Salone Margherita, è davvero la fine?
La notizia era nell’aria già da diverso tempo, ma come spesso accade in questi casi, di fronte al dato di fatto, è stata accolta con incredulità: il Salone Margherita lo storico teatro e cafè chantant di via dei Due Macelli a Roma chiude. La Banca d’Italia, proprietaria dell’immobile, ha voluto indietro le chiavi. Nevio Schiavone titolare della società Marino &C fondata nel 1920 che da sempre gestisce il Salone Margherita ha detto: “Non è davvero più possibile continuare in questo contesto. Alla continua pressione da parte dell’Istituto di via Nazionale che da due anni preme per riavere il teatro allo scopo di venderlo e quindi non ci ha concesso il rinnovo del contratto d’affitto, si è quest’anno aggiunta la tragedia della pandemia”.
Roma Report ha parlato con Morgana Giovannetti, attrice della compagnia teatrale “IL Bagaglino” di Pier Francesco Pingitore, che dal 1972 ha portato i propri spettacoli sul palco del Salone.
“Spero che il Salone Margherita rimanga teatro e soprattutto non sia abbandonato. Da quello che sappiamo, la Banca d’Italia s’è impegnata a sistemarlo e a metterlo a disposizione per altri spettacoli, in attesa di un acquirente. Considera che sono quindici anni che questo spazio è in vendita e nessuno lo ha acquistato. Siamo in un Paese dove spendere milioni di euro per uno spazio teatrale significa andare in perdita perché non rientrerai mai delle spese sostenute”, spiega Giovannetti.
“So che ci sono due vincoli, quello del Ministero dei Beni Culturali e quello della destinazione d’uso: ogni possibile acquirente sa che il Salone Margherita deve restare teatro. Noi, sotto la guida di Nevio Schiavone, siamo pronti a riprenderlo in gestione. In tutti questi anni con la Marino&C, il Salone Margherita ha fatto degli incassi incredibili. La società ha sempre pagato l’affitto, non certo basso, alla Banca d’Italia, considerato che una sala teatrale di quelle proporzioni, 400 posti, non è certo facile da gestire. Gli spettacoli hanno sempre fatto il pieno, non solo quelli del Bagaglino rimasti in scena anche per tre mesi sempre col tutto esaurito. Negli anni d’oro della televisione il Salone Margherita è entrato nel cuore di tutti gli italiani, con il Bagaglino ci seguivano dodici milioni di telespettatori, ora è un peccato che faccia questa fine”.
Anche durante il lockdown Pier Francesco Pingitore papà del Bagaglino non è stato con le mani e mano.
“È vero, durante la quarantena mentre noi aspettavamo tempi migliori, Pingitore non si è dato per vinto e ha scritto questo spettacolo, “Se la panchina potesse parlare”, andato in scena lo scorso luglio al Teatro Marconi di Roma e trasmesso il 13 ottobre in seconda serata da Canale 5, che ha protagonisti oltre a me Federico Perrotta, Valentina Olla, Martufello, Manuela Villa, Alessandro Tirocchi.
“Pingitore, subito dopo il lockdown, ci ha chiamato tutti dandoci una lezione di vita incredibile, permettendoci di tornare in teatro. Sono state due splendide serate svolte in massima sicurezza, con il pubblico distanziato, noi freschi di tampone per il Covid. Il successo è stato tale che Mediaset ha deciso di premiarci”.
È un momento davvero delicato per il mondo dello spettacolo.
“Abbiamo provato la straordinaria esperienza di tornare in teatro dopo il lockdown, ma non dimentichiamo che il mondo dello spettacolo sta attraversando un momento terribile. Il nostro settore è completamente fermo. Io vorrei che oltre agli operatori dello spettacolo anche il pubblico chiedesse a gran voce che questa situazione assurda cambi, che tutto ripartisse, con le massime cautele del caso ci mancherebbe, ma che si trovasse una soluzione. Noi tutti siamo pubblico e tutti insieme dovremmo impegnarci a superare le difficoltà del momento”.
Quindi a oggi la situazione del Salone Margherita è di completo stallo?
“La Banca d’Italia ha deciso di riprendersi il teatro e di precludere ogni possibilità che possa tornare in affitto. L’ideale sarebbe che arrivasse un magnate disposto a rischiare i propri quattrini per rilevare la struttura, ma credo sia un’utopia. La proprietà vuole dare in gestione il Salone Margherita per brevi periodi in modo che nel momento in cui si facesse avanti un compratore, potrebbe cederlo immediatamente. La nostra speranza è di rientrare con Nevio Schiavone a primavera, in un momento in cui abbiamo tutto contro perché a causa del Covid i teatri lavorano con un quarto della capienza. Significa che chi gestisce un teatro in questo periodo, si ritrova, quando va bene, ad andare pari con le spese. È il motivo per cui molti teatri a Roma restano chiusi e probabilmente non riapriranno”.
Cosa pensi che accadrà nei prossimi mesi?
“Spero che comunque il teatro in senso lato, risorga: è molto più semplice gestire il distanziamento in una sala teatrale che in una discoteca. Sarebbe utile che tutti, istituzioni e operatori del settore, si sedessero allo stesso tavolo per individuare le soluzioni giuste per questo settore sempre nel rispetto delle regole anti Covid, finche’ non si potrà tornare alla normalità. Secondo me questo è il momento delle idee. Le istituzioni devono comprendere che noi esistiamo e siamo tantissimi”.
Qual è il ricordo più bello dopo tanti anni di spettacoli al Salone Margherita?
“Per me è una domanda difficile: in quel teatro sono cresciuta, sono stata attrice, pubblico, cantante, suggeritrice, anche tecnico quando capitava. Il ricordo più bello resta l’affetto del pubblico al termine dello spettacolo, la gente che ti accoglie all’uscita dei camerini”.
Tu, che progetti hai?
“A dicembre, sempre Covid permettendo, sarò per tre settimane al Teatro Tirso de Molina, con uno spettacolo di Massimiliano Bruno dal titolo Bugie. Saremo io e Matteo Vacca, con la regia di Marco Simeoli. A marzo debutterò invece al Teatro 7 Off (nuova struttura creata a Monte Sacro dal direttore artistico Michele La Ginestra, ndr.) con Ketty Roselli in uno spettacolo di Francesca Zanni, il cui titolo è ancora da definire”.
Non permettete la chiusura del Salone Margherita. Raccogliete firme, fate qualcosa.
Ma la Banca d’Italia non credo che sia un ente privato che può fare quello che gli pare, credo che appartenga allo Stato o no?