RR Sound: Assalti Frontali
Militant A, al secolo Luca Mascini, è il frontman di Assalti Frontali, la band nata nel 1991 sulle ceneri della Onda Rossa Posse, e che quest’anno celebra i 30 anni di attività. In questo testo, Militant A parla dei brani storici che gli piacciono e lo hanno ispirato.
[Qui il link per la playlist gratis su Spotify, in fondo al post il player per ascoltarla direttamente]
1. – Newcleus: Jam On It
Ogni tanto andavo a Goody Music, a Piazzale Flaminio, a cercare nuove uscite rap, un po’ travisato perché in quella zona mezza nera non sapevo mai chi potevo incontrare. Bastava niente per riconoscerci a vicenda coi fasci. Era il 1984, con la vespetta mi spingevo per Corso Italia fino a Via Cesare Beccaria perché sapevo che lì avrei trovato chicche introvabili anche per Disfunzioni Musicali: una versione nuova di “Egypt, Egypt” di The Egyptian Lover o di “Jam On It” dei Newcleus. Non mi bastava averli sulle cassette, volevo il vinile, il dodici pollici, la grafica, i testi, che traducevo scovando informazioni per capire cosa succedeva in quelle strade americane. Dei Newcleus mi piaceva tutto, dalla prima all’ultima traccia. Suono elettronico dei primi anni ‘80, quando ancora non c’erano i campionatori ma anima caldissima. Giri di basso irresistibili e un modo di ripetere le sillabe contagioso Jam-o-o-o-o-on it: Quando ero un bambino piccolo mia mamma mi ha dato un nuovo giocattolo/ due giradischi e un microfono/ col passare del tempo sapevo che un giorno avrei rivoltato la nazione/ non lasciate che il vostro corpo sia pigro/ avanti e indietro, a destra e a sinistra/ vuole ballare tutta la notte…Jam o-o-o-o-o-on-it.
2. – Clash: London Calling
Nell’82 presi il treno per vedere i Clash a Firenze. Sulla carrozza era pieno di compagni e punk, qualcuno aveva la svastica per provocazione e sentivo le discussioni dei miei compagni che dicevano: “Non è giusto portare la svastica, devi capirlo, devi toglierla, anche se non ha il significato che gli davano i nazisti, toglila”. I Clash a quei tempi avevano un seguito gigantesco, c’erano canzoni ascoltate da tutti, compagni e punk, eravamo una grande famiglia, i Clash erano punk e compagni e io andavo ai concerti come a un’avventura. La notte dormivamo con i sacchi a pelo al centro, dove trovavamo riparo. A ripensarci adesso, non mi capacito come facevo a orientarmi, ad arrivare ai concerti in treno, in autostop, con quale fiducia salivamo a bordo e cercavamo gli stadi, le ore di attesa, le notti all’aperto, riuscendo a ritrovare sempre la strada di ritorno con queste canzoni nelle orecchie: Londra chiama le città lontane/ ora la guerra è dichiarata e la battagli arriva…. Uscite dall’armadio, voi, ragazzi e ragazze… l’era glaciale sta arrivando, il sole sta implodendo…Londra chiama, sì, anche io ero lì…
3 – The Cure: Three Imaginary Boys
Robert Smith è un grande amore di giovinezza e avrà sempre un posto nel mio cuore, Three imaginary boys, tutte canzoni incredibili… Aspettando un domani/ che non arriva mai/ nel profondo/ una sensazione di vuoto/ tutto quel che mi lascia la notte/ tre ragazzi immaginari…
4 – Peter Tosh: Bush Doctor
Il fumo delle sigarette fa male alla salute, la marijuana bisognerebbe invece legalizzarla, per curare l’asma e il glaucoma e altre malattie come la sclerosi multipla, e quando sarà legalizzata non dovremmo più saltare le recinzioni e scappare e subire le brutalità della polizia e le mancanze di rispetto e le umiliazioni. Il reggae di Peter Tosh sa dire questo in modo sublime.
5 – EPMD: Strictly Business
Disco hip hop da riascoltare sempre prima di cimentarsi con le basi e con il rap. Una gioia, prodotto da un team perfetto quando ancora si potevano usare i sample senza paura di incappare in cause milionarie e le basi uscivano dolci e ruvide e le voci profonde e ipnotiche che le potevi ascoltare milioni di volte.
6 – Public Enemy: It Take a Nation of Million to Hold Us Back
Chuck D faceva delle rime che mi esaltavano e quando uscì It Take a Nation of Million to Hold us Back pensai che era il momento per noi. Una traccia in particolare, Rebel Without a Pause, la ascoltavo in macchina a palla di notte girando per il Grande Raccordo Anulare, perché nessuno potesse interrompere quella scarica di adrenalina. Quando tornavo nei negozi per cercare qualche disco nuovo avrei voluto poterlo riscoprire per la prima volta. Non trovavo più niente di così potente.
7 – Dr Dre: Lil Ghetto Boy
Disco fantastico, nel 1992 mi teneva compagnia ogni giorno. Basi bellissime, rap impeccabile, voci di strada, cori che si alternano, un’opera rap gangster scritta in mezzo a party, spari, rivolte a Los Angeles per l’assoluzione dei quattro agenti autori del pestaggio razzista ai danni di Rodney King.
8 – Stromae: Formidable
Una mattina svegliandomi dopo un concerto, con la mente confusa dalla notte lunga, senza voglia di sentire niente, lo ascoltai per sbaglio e pensai quanto è meravigliosa e straziante la musica. Era il 2013.
9 – Fabrizio De Andrè: La domenica delle salme
Del grande poeta (che non voleva essere chiamato poeta), metterei quasi tutte nella playlist: scelgo “La domenica delle salme” perché ebbi la fortuna di godermelo in diretta quando uscì.
10 – Lucio Battisti: Il mio canto libero
Mi ricorda mio padre. Sento le note di queste canzoni e qualcosa mi riporta alle sere d’estate di tanti anni fa.