Aiutiamo i cinghiali a casa loro
Un enorme comune agricolo. Il più grande d’Europa. Roma. Nata come piccolo villaggio di pastori sul Palatino, e divenuta la più grande potenza mondiale di tutti i tempi, senza mai perdere il suo viscerale attaccamento alla terra. Tanto che le più aspre dispute dell’era repubblicana erano incentrate sulle proprietà terriere, che i veterani di guerra, nel corso di missioni lunghe anni, al loro ritorno, spesso, non trovavano più. Magari avevano lasciato a badarvi mogli e figli, che però avevano finito per perdere tutto e finire servi della ricca aristocrazia terriera, che, dopo aver elargito loro prestiti che non sarebbero mai riusciti a restituire, si accaparrava tutto e li rendeva contadini-schiavi.
La vocazione fortemente agricola di questa città continua a essere la stessa. Inevitabile che i suoi parchi, i suoi campi e le sue pinete siano popolati da animali selvatici. La fauna mediterranea. Li vediamo poco in giro, perché loro hanno imparato ad evitare accuratamente i luoghi in cui la fauna umana è più concentrata. Dopo secoli e secoli di evoluzione, ogni specie sa bene qual è la sua minaccia più grande. L’uomo è un po’ la minaccia jolly, quella onnipresente e pericolosa praticamente per tutte le altre specie viventi. Un nemico scaltro e lucidissimo, che tra l’altro uccide spesso non per fame, né per paura, ma per divertimento. Il che lo rende l’unico predatore con queste caratteristiche sulla faccia della terra.
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Pertanto, cinghiali, volpi ed altri animali selvatici sono sempre stati senza ombra di dubbio i nostri invisibili vicini di casa. Attenti ad evitarci più o meno accuratamente, perché ben consapevoli della nostra, per così dire, scarsa amichevolezza.
Cinghiali, volpi ed altri animali selvatici sono sempre stati senza ombra di dubbio i nostri invisibili vicini di casa
Nel corso di quest’ultimo anno, però, alcuni cinghiali hanno ricominciato, dapprima timidamente e poi più sfacciatamente ad affacciarsi nel centro urbano della Capitale. E le foto delle famiglie di questi mammiferi hanno popolato i social, suscitando ilarità, ironia, sconcerto. Se si va ad analizzare questo fenomeno, anche consultando gli etologi, scopriamo che non è così anomalo.
Primo responsabile di questa transumanza cittadina, è il banchetto fumante e delizioso offerto da rifiuti di ogni genere, steso sulle strade romane ad abbrustolirsi al sole, che costituisce una vera e propria tavola imbandita per tutti gli ospiti solitamente silenziosi ed appartati dell’Urbe.
Nessuna differenza con le creature umane. Quelle, cioè, che davanti ad un buffet riccamente apparecchiato, sono capaci dei peggiori delitti, pur di essere le prime ad attaccarlo, al primo cenno degli sposi. Abbiamo visto tutti, almeno una volta nella vita, belle signore in abito griffato, unghie laccatissime, con al braccio una borsa dello stesso costo di un monolocale, avventarsi senza più nulla di umano su di un buffet, cancellando millenni di evoluzione.
Primo responsabile di questa transumanza cittadina, è il banchetto fumante e delizioso offerto da rifiuti di ogni genere
Seconda causa delle visite sempre più frequenti della fauna selvatica nei nostri quartieri, è l’animale di cui sopra, quello che uccide per puro divertimento. Quello davanti al quale, ogni creatura vivente sul pianeta, oltre alla paura, prova anche sbigottimento: perché?
Ogni qualvolta si apre la stagione della caccia, da sempre, la fauna selvatica cerca il più possibile di abbandonare i luoghi in cui vive, divenuti impraticabili e pericolosissimi, spesso cercando una via di fuga in spazi ancorché rischiosi, ma che presentano meno letalità dei campi in cui tuonano le carabine. E c’è da crederci. Cosa ti può capitare di peggio nelle strade cittadine, rispetto alla valle del Tevere trasformata in un campo di battaglia? Al massimo rimanere investiti da qualche auto.
In fondo, nei luoghi e nei momenti bui della vita, non si cerca il male minore, in cui le probabilità di rimanere in vita sono anche di poco superiori? E, c’è da crederci, i cinghiali non possiamo “aiutarli a casa loro”, tanto per citare un motto molto in uso nella nostra quotidianità. È questa, casa loro. Una volta per tutte, questa forma ormai proverbiale mostra tutta la sua inadeguatezza. Se a casa mia si spara e si muore, io non ci voglio stare. Non voglio essere aiutato a restarci. Voglio andare via. Concetto sicuramente arduo da capire, per chi è sempre stato bene, fortunato lui.
i cinghiali non possiamo “aiutarli a casa loro”, tanto per citare un motto molto in uso nella nostra quotidianità. È questa, casa loro
Terzo ed ultimo dato responsabile della transumanza della fauna selvatica in città, è stato certamente il recente lockdown. È un dato antropologico: l’uomo lascia strade, piazze e ponti deserti, e piano piano la Natura si riprende quegli spazi, che le sono stati strappati dieci, cento, mille anni fa. Era tutta roba sua. Perciò, piano piano, cautamente, esce dai nascondigli la volpe, il cinghiale, la lepre, e, perché no, pure il ratto. Quando, poi, hanno messo il muso fuori pure i romani, molti hanno cominciato a riprendere e fotografare quell’ “aberrante anomalia”.
