Rifiuti, Zingaretti si affida a Invitalia

Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, con l’ordinanza sull’emergenza rifiuti di Roma assegna compiti a tutti gli enti locali ma non fa i suoi. La chiusura del IV invaso della discarica di Roccasecca (FR) per esaurimento obbliga gli impianti Tmb di Colfelice (FR), Csca di Castel Forte (LT), Malagrotta (RM) a fermarsi perché non saprebbero dove portare gli scarti prodotti.

Così la Regione Lazio si trova obbligata ad assegnare i rifiuti provenienti dai territori di Roma, Frosinone e Latina alla discarica di Viterbo, 300 tonnellate al giorno, e a quella di Tarquinia, circa 80 tonnellate. Zingaretti chiede a questi territori di fare grandi sacrifici ma lui non apre la discarica di Colleferro, gestita dalla società regionale Lazio Ambiente e chiusa dalla Regione nel 2020 quando era ancora capiente per alcune centinaia di migliaia di mc di capienza, solo per compiacere il Pd locale che guida l’amministrazione.

[Questo articolo è stato originariamente pubblicato sulla testata web Affari italiani]

Sarei curioso di vedere quale sarebbe l’atteggiamento della Regione se i sindaci di Tarquinia e Viterbo impedissero fisicamente di far entrare i camion dei rifiuti nelle loro discariche, così come fece il sindaco di Colleferro Sanna, del Pd, che si sdraiò per terra per impedire il revamping del termovalorizzatore, con l’assoluta inerzia se non accondiscendenza dell’assessore Valeriani. Atteggiamento che portò subito dopo alla chiusura dell’inceneritore, di proprietà della Regione, e poi della discarica.

Inoltre Zingaretti con la sua ordinanza chiede alla società Mad di accelerare sui lavori per il V invaso della discarica, autorizzato da tempo ma contestato dal comune e dagli enti locali, e sul quale c’era un impegno formale a chiudere comunque la discarica entro il 2020, in modo che potesse essere operativa dal 20 Aprile 2021, data di scadenza dell’ordinanza. Non solo, Zingaretti chiede ai territori di aprire nuove discariche, più siti nell’ambito della Città metropolitana di cui almeno uno nel territorio del Comune di Roma, così come sul territorio della Provincia di Latina.

E proprio a Latina il Tar del Lazio, su richiesta della società gestore dell’impianto della società Rida di Aprilia, che non sa dove portare i residui della lavorazione, ha nominato come commissario ad acta per indicare un sito la dottoressa Aprile, direttore del Ministero dell’ambiente e già responsabile della gestione dei rifiuti di Roma.

Si capisce che siamo a un modello di gestione dei rifiuti centrato sulle discariche, ma tutto questo non basta tanto che Zingaretti conferma la richiesta, già contenuta nell’ordinanza del 27 Novembre 2019, nei confronti di Roma Capitale di completare le procedure per selezionare impianti per portare i rifiuti all’estero con il supporto di Invitalia come stazione appaltante.

Ecco dunque la soluzione al problema dei rifiuti, non costruire impianti ma discariche e se non bastano portarli all’estero, tanto ci pensa Invitalia ma pagano e caro i cittadini romani.

Infine l’ordinanza di Zingaretti chiede al Campidoglio e ad Ama di sapere cosa intendono fare dell’impianto TMB di Rocca Cencia, dal momento che Ama ha chiesto il rinnovo dell’Aia, con un aumento di rifiuti da conferire, e l’assessore ai rifiuti ha chiesto invece di chiudere l’impianto. Propria questa ordinanza dimostra il fallimento della gestione dei rifiuti non solo del Campidoglio ma anche dell’amministrazione Zingaretti, che in otto anni ha cancellato dal piano impianti autorizzati e ne ha chiusi altri in funzione.

La Regione Lazio scarica le responsabilità sul Comune di Roma

Sempre Zingaretti ha approvato un piano rifiuti che alla luce dei fatti è solo fuffa, criticato anche da esperti che appartengono alla stessa parte politica di Zingaretti. Nel consiglio regionale straordinario dell’altro giorno l’assessore Valeriani ha continuato a spiegare che alla Regione compete la programmazione e ha scaricato la responsabilità dell’emergenza addosso ai comuni, che non costruiscono gli impianti e non approfittano degli 80 milioni di euro messi a disposizione della Regione sul piano.

Probabilmente nel palazzo di via Cristoforo Colombo non hanno spiegato all’assessore che programmazione significa scrivere in un piano quale sia il fabbisogno oggettivo, di quali e quanti impianti ci sia bisogno e in quali aree dovrebbero essere previsti. Ma nel piano di tutto questo non ce traccia. Il Piano aumenta a dismisura la raccolta differenzia e abbassa talmente la produzione che i rifiuti li fa scomparire con la bacchetta magica. Infatti non sono previsti nuovi impianti rispetto a quelli esistenti, se non il famoso compound industriale di Colleferro.

Peccato però che, quando il capogruppo della Lega, Tripodi, ha chiesto a Valeriani perché gli 80 milioni non li usa la società regionale Lazio Ambiente per costruire l’impianto, l’assessore sia rimasto in silenzio e il consigliere Eugenio Patanè, eminenza grigia del piano alla Pisana, abbia risposto che la Regione non si occupa di gestione e che Lazio Ambiente è in fase di liquidazione.

L’esatto opposto di quello che Fortini, attuale Presidente della società regionale nonché membro del CDA della municipalizzata napoletana dei rifiuti, e l’assessore Valeriani hanno sempre detto in questi ultimi mesi e scritto nel piano. Lazio Ambiente avrebbe avviato la progettazione di un impianto moderno, compound industriale (quante volte Valeriani l’ha ripetuto),  in grado di risolvere tutti i problemi. E solo dopo la società regionale lo avrebbe venduto a privati. Ho sempre immaginato di trattasse di fuffa, ma oggi è evidente a tutti che quell’impianto non esiste.

Il piano rifiuti della Regione  ha due pilastri: trasferimenti all’estero e discariche

La realtà è che il piano rifiuti è fondato su due pilastri: rifiuti all’Estero e discariche. L’esatto contrario di quello che prescrivono le direttive europee: 65% di differenziata, 10% massimo in discarica e 25% di valorizzazione. Oggi nel Lazio finisce in discarica oltre il 40% dei rifiuti e questo solo per dire no ai termovalorizzatori. Certo è dura per una giunta regionale che ha appena istituito l’assessorato alla transizione ecologica, copiando quello che è stato fatto a livello nazionale, ammettere che il piano è basato solo su nuove discariche, ma è quello che con l’ordinanza la Regione chiede alle Province e ai Comuni.

Faccio notare infine alla giunta Zingaretti, a proposito di transizione ecologica, che a Malagrotta è pronto un moderno gassificatore, autorizzato dalla Regione ma cancellato dal nuovo piano regionale, che può bruciare rifiuti e produrre idrogeno. Forse sarebbe meglio aprirlo piuttosto che portare i rifiuti all’Estero.

[Donato Robilotta, già esponente socialista, è stato assessore regionale agli Affari Istituzionali e consigliere regionale. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Affari italiani.it il 7 aprile 2021]

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