’Italia per venti anni, come i legionari di una volta. Draghi l’ho incontrato una volta sola, a mensa. Se avessi saputo dei suoi successivi incarichi alla BCE e a Palazzo Chigi gli avrei detto: Mario, arifamo il sesterzio! E noi lo faremo per davvero! Non posso ancora anticipare come: è un segreto.

Lei guida da tempo un’associazione specializzata in rievocazioni storiche dell’antico passato dell’Urbe. Come mai ora ha deciso di affiancare al suo amore per la storia di Roma, un tentativo, tutto al presente e proiettato verso il futuro, di conquista del Campidoglio?
Il Gruppo Storico Romano, che fondai nel 1994, mi ha dato modo di conquistare, impugnando solo il fascino e la storia di Roma, mezzo mondo, dagli USA alla Russia, dalla Cina all’Europa. Così come noi siamo rimasti conquistati dalla cultura, dall’affetto, dalla simpatia manifestata dai popoli che ci hanno ospitato. Ora si tratta della conquista più ardua, quella del Colle capitolino.
Me lo chiedono le pietre, le statue, gli affreschi di Roma: spazzate via questa classe politica incapace e corrotta che non merita di intestarsi Roma, al punto che nemmeno si sono accorti di averle cambiato il sacro nome. Solo Commodo osò cambiarlo e non gli portò bene. Se lasciamo Roma nelle mani di questi, cadrà Roma, e il mondo con essa, come dice una celebre profezia.

Ha già avuto altre esperienze politiche, o è la sua prima volta?
Io ho avuto esperienza di politici, non di cariche politiche. Nel migliore dei casi siamo stati tollerati, come sotto Alemanno quando era tutto pronto per la manifestazione IN HOC SIGNO VINCES nella piana di Saxa Rubra per i 1700 della battaglia di Ponte Milvio, ma fu tutto annullato dal suo assessore che invece promosse un numero di bondage in un teatro a Via Togliatti dove, come accaduto pochi mesi prima nello scantinato dell’Agenzia Entrate a Settebagni, stava per scapparci il morto, anzi la morta. Soltanto il Municipio squattrinato salvò l’iniziativa di Saxa Rubra in formato ridotto, alla presenza di Alberto Angela.
Sotto Veltroni ci fu impedita una rievocazione al Circo Massimo, quando subimmo gli ostracismi del suo fiduciario Luca Odevaine, che poi fece carriera in forme diverse sotto Zingaretti e Buzzi. Marino e Raggi almeno hanno mostrato stupore per i 300 mila spettatori accorsi per la sfilata dei gruppi di rievocazione tra i Fori Imperiali e il Circo Massimo per il Natale di Roma. La mia esperienza con i politici mi ha insegnato che, mentre i romani e i turisti, i quartieri e i Municipi sono felici delle rievocazioni ben organizzate, i politici di alto rango hanno ancora paura delle ombre del fascismo che strumentalizzò la storia di Roma. Anche per questo spiegheremo in un prossimo convegno come il simbolo dei fasci littori sia stato caro perfino alla cultura socialista e marxista.

Me lo chiedono le pietre, le statue, gli affreschi di Roma: spazzate via questa classe politica incapace e corrotta che non merita di intestarsi Roma, al punto che nemmeno si sono accorti di averle cambiato il sacro nome

Chiariamo ogni possibile equivoco: la sua candidatura a sindaco sembra nascere quasi per scherzo. Il suo slogan è una chiara parodia del Gladiatore: “Al mio segnale, scatenate il paradiso!”; sul suo sito appare la scritta “Vogliamo che il popolo Romano torni a sorridere”, che sembra quasi un invito a non prenderla troppo sul serio. Invece avete intenzioni serissime, vero?
La politica è una cosa troppo seria per lasciarla in esclusiva ai politici di oggi, che ben figurerebbero nelle commedie di Plauto o al Circo Barnum, non quello di Nerone, mi raccomando! Ma nemmeno la politica può essere una cosa così seriosa e astrusa, con le leggi scritte in ostrogoto proprio per renderle incomprensibili, in modo tale che poi si dovranno assoldare schiere di consulenti e interpreti per tradurle in italiano! I signori del Parlamento e quelli dell’Assemblea Capitolina spesso, quando votano, non leggono nemmeno i testi degli atti o degli emendamenti. Così escono leggi-fiume, delibere-fiume e perfino emendamenti-fiume, che tutti insieme alimentano il mare della burocrazia dove affondano i cittadini. Roma ha inventato la certezza del diritto con le XII Tavole. A questo modello ci siamo ispirati nel redigere il nostro programma per Roma. Se sarò Sindaco nessun testo sarà più votato in Aula Giulio Cesare se prima non sarà stato letto ad alta voce integralmente. Gli onorevoli, anche quelli del Campidoglio, sono pagati apposta. Vedrete come si snellirà il burocratese!