Un po’ come è successo in Trentino: un’orsa ha aggredito in un bosco montano un escursionista. Aveva i cuccioli lì vicino, ed ha temuto per la loro vita. Il suo intento era di mettere in fuga la minaccia (e ricordiamolo, si tratta di una grande minaccia: una creatura che uccide anche per puro divertimento), oppure, extrema ratio, eliminarla, in caso il piano A non avesse funzionato.
Ma lei, in quel bosco, ha la sua casa. Ci ha fatto, tuttavia, bene al cuore, che l’escursionista attaccato dall’orsa si sia opposto con tutte le forze al suo abbattimento, deciso dal Governatore della Regione. E che poi quest’ultimo abbia dovuto cedere anche alle proteste degli animalisti, ed infine ad una sentenza del Tar.
Dunque, tornando alle vicende romane, i cinghiali razzolano meno timidamente di qualche mese fa, per le nostre strade. Ieri sera una mamma ed i suoi sei cuccioli sono entrati nel parco Mario Moderni, nel quartiere Aurelio, a due passi dal Gianicolo. Cercavano cibo. Si sono ovviamente messe in campo tutte le misure di sicurezza del caso, chiudendo il parco ed allontanando mamme e bambini. Si tratta pur sempre di animali selvatici ed imprevedibili (una volta spaventati). Sono arrivati anche due veterinari, che hanno offerto la loro consulenza per un indolore allontanamento della famigliola di suini. Tuttavia, la Polizia Provinciale ed i tecnici del Comune intervenuti sul posto hanno deciso di anestetizzarli e poi di sopprimerli.
Sotto gli occhi di numerosi cittadini accorsi nei pressi del parco, attaccati alla cancellata. Nessun rappresentante del Comune si è visto, durante l’eccidio. Neanche un membro della Commissione ambiente, che forse sarebbe stato, come si dice, nel posto giusto al momento giusto. Ciononostante, la sindaca Virginia Raggi ha deciso di avviare una commissione d’inchiesta. Se lei vuole capire davvero com’è andata, allora chi ha dato l’ordine dell’eliminazione della famiglia di cinghiali? Magari un Servizio Ambiente, del Comune, che è deviato, come succede qualche volta per qualche settore dei Servizi Segreti?
L’educazione al rispetto della Natura e delle altre specie viventi è un lungo percorso di cultura e di conoscenza, che impiega anni, anzi decenni, anzi generazioni. Ancora c’è moltissimo da fare, finché resterà anche un solo ragazzino che si senta di poter uccidere a calci un gatto come calciasse un pallone, così, per divertimento. Quindi il cammino è a tutt’oggi solo a metà.
Ci vogliono anni di faticosa educazione, da parte di maestre, mamme e papà, al rispetto degli animali, anzi di ogni forma di vita sulla terra… E pochi minuti per diseducare, tornando alla casella di partenza
È ancora laborioso il percorso della civiltà e del rispetto altrui, che sia esso umano o animale, se tutte le estati siamo lì a fare campagne contro l’abbandono indiscriminato e crudele di animali domestici sulle strade della città. E il target principale sono i bambini, nelle cui mani metteremo le città del futuro.
Il vero dovere delle istituzioni e della scuola è dare ai bambini la capacità, anche attraverso la conoscenza e l’esperienza della meravigliosa macchina della Natura, che ogni forma di vita è preziosa, e va preservata e tutelata. Ma soprattutto rispettata.
Ogni giorno, tanti insegnanti e genitori lavorano a questa delicatissima missione con i loro alunni ed i loro figli.
Eppure, la diseducazione a questo valore fondante della nostra civiltà, che è fondata sul prezioso equilibrio tra tutte le componenti della natura, non necessita di tempi così lunghi, può avvenire in pochi minuti.
Così, ci vogliono anni di faticosa educazione, da parte di maestre, mamme e papà, al rispetto degli animali, anzi di ogni forma di vita sulla terra, perché solo questa profonda consapevolezza permette di rispettare anche la vita umana stessa. E pochi minuti per diseducare, tornando alla casella di partenza.
E anni sono stati sicuramente spesi con i bambini, attoniti, che l’altra sera erano attaccati alla cancellata del parco romano. E che solo una cosa hanno pensato: perché?
[L’immagine del titolo è quella del bassorilievo in cui Meleagro caccia Il cinghiale calidonio. L’opera è conservata ai Musei Capitolini, nella stanza del Fauno].