O si fa propaganda o si muore
I trasporti non funzionano, i bus bruciano, i treni saltano le corse, le stazioni della metro vengono chiuse a ripetizione, ricambi mancano? Cosa di meglio di una bella parata allora per risollevare il morale delle truppe, anzi, degli utenti. Succede a Ostia, al Pontile, con la sfilata di 328 mezzi autobus acquistati da Roma Capitale ed assegnati al X Municipio, che fanno parte di un lotto acquistato dal Campidoglio e in consegna a scaglioni entro l’anno 2020.
La consegna, in realtà, è avvenuta da tempo, e le vetture sono già circolanti, ma la parata di martedì 20 ottobre ha avuto un suo senso: il pericolo infatti era che gli ostiensi non si accorgessero di questi regali fiammanti.
Così, i mezzi sono stati tolti dalle strade, e sistemati sul pontile, per un varo degno dell’Andrea Doria (paragone, infelice, ma forse realistico).
Nella città della Grande bellezza, c’è una tradizione piuttosto recente, di pochi anni, e alla quale i romani, grazie alla loro ironia, vero toccasana, si sono ormai abituati a guardare con un sorriso amaro. I tecnici del Comune o del Municipio tagliano l’erba? Ribalta rumorosa e festosa, titoli altisonanti di giornali locali, bande musicali sulla via cittadina principale. Non è un evento normale, da lasciar passare sotto silenzio!
Potatura degli alberi sulla Via del Mare. Meraviglioso tempismo, che ha ricordato improvvisamente ai romani l’esistenza di cartelli da anni resi invisibili delle fronde. Limite di velocità, divieto di sorpasso, divieto di transito per camion e furgoni, erano da anni lasciati al ricordo sbiadito dell’ignaro utente. E quando finalmente la leggendaria Via per l’Inferno si sblocca, dopo un ‘ora di fila, l’automobilista accelera un po’: “Che fa, concilia? Se le piace correre, poteva fare la Cristoforo Colombo, che è più temeraria e c’è il limite dei 30 chilometri orari”. Post su Facebook e titoloni sui quotidiani online: “Evento straordinario. Potati gli alberi. Dite la verità, non ve ne eravate accorti”.
Il decimo Municipio un anno e mezzo fa ha ricevuto i mezzi da tempo attesi per la manutenzione del verde (la sua enorme e bistrattata ricchezza, per la quale è il primo tra tutti i quartieri romani). Un patrimonio green, tra parchi e macchia mediterranea, che tanti anni fa il Campidoglio ha affidato alla gestione diretta e decentrata di Ostia, salvo poi trasferire al Municipio risorse insufficienti a curarlo. Un po’ come dire: “ti regalo qualche ettaro di parco, ma voglio essere ancora più generoso: ti presto un giardiniere e un tosaerba da orticello. Veditela tu. Anzi, faccio un bel concorso per giardinieri”. Mestiere molto fisico, si sa. Poi assumo tutti candidati con uno o più criticità, dal punto di vista fisico, a svolgere le mansioni richieste. Alcuni in strada, neanche ci arrivano. Quando invece i mezzi nuovi arrivano, l’Amministrazione li fa sfilare su Corso Duca di Genova, bloccando l’arteria ostiense, tra fanfare, nastri e tric trac. Perché non metterli subito a lavorare? Si sarebbero visti lo stesso.
Nel terzo millennio, la politica locale romana è sempre meno arrosto e sempre più fumo. Anche se nessuno oserebbe negare che la propaganda e la comunicazione costituiscono l’ossatura di qualsiasi amministrazione, anche quella nazionale.
Qual è il vero problema dei romani? I trasporti? Allora noi diamo la ribalta al varo di tanti nuovi bus, che possano costituire un balsamo lenitivo alle ustioni riportate nell’incendio delle vecchie vetture capitoline, che prendono fuoco un giorno sì e l’altro pure sulle strade cittadine. Che possano curare il dolore delle corse del bus notturno Roma – Ostia che parte da Piazza Venezia, e che una volta arrivato all’imbocco dell’Ostiense, vede lo sventurato autista, in giubbotto antiproiettile, uscire fuori dal gabbiotto e annunciare: “Stateme a senti’: sta corsa se ferma qui. La vettura è fuori uso”. Che possano dare un vento di speranza agli utenti della Roma Lido, triturati da una tratta avventurosa e destinata alla fruizione di uomini duri, molto amata dal Covid 19, che ha fatto già da un paio di mesi l’abbonamento annuale. Non ha nemmeno voluto lo sconto destinato alle categorie deboli. Lui è forte, fortissimo.
Si avvicinano le elezioni per Roma Capitale. Il battage elettorale è già iniziato e durerà almeno sei mesi. I romani, poi, sono dotati di una straordinaria resistenza, ed affrontano sventure di ogni genere, pur di vivere la città e di vivere in città. La amano. Per molto meno, rispetto a ciò che i romani patiscono, i parigini avrebbero decapitato la sindaca Anne Hidalgo, perché loro, storicamente, tutta questa resilienza non ce l’hanno. Sbottano subito. Forse è il loro carattere turbolento e fumino, una delle cause dell’incredibile funzionalità della capitale francese. Basterebbe scattare una foto ad un civis romanus in vacanza a Parigi, dopo un giretto sulla metro. Poi, per carità, ogni grande metropoli europea ha le magagne. Ma nessuno ha l’indole coriacea, ironica, tollerante dei cittadini romani. Ai quali un filo di francesità forse non guasterebbe.
Ma mica per incendiare la città. No. Per entrare nella cabina elettorale, in primavera, senza illusioni, con spirito prosaico ed anche un po’ incazzato.
Dovrai davvero stupirmi, dopo che tre volte a settimana, ho fatto sulla Roma Lido cinque chilometri a piedi, ogni mattina, per andare in ufficio. Ho delle cosce ed un fiato che manco Usain Bolt.