 

Nella capitale islandese Reykjavík, nel 2010, la candidatura, nata tra il serio e il faceto, di Jon Gnarr, un uomo senza grande esperienza politica, a capo di un neonato partito un po’ goliardico, denominato ironicamente “Il partito migliore”, fu presa sottogamba da tutti. Alla fine, però, Gnarr affrontò con impegno quella sfida, vinse le elezioni e divenne sindaco. È un precedente incoraggiante, che può costituire un punto di riferimento anche per voi?
Non ignoravo Gnarr, sapevo della sua impresa. In comune con l’Islanda, terra di guerrieri e navigatori come Erik e Floki, ho un approccio vulcanico e naturalistico. L’aria aperta è il nemico numero uno del Covid. Per questo vogliamo ‘riaprire’ le attività ‘all’aperto’ nella Capitale. La riscoperta delle acque e del termalismo attorno a Roma può solo che far bene alla salute. Nelle catacombe è meglio stare solo per il tempo di una visita archeologica o di una preghiera. Veni vidi virus, direbbe Cesare ai nostri tempi.

Come “Movimento Storico Romano – Lista Nerone”, avete realizzato un programma dettagliato per Roma, diviso in dodici punti, cosa che, al momento, neanche i partiti più importanti hanno ancora fatto, concentrati come sono sui giochi di alleanze e sui nomi dei possibili candidati. Quindi ritenete che Roma abbia più bisogno di idee, che di giochi di palazzo o di forti personalità?
Esatto. Abbiamo scritto XII Tavole programmatiche, ognuna su macrotemi e articolata in diversi specifici punti. I partiti sono concentrati solo sui nomi perché contano sul fatto che con l’attuale sistema elettorale per il Campidoglio, con pletore di liste e listarelle collegate a ciascun candidato sindaco, con le schede-lenzuolo e con le preferenze tornate plurime e controllabili dalle mafie e mafiette con la scusa del voto di genere, la campagna elettorale romana sarà la solita baraonda con più di 10.000 candidati tra Campidoglio e Municipi, in cui non sarà possibile far conoscere per davvero programmi e singoli candidati e le nuove proposte. Come a Sanremo, dove almeno dedicano ai nuovi una sezione del festival. I grandi partiti poi si spartiscono le ospitate in tv e le tribune elettorali di fatto sono abolite. Per questo vi siamo particolarmente grati per questa intervista.

Veni vidi virus,
direbbe Cesare
ai nostri tempi

Alcuni punti del vostro programma sono abbastanza originali. Come per esempio quello in cui chiedete un narcotest per tutti i consiglieri capitolini. È una reale proposta, o è solo una provocazione?
Tendenzialmente non siamo iper-proibizionisti. Anzi! Tuttavia, che nei palazzi della politica romana giri la coca non lo dico io o Suburra: è cronaca.
Come per guidare l’automobile serve essere lucidi e sobri, a maggior ragione per guidare una capitale. Se una recente legge anti-furbetti del cartellino ha introdotto lo scanner pupillare per i dipendenti pubblici, che francamente trovo eccessivo, non vedo perché non si dovrebbe periodicamente controllare la reale indipendenza degli onorevoli. La loro toga deve essere candida, non bianca di coca. Peraltro fu una proposta di un ex segretario radicale, notoriamente antiproibizionista.

 

Altra idea curiosa, è quella di dare un seggio permanente, in Campidoglio, a un delegato del Papa, anche se senza diritto di voto. Pensate che fra il Comune di Roma e il Vaticano debba esserci una collaborazione stretta e continuativa? Non si rischia, in questo modo, di tornare ai vecchi tempi del Papa Re?
Anche quella di un seggio al delegato del Papa fu proposta da un radicale, il campione degli anticlericali: Marco Pannella. Si tratta di riconoscere la rilevanza dello Stato Città del Vaticano, del ruolo fondamentale che la Chiesa ha svolto a Roma e per Roma dall’evangelizzazione dei Santi Pietro e Paolo in poi, e sempre più dopo la leadership di Papa Leone Magno, per quasi due millenni. Fino ad oggi, allorché il ruolo del papato è, o dovrebbe essere, sostanzialmente nel campo spirituale. In fondo Papa Bergoglio, ma anche il Papa Emerito Ratzinger, sono i due romani più antichi del mondo: al di là dell’età anagrafica, e auguriamo loro lunga vita, essi incarnano una istituzione che ha 2000 anni di età. E sono impegnati perché romani e non romani conquistino la vita eterna. Meriteranno un segno di ringraziamento, o no? In più, uno che si chiama Nerone avrà pur qualcosa da farsi perdonare…

Quali ritiene debbano essere le priorità della Capitale? Quali sono le tre cose da fare subito, fin dal primo giorno, nell’eventualità che lei venisse eletto sindaco?
Commercio, cultura e turismo e azzeramento della burocrazia le priorità. Le prime tre cose da Sindaco? Uno: andrò a piedi in abito porpora da Porta San Sebastiano, dov’è l’accampamento del Gruppo Storico Romano, fino all’Isola Tiberina per poi salire sull’Arce Capitolino. Due: distribuzione straordinaria di cibo davanti a tutte le scuole e tutti i Municipi di Roma alle persone in difficoltà per la pandemia economica. Tre: una Woodstock per Roma, un concerto di 24 ore consecutive con musiche romane o dedicate a Roma.

Tra i vostri sostenitori ci sono personaggi molto amati dai romani. Uno è “Er Salustro”, alias Pierluigi Cartoni, noto per essere uno dei massimi conoscitori delle storie, delle leggende e delle tradizioni capitoline, nonché tra i Gladiatori che hanno risvegliato la città dalle frequenze radiofoniche di Dimensione Suono Roma. L’altro è il comico Maurizio Battista. Ci saranno anche loro fra i candidati delle vostre liste?
Er Salustro già indossa la lorica, la corazza dei soldati romani, ed è pronto al combattimento. D’altronde è un dirigente degli arcieri della Federazione Italiana Tiro con l’Arco. Maurizio Battista è un caro amico che ci ha voluto fare un graditissimo incoraggiamento. Per noi Battista è come Totti senza Spalletti: può scendere in campo in ogni momento. La maglia da attaccante è pronta. Ma c’è posto anche per altri campioni di romanità giallorossi o biancazzurri, uomini e donne, romani o innamorati di Roma.

 

Ora facciamo un gioco di fantasia. Immaginiamo per un attimo che lei sia diventato sindaco di Roma e proiettiamoci nel futuro. Come sarà diventata la città fra un anno? E fra cinque anni, che tipo di trasformazione ci sarà stata? E fra dieci?
Un anno e mezzo dopo la mia elezione a Sindaco, cioé nel 2023, il Natale di Roma sarà un evento mondiale, invitando tutti i gruppi di rievocazione del globo, a partire dal periodo classico. Sarà convocata la prima seduta del Senatus Mundi, con delegati da tutti i popoli insieme ai Consiglieri capitolini. Tutte le delibere e le determine, tutte quante nessuna esclusa, saranno, e per sempre, pubblicate sull’Albo Pretorio, senza poi sparire dopo la finestrella di pochi giorni di pubblicazione come succede oggi nel sito del Campidoglio, ma anche in Città metropolitana e in Regione. In cinque anni saranno realizzati lo Stadio, Fonopoli e Piazza dei Popoli per le grandi manifestazioni, e sarà completato l’anello ferroviario. In dieci anni saranno prolungate fino al GRA le linee A e B e sarà ricostruito il Porto di Ripetta. Sempre in dieci anni sarà poi abbattuto e ricostruito l’orribile Palazzo del Tribunale a Piazzale Clodio.

Se invece dovesse andare male e lei non dovesse essere eletto sindaco, né andare al ballottaggio, c’è qualcuno degli attuali candidati e schieramenti a cui potrebbe andare il vostro appoggio? Qualcuno a cui vi sentite più vicini?
Che me state a gufà? Chi vivrà vedrà. In ogni caso il nostro appoggio non può andare a chi non ha mai lavorato neanche un giorno in vita sua e magari stecca i contributi figurativi per finti lavori, a chi ha nominato ai vertici della polizia locale condannati per fatti di droga o assegni a vuoto, o a chi ha promosso scientemente ai vertici burocratici locali condannati definitivi per violenza sessuale, o a chi fa comprare all’ente grattacieli sulla carta affidando il compito di comprarli e di scoprire eventuali magagne al medesimo mandatario scelto dal venditore.

E, invece, nella storia dei sindaci di Roma, dall’unità d’Italia a oggi, ci sono personalità, recenti o lontane nel tempo, che possano essere considerate da voi un punto di riferimento, una fonte d’ispirazione?
Di chi dobbiamo parlare? Degli ultimi quattro abbiamo detto. Er Cicoria? Quello condannato per la nomina dei dirigenti esterni e scampato alla giustizia nonostante i soldi del partito andati alla sua fondazione? A chi dette la Lupa capitolina a Fidel Castro? Quello dell’assessore Luparetta e della ganga dello Squalo che ci ha pure fatto buttare fuori dal Mondiale per l’espulsione di Totti senza precipitarsi in Corea? Degli sventratori di Roma ai tempi dei Savoia o dei sindaci-palazzinari del dopoguerra? Lo vedete che Nerone va rivalutato anche in campo urbanistico? Illustri architetti hanno parlato di rigenerazione edilizia. Certo non con gli incendi! Comunque qualche nome lo faccio, anche se furono più che Sindaci e ressero regni e imperi con Roma come capitale: il Re Servio Tullio che cinse Roma di mura, l’Imperatore Augusto, che decentrò Roma in Regiones (Rìoni) e in Vici e istituì il Corpo dei Vigili del fuoco, gli Imperatori Aureliano e Costantino, Papa Sisto V. Come miglior Sindaco del ‘900 direi Nathan.

Per concludere, che tipo di augurio fa alla città, chiunque ne dovesse diventare il prossimo Sindaco?
Auguro a Roma di continuare a vincere, qualunque sarà la sua classe politica e nonostante essa, quell’ideale campionato di città più amata del mondo almeno per i prossimi 100 anni!

 

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