RR Sound: 2020, addio
Venti brani per il 2020. È una scelta ovviamente soggettiva, non il frutto di una consultazione di esperti o di un voto popolare. In questo caso, sono pezzi che vengono dalle playlist che faccio abitualmente per gli amici e i conoscenti nel corso dell’anno, e che si possono ascoltare gratuitamente su Spotify.
In questa selezione ci sono molte canzoni cantate da donne, e non è un caso, perché le donne stanno diventando sempre più una forza trascinante anche nella musica. Ci sono generi diversi (R&B, soul, elettronica, jazz) ma non c’è musica italiana perché ne ho sempre ascoltata poca, e perché comunque è abbondantemente presente in radio.
[Qui il link diretto alla playlist su Spotify.
A fine pezzo, il player]
Mahalia – BRB / Una giovane artista britannica, che ha pubblicato due album e diversi EP, tra cui quello in cui compare questo brano, intitolato “Isolation Tapes”, registrato durante il lockdown.
Khruangbin – So We Won’t Forget / Band statunitense, nonostante il nome thai, che significa “motore volante”. I Khruangbin suonavano gospel in origine, si sono incontrati da diversi anni ma hanno inciso il primo disco nel 2015, mischiano diversi generi, dal soul all’elettronica.
The Avalanches – The Divine Chord / Questo è il terzo album della band australiana, che esiste da oltre 20 anni. In “The Divine Chord” suonano Johnny Marr (cioè il chitarrista degli Smiths) e gli MGMT (un gruppo psichedelico newyorkese già noto). Questa è una canzone d’amore, parla delle difficoltà di vivere insieme dopo che hai idealizzato e ti confronti con la realtà, ma c’è un po’ di speranza in fondo al tunnel.
Phoebe Bridgers – Kyoto / Versione acustica (a cura di Copycat Killer) di un brano già uscito, con una struttura classica, sia pure con certe dissonanze. Lei è una giovane, notevole, cantautrice Usa.
Celeste – I Can See The Change / Una cantante anglo-giamaicana che ha già vinto alcuni grammy britannici, e che ha una voce molto, molto bella. Questo pezzo è quasi tutto voce e piano.
Georgia – Started Out / Non è più una ragazzina, ha già un disco alle spalle, ed è figlia d’arte: il padre è Neil Barnes, uno dei Leftfield (se non sapete che roba è, guardate nella colonna sonora di Trainspotting). Di lei si è parlato nei mesi scorsi perché ha deciso di abbandonare l’alcool – senza rinunciare al dancefloor – e di diventare vegana. La sua musica può unire generazioni, proprio perché è un’elettronica gioiosa e ballabile
Ela Minus – They Told Us It Was Hard, But They Were Wrong. Una delle canzoni dell’album di esordio di Ela Minus (Acts of Rebellion), colombiana trapiantata a New York. Everyone told us it’s hard / But they were wrong / When we love, we love it all / And nothing is impossible.
Lido Pimienta – Eso Que Tu Haces / Un’altra colombiana di origine, ma trapiantata in Canada, che ha debuttato nel 2010, e che trovo molto originale, in questo misto di sonorità. con una voce bellissima canta: Quello che fai, non è amore.
Sweet Whirl – Sweetness / Sweet Whirl (alias Esther Edquist) è una cantautrice australiana che usa molto la drum machine e che dice di ispirarsi al sound anni 90.
Hachiku – I’ll probably Be Asleep / Si tratta di una giovane cantante australiana che sembra uscita da un episodio su Stranger Things, a vederla (tra l’espressione, la montatura degli occhiali,l’abbigliamento) sulla copertina dell’album che porta lo stesso titolo del pezzo. Il testo non è male: Maybe I’ll be up for it / But I’ll probably be asleep / Not quite what I expected this to be / Respect the ones that care for you / Not that easy to do / Your sympathy is weak / And it means nothing to me.
Nubya Garcia – Pace /Nubya Garcia è una giovane sassofonista britannica che ha suonato anche in Italia, e nella sua musica c’è una vasta miscela di stili.
A.G. Cook – Silver / Lui è un giovane musicista britannico che anni fa ha lanciato un’etichetta di pop elettronico. L’album è uno strano misto di elettronica e pop, appunto, e c’è anche una cover di un vecchio pezzo dei Blur. Lasciate trascorrere i primi secondi di esplosioni electro, per così dire, e arriva una parte melodica niente male.
GoGo Penguin – Atomised / I GoGo Penguin sono britannici, vengono da Manchester, e sperimentano vari incroci, in particolare jazz ed elettronica.
Makaya McCraven & Gil Scott-Heron – New York Is Killing Me / batterista americano, McCraven è figlio d’arte – suo padre ha suonato, tra gli altri, con Archie Shepp – e qualche mese fa si è reinventato la musica dell’ultimo album dello scomparso Gil Scott-Heron, “I’m New Here”. Ne è nato “We’re new again”, con la voce di Heron e l’arrangiamento di McCraven.
Terrace Martin, Dinner Party, Kamasi Washington – Sleepless Nights / Una gran bella canzone che vede insieme artisti affermati della scena jazz e soul americana.
Kamaal Williams – One More Time / L’anglotaiwanese Williams è sulle scene da pochi anni, ha iniziato con l’hip hop e continua a produrre anche musica elettronica. Questo è un brano che definirei di jazz elettronico.
Tame Impala – Lost in Yesterday / band australiana indie abbastanza nota. Questa è la traccia più nota dell’album di quest’anno, The Slow Rush.
Rone – La Marbrerie / Rone è un compositore francese di musica elettronica ormai piuttosto noto Oltralpe. L’album si chiama Room With A View.
Seu Jorge – Pra Voce Amigo / Il brasiliano Seu Jorge ha fatto a inizio anno un album con il suo amico Roge, un musicista meno noto (c’è un bel pezzo del New York Times che parla di loro due, qui). Il disco si chiama Night Dreamer Direct To-Disc Sessions, ed è tutto voci e chitarre, molto bello. La traccia di punta è questa Pra Voce Amigo, che è una canzone sull’amicizia dal testo non così originale, ma che suona benissimo.
Tony Allen & Hugh Masekela – Agbada Bougou / Due eccezionali artisti africani di caratura internazionale, in un album postumo intitolato Rejoice.