I “fagottari” e il coronavirus
Sarà la prima estate senza lunghi trenini di turisti nel centro storico della Capitale e sul mare di Roma, linfa vitale di commercio e piccole imprese, cuore pulsante dell’economia romana.
Sulle spiaggia di Ostia, però, a differenza del Tridente romano, non è che americani o tedeschi l’abbiamo mai fatta da padroni, anzi. Quella di Domenica d’agosto, indimenticabile film di Luciano Emmer del 1950, con un’amabile Ave Ninchi portatrice sana di pranzi poco light, è sempre stata la spiaggia dei fagottari romani, poi evolutisi in nudisti, o frequentatori di lounge bar e solarium, habitué di pseudo villaggi turistici nati e cresciuti troppo spesso in barba a regole varie ( tanto nessuno vedeva e poi nessuno li avrebbe abbattuti, complici le varie amministrazioni di turno, e nel caso via ai ricorsi, quasi sempre vincenti per i privati).
Ma l’estate 2020, quella del temibile “Covid-19”, per i concessionari degli stabilimenti balneari che vanno dal famoso Pontile all’inizio della via Litoranea, potrà essere tutto sommato salvata da una gestione in proprio, complicata e con meno bagnanti, certo, e, se servirà, anche con prezzi più alti, visto che nessuno glielo potrebbe impedire, e con la prima rata dell’Imu già condonata da Dpcm, che poco non è.
Nessuno sa ancora come sarà la stagione balneare rimandata per “Coronavirus”
Assai più difficile immaginare ad oggi, invece, in attesa che arrivi il tanto atteso ok della Regione Lazio alla balneazione (forse il 25 maggio o forse il 1 giugno, ma si pensa semmai al 3, semmai, per evitare l’assalto del 2 giugno), come sarà l’estate sulle già frequentatissime spiagge libere, preferite da chi per andare in spiaggia non vuole ed ha tutto il diritto di non pagare.
Su circa 18 chilometri di costa, Ostia ne ha quasi 8 liberi, accessibili a tutti e molto diversificati, che solitamente nella bella stagione ospitano fino a mezzo milione di presenze. Numeri da assalti all’arma bianca, con gli ombrelloni al posto delle sciabole.
Per molti Capocotta, con la sua preziosa macchia mediterranea, è la spiaggia mitica, dalle memorie in bianco e nero del primo Festival internazionale dei poeti del 1979, agli anni Ottanta dell’abusivo “Battello ubriaco”, che segnó una lunga stagione di balli, sballi, musica e libertà, tra le preziose dune.
Poi, a seguire, i cosiddetti Cancelli, cioè gli otto lotti di sabbia lunga e spaziosa di Castel Porziano, dove per entrare devi appunto passare dalle rispettive cancellate, meta agognata da sudati pendolari che quando arrivano dalle altre periferie possono finalmente scendere la rampa verso la battigia e respirare mare, sole e spaghetti alle vongole serviti con i piedi sulla sabbia dai gestori dei chioschetti (un tempo pure quelