Il volto e la macchina

Tra tutti i musei di Roma, ne spicca uno che unisce archeologia storica e industriale, marmo e ghisa, nel quale busti e statue fanno bella mostra di sé tra caldaie, turbine e motori diesel. È la Centrale Montemartini, il primo impianto pubblico di produzione di elettricità della Capitale, inaugurata nel 1912 per volontà del sindaco Ernesto Nathan, e convertito a partire dalla fine degli anni Novanta a sede espositiva, fino a far parte di Musei in Comune, il sistema museale di Roma Capitale.

Tra sarcofagi e mosaici, i reperti della tomba di Crepereia Triphaena, il monumento funerario di Sulpicio Massimo, la statua di Polimnia e il fregio del tempio di Apollo Sosiano, sono i marmi della Sala Macchine a colpire l’occhio e ad attirare l’obiettivo della macchina fotografica.

Qui, sotto lo sguardo della colossale statua di Atena, davanti a strumenti di misura e tubature in metallo, sono esposte copie fedeli di famosi originali dell’arte greca, insieme a rielaborazioni romane di modelli antichi. Lo sguardo attraversa un tempo che sembra sospeso, mentre la luce che entra dalle grandi finestre della struttura, mette in rilievo volti e panneggi e sembra quasi far riemergere dall’oblio, storie e miti.

La Centrale Montemartini riapre il 15 marzo, dopo i lavori di adeguamento dell’impianto di condizionamento, ma c’è un motivo in più per visitare questo luogo affascinante: l’inaugurazione della mostra “Colori dei Romani. I mosaici dalle Collezioni Capitoline”.

 

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