Cambio di guardia flash al Messaggero
Virman Cusenza, palermitano, 56 anni, da otto anni direttore del Messaggero, non lo è più dal pomeriggio di lunedì 6 luglio. Al suo posto, il suo vice, Massimo Martinelli, al Messaggero da quando aveva 24 anni, specializzato in Cronaca giudiziaria.
Cusenza ha fatto sapere che lascia per un progetto personale di cui darà notizia a breve. Nel suo editoriale di saluto ai lettori, martedì 7 luglio, ringrazia la redazione, che ha sostenuto le battaglie del giornale, per Roma, per superare il divario Nord-Sud e che ha partecipato alla sfida della trasformazione digitale. Ringrazia l’editore Caltagirone che gli ha garantito la fiducia in tutti questi anni e gli ha permesso “il raggiungimento di un record di durata alla direzione nella storia del Messaggero”.
L’avvicendamento è avvenuto senza particolari segnali di avviso. Sono circolate voci su un contrasto fra Cusenza e Azzurra Caltagirone, amministratore delegato e figlia del proprietario Francesco Gaetano Caltagirone, che avrebbe voluto una maggiore accelerazione del digitale. Voci che non hanno trovato alcuna conferma ufficiale. Per contro, si è parlato invece di un distacco in piena armonia fra il direttore e l’editore.
Negli ultimi mesi il Messaggero ha registrato alcune performance negative, rispetto agli altri grandi giornali. Ad aprile ha perso il 22,3 per cento rispetto all’aprile del 2019 (la Repubblica ha perso il 3, il Corriere lo 0,55). Copie, fra carta e digitale, 70.028. Ad aprile 2020 rispetto a marzo 2020 ha perso il 3,8. A marzo rispetto a febbraio 2020 aveva perso il 17 per cento.
Il giornale romano, che ha 142 anni di storia, è stato attraversato da alcune recenti tempeste. Nel luglio scorso, un anno fa, ci fu il tentativo di uno dei capi della Cronaca di farsi del male, salvato da una collega per miracolo. Il cdr parlò accentuazione da parte di figure apicali di “comportamenti ben oltre le normali dinamiche di confronto”, di “deterioramento dei rapporti di lavoro”, di “malessere generale”, “tensione e disagio” e il direttore promise miglioramenti del clima in redazione e delle condizioni di lavoro.
Una settimana fa è scoppiata la questione collaboratori. La direzione aziendale ha inviato a tutti i freelance del giornale le nuove tariffe per il pagamento dei pezzi aggiustate al ribasso, con obbligo di accettazione: prendere o lasciare. Per i pezzi sull’online 7 euro che diventano 9 se corredati da un video. Per la prima volta c’è stata una reazione decisa e, con l’aiuto della Federazione della Stampa, i collaboratori si sono costituiti in assemblea e hanno chiesto di incontrare l’azienda. Non è escluso, in assenza di risposta, il ricorso a sedi istituzionali. L’assemblea ha chiesto a cittadini e personalità della società civile di unirsi alla battaglia in difesa di diritti e libertà.
Ultima questione, la chiusura totale della sede. Unico fra i grandi giornali, Il messaggero ha scelto il total smart working, almeno fino a settembre.
Virman Cusenza ha lavorato al Giornale di Indro Montanelli, prima di approdare al Messaggero, nel 1998, per occuparsi (e coordinare le pagine) di politica italiana. E’ stato poi nominato nel 2009 da Caltagirone direttore del Mattino di Napoli e quindi -secondo un cursus sperimentato in quella casa editrice- direttore del Messaggero. Cusenza ha mantenuto in questi anni un ottimo rapporto con la proprietà.
Il nuovo direttore Martinelli, 58 anni, ha iniziato a collaborare la Messaggero nel 1986. E’ figlio di Roberto Martinelli, celebre titolare della cronaca giudiziaria del Corriere della Sera. Al Messaggero è stato capo della Giudiziaria e della Cronaca di Roma.
[Questo post è stato pubblicato dalla newsletter Professione Reporter lo scorso 8 luglio. La foto del titolo è di Gordon ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]