Le città invivibili

Le telecamere sulle strade, sulle piazze sono di sinistra o di destra? Di fatto sembra che ci sia sempre meno distinzione. La cultura securitaria, del controllo h24, è diventata trasversale nel dibattito politico.

Quest’anno pandemico ci ha mostrato come ci sia la possibilità per molti di vivere in una città minima: dad, smartworking, homeschooling, deliveroo, smart tv, domotica, intrattenimento in streaming, passeggiata con il cane, jogging sotto casa. Per altri la città diventa espansa e fragile: pendolarismo, tempi della logistica, rischi della salute sul lavoro.
Le elezioni a Roma sono rimandate a metà ottobre, e non abbiamo un’idea di città. Fallita in un anno, l’idea di Roma per turisti, non sappiamo più cosa farcene di una città, non abbiamo idea di come animare lo spazio pubblico.

Di fronte a una città che non si sa più come animare, si insiste su un aumento dei dispositivi di sicurezza. Telecamere, videosorveglianza, cancellate, inferriate, registratori, encoder, sistemi di analisi dati.
I principali attori del mercato sono Hikvision, Dahua tecnologia, Axis Communications AB, Panasonic, Honeywell Security, Hanwha, United Technologies, Tyco, Bosch Security Systems, Pelco, Huawei Technologies, Siemens AG, Avigilon Corporation, uniview, Flir Systems.
Il mercato di sorveglianza globale ha un valore di 35.550 milioni di dollari nel 2020; dovrebbe raggiungere 79,26 miliardi di dollari entro la fine del 2026, crescendo a un tasso del 12 per cento durante il quinquennio 2021-2026. Di fatto: più che raddoppiare in cinque anni.
Intanto il Comune di Roma ha già finanziato per il 2021 nuovi impianti con 580mila euro in zone tutte centrali e borghesi, come se la città dovesse diventare, in un processo di olgiatizzazione, un’immensa gated community.

Che vogliamo fare la stessa cosa anche a Piazza Sempione? Vogliamo trasformare le città in un’infinita puntata di Black Mirror?

 

La foto del titolo è di Bonifacio Pontonio ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

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