Roma è diventata il nuovo supervillain

Roma e il cinema sono stati sempre un binomio vincente, e per dimostrarlo basterebbe citare vari capolavori come “Vacanze Romane”, “La dolce vita” e “Il sorpasso” (oltre a tonnellate di pellicole di genere peplum come “Ben Hur”, “Spartacus” o “Il gladiatore”), anche se a volte sarebbe divertente immaginare come diventerebbero alcune scene dei film se si svolgessero DAVVERO nella realtà romana.
Per esempio, avete presente quella tipica sequenza in cui il protagonista viene rincorso da dei tizi che vogliono ucciderlo, allora lui entra in una stazione della metropolitana saltando i tornelli e riesce a salvarsi salendo al volo sul treno della metro che sta partendo, lasciando gli assalitori sulla banchina?
Beh, a Roma, tra scioperi e guasti, quel treno al volo non lo prenderebbe mai, e sarebbe spacciato.

E che dire della classica situazione romantica in cui un ragazzo e una ragazza sono a cena in un bel ristorantino ma poi, per qualche motivo, litigano di brutto e allora lei si alza e va via. La ragazza esce dal ristorante e, sotto la pioggia battente, solleva un braccio e ferma un taxi, volatilizzandosi prima che il ragazzo riesca a raggiungerla.
Se questa scena si svolgesse per davvero nella Capitale, la ragazza resterebbe talmente a lungo a cercare un taxi libero sotto la pioggia che il ragazzo avrebbe il tempo di finire la cena, pagare il conto e bere un limoncello prima di raggiungerla.
Ma Roma, nel cinema (soprattutto italiano) di questi ultimi anni, è diventata molto più che una splendida location in cui ambientare le storie: è divenuta una vera e propria protagonista. Anzi un’antagonista: cattiva, cupa, corrotta e spietata.

Prendiamo ad esempio “La grande bellezza”, “Suburra” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”. In tutte e tre le pellicole la vera protagonista è lei, la Capitale. Con il suo sentore di morte che aleggia tra i monumenti e nelle feste sulle terrazze, con la sua corruzione e la sua violenza che dimorano nei palazzi e per le strade, con il suo bisogno di supereroi che la salvino da se stessa.
Roma è diventata quello che in gergo si chiama supervillain: il supercattivo di turno che, come tutti i supercattivi, può anche essere sconfitto ma non muore mai. Ci sarà sempre un’ultima inquadratura in cui si capisce che tornerà.
È supervillain perché è, come tutti i supervillain, è affascinante e geniale nella sua spietatezza. Perché è imprevedibile e non permette a nessuno di darle degli ordini. Perché alla fine ti scopri di parteggiare per lei piuttosto che per quelli che la vogliono cambiare, come parteggi per Darth Vader piuttosto che per quel biondino slavato di Luke Skywalker o per Hannibal Lecter piuttosto che per Clarice Starling.
Perché tutti sono solo pedine nei suoi giochi, come chiosa il “samurai” interpretato da Claudio Amendola in “Suburra”, commentando un delitto che ha commesso:

[Questo post originariamente è stato pubblicato il 16 novembre 2016]

 

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