Flamenco per tutti, sulla spiaggia
Leggo su Facebook di lezioni di Flamenco aperte a tutti in spiaggia. Se, lallero, ve vojo vede’ a pestar i piedi al mare!
Mi sveglio la domenica e vedo che deve aver piovuto tutta la notte, che sta piovendo e il cielo non lascia alcun dubbio che pioverà per il resto della giornata. Figurati se faranno lezione co’ ‘sto tempo! Occhiatina a Facebook, certa che l’appuntamento sia stato annullato, ma nessun accenno a cancellazioni di alcun genere. Infilo la macchina fotografica nello zaino e attraverso Ostia e la pioggia sotto la mantella rosa antipioggia.
Arrivo al Don Pepe, ristorante spagnolo del lungomare di Ostia e luogo dell’appuntamento, nessuno mi attende e, nonostante abbia le fattezze di un dromedario tutto rosa, vengo accolta con grande cordialità da Giorgia Celli, maestra di flamenco. Le spiego che sono interessata agli eventi del territorio e che vorrei assistere e fare qualche scatto e ricevo la benvenuta.
Mi ritrovo a girare intorno ad una pedana di legno, spazio abitualmente utilizzato dal ristorante per i tavoli all’aperto, incredibilmente affollata per una giornata di tempesta (tutti i presenti ben distanziati e muniti di mascherine). Sono subito rapita dal battere dei piedi sulle assi di legno. Il gruppo per quanto eterogeneo, uomini, donne, adulti, bimbi, principianti e persone di maggiore esperienza, sotto la guida di Giorgia prende forma, conquista ritmo ed armonia.
Quei corpi, sulle assi di legno, che ballano e suonano sotto i colpi delle mani e dei piedi sullo sfondo di un mare grigio quanto il cielo, hanno grande potenza espressiva.
Assisto ad un secondo appuntamento la domenica successiva prima di incontrare Giorgia per farmi un attimo gli affari suoi. Ci incontriamo in un teatro completamente vuoto, in cui saranno solo le nostre voci a risuonare. Deduco che dovrò abituarmi al fatto che Giorgia sia capace di trasmettere grandi suggestioni anche fuori dal palco. Apprendo che è una ostiense con il pedigree. Nata e cresciuta nel quartiere e qui che muove i primi passi, anche quelli di danza. Giovanissima lascia Roma e dal 1990 studia a Madrid con maestri come Ciro, Maria Magdalena, Antonio Canales, Joaquín Ruiz, La Tati, Alejandro Granados, Belén Maya, Guito.
Consegue il diploma presso il “Real Conservatorio Superior de danza” di Madrid in danza spagnola nel 2001 e fa parte di compagnie quali la Teatro Espanol Luisillo, il Ballet Espanol Rafael Aguilar, il Ballet Flamenco Blanca del Rey, la Compagnia Joaquìn Ruiz, la Paco Peña Flamenco Dance Company, l’Ibérica de Danza e la Flamencos en Route. Per quindici anni la porteranno oltre che in Spagna, in Austria, Francia, Germania, Cina, Taiwan, Svizzera, Giappone, Brasile, Grecia, Regno Unito e Corea attraverso tournée e festival. Nel 2006 riatterra a Roma per diventare, ad oggi, la responsabile danza per la programmazione del Teatro del Lido di Ostia e maestra di danza flamenca presso la sala teatro di Affabulazione e la Scuola di danza Tersicore ad Ostia.
Le chiedo di questa esperienza attraverso la quale l’ho conosciuta, delle lezioni itineranti nel Municipio X. In un periodo, in cui norme sanciscono il distanziamento e il contenimento dei contatti sociali, in cui si chiudono sale, palestre e teatri, il “Flamenco per tutti” suona e risuona come un atto di resistenza civile e culturale in cui maturare nuove esperienze.
Giorgia Celli mi racconta di come sono nati i primi appuntamenti, dell’intento di raccogliere le allieve e gli allievi che si erano iscritti a settembre alle sue lezioni e del gruppo, che una volta portato nel territorio, da questo è stato abitato. Giorgia ricorda di un appuntamento al Parco XXV novembre 1884, in cui oltre gli allievi, tra le file si sono aggiunti passanti che, lasciato il cane e la spesa, si sono uniti a quell’esperienza irripetibile di prendere parte ad un corpo di ballo, esperienza che si è ripetuta e si sta ripetendo nelle settimane.
Mi spiega che il flamenco è una danza per tutti: bassi, alti, giovani, vecchi, bambini ed adulti. Il flamenco non richiede e non esprime un canone di fisicità, bensì è espressione di un io e della dignità degli ultimi. Il flamenco è una danza popolare e quindi di tutti e per questo con una grande vocazione a vivere e crescere anche fuori dei teatri. Di settimana in settimana, durante questi appuntamenti itineranti nel territorio, torna più vicino alle sue origini. Giorgia mi racconta di una danza e di lezioni come luogo di incontro, in cui condividere il proprio sapere e farne un’esperienza collettiva e accessibile a tutti.
Terminata la pausa natalizia trovo un nuovo appuntamento e ancora flamenco e ancora per tutti e ancora mare.