Una poltrona per cinque (euro)
Poltrone in vendita a soli 5 euro (prezzo poi modificato dal “venditore” in 50 euro, a partire dal giorno di Santo Stefano). Non è la nuova pubblicità di Poltrone e Sofà, ma una storia diversa, che riguarda un pezzo di cultura romana, un luogo d’arte nato in Prati circa quarant’anni fa. Quarant’anni fa, infatti, Silvano Agosti, regista e intellettuale bresciano, trasferitosi a Roma per amore della città (“Ho scelto Roma perché è la metropoli più piccola del mondo”), fece uno strano sogno: gli apparve un Charlie Chaplin amareggiato, che lo rimproverava perché il cinema vicino casa sua era stato chiuso. Qualche tempo dopo, nel 1982, Agosti si trovò a collaborare nella produzione a nella realizzazione di una pellicola diretta da Franco Piavoli, un’opera che oggi definiremmo di nicchia, intitolata “Il pianeta azzurro”. Quel film, pur molto apprezzato al festival di Venezia, non trovava nessuno spazio nel normale circuito delle sale cinematografiche. È a quel punto che ad Agosti tornò in mente il vecchio sogno in cui Chaplin gli aveva parlato: “Allora e solo allora ho deciso di aprire una sala dalla quale nessuno avrebbe osato cacciare il cinema d’Autore”. Nasceva così, in Prati, il cinema Azzurro Scipioni, tempio romano del cinema d’autore. Azzurro per via del film Il pianeta azzurro e Scipioni perché i locali si trovavano, per l’appunto, in via degli Scipioni.
Da allora il cinema Azzurro Scipioni è diventato un punto di riferimento fondamentale della Città Eterna, non solo per gli amanti del cinema, che qui, nelle sue due sale, la “sala Chaplin” e la “sala Lumière”, hanno potuto godere dei massimi capolavori della cinematografia mondiale e di chicche imperdibili, che non trovavano spazio in altri luoghi di proiezione, ma in genere per tutti coloro che hanno a cuore l’arte e la cultura nella loro accezione più completa. “Qui si vende arte” amava dire spesso Silvano Agosti, che del concetto di arte e di cultura ha sempre avuto un senso altissimo, quasi mistico ma, al tempo stesso, democratico, da diffondere a più persone possibili, anche con formule innovative e originali.
In quelle piccole sale del quartiere Prati, su quelle poltrone, ovviamente azzurre, nel corso dei decenni si sono seduti anche i più grandi maestri della pittura, della musica, del cinema, della letteratura. Qualcuno di loro ha lasciato un ricordo in una delle porte dell’Azzurro Scipioni, appositamente adibita all’uopo dal proprietario e riccamente istoriata, con le firme, tra gli altri, di Alberto Moravia e del poeta Evtuschenko. “La felicità è una sofferenza stanca” ha lasciato scritto il letterato russo, scomparso tre anni fa. Eppure l’Azzurro Scipioni pareva non conoscere né stanchezza, né sofferenza. Senza modificare mai la sua originaria destinazione di cinema per opere d’autore, mentre tutt’intorno cambiavano le mode e le modalità di fruizione delle pellicole, mentre chiudevano sale storiche, grandi e piccole, l’Azzurro Scipioni restava lì, baluardo inamovibile di quel che il cinema ha significato e significa per la crescita di Roma e della nostra cultura.
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Guai però a chiamarlo Cinema d’Essai, un termine che Silvano Agosti ha sempre detestato: “Il circuito cosiddetto d’Essai, così definito in modo ermetico per scoraggiare ulteriormente anche i pochi ipotetici frequentatori. In queste sale l’industria stessa relegava e relega ancor oggi quei film che, avendo una parvenza di impegno guasterebbero i gusti del pubblico in cerca solo di evasione dalle miserie del quotidiano”, ha scritto Agosti, a scanso di equivoci, sul sito internet ufficiale del suo cinema.
È sempre tramite internet che però, l’antivigilia di Natale 2020, Agosti ha lanciato sui social un annuncio sorprendente: “Sedie cinema Azzurro Scipioni in vendita a 5 euro l’una… Le sto mettendo in vendita perché sono costretto a interrompere l’attività dell’Azzurro Scipioni”. Un annuncio scarno, improvviso, che parrebbe accomunare quel cinema alle tante vittime collaterali di questo triste anno di pandemia. Subito è scattata fra gli amici e gli appassionati una piccola gara di solidarietà per salvare quello che molti considerano una sorta di museo del cinema e di monumento alla cultura. “Io cinque euro li spendo volentieri ma per mantenere la sedia al suo posto” ha scritto qualcuno in un commento, ricevendo centinaia di like.
È quanto ci auguriamo anche noi. Anziché un tentativo disperato di sanare i debiti creati dalla chiusura forzata per le disposizioni governative anti pandemia, a cui però non è corrisposto alcun blocco dei costi di affitto dello spazio, né delle spese di gestione, l’appello a dare cinque euro, potrebbe infatti trasformarsi in una sorta di adozione a distanza della sala: “Adotta una poltrona dell’Azzurro Scipioni” potrebbe essere lo slogan per creare una raccolta fondi popolare, che porti quel cinema a mantenere viva la propria attività.
Agosti è però scettico. Come ha avuto modo di dichiarare alla stampa in questi giorni: “Sono grato ai romani, perché si sono affezionati a questo cinema dall’inizio… Non rifiuto nessun appoggio, ma cercherò di capire meglio la situazione. Per ora come possibilità vedo solo quella che il Comune o lo Stato acquisiscano l’immobile”. Sembra una dichiarazione di resa. Però, conoscendo la passione di Silvano Agosti per il cinema, per il suo cinema, non me la sentirei ancora di escludere colpi di scena, per quanto improbabili. Sarà il 2021 a dare una risposta. Intanto, in questo amaro 2020, le sale dello storico cinema di Prati restano chiuse, con la concreta possibilità che un pezzo di storia di Roma sia destinato a scomparire per sempre.
[La foto del titolo è di Giuseppe Schiano di Colella ed è stata pubblicata originariamente dal Manifesto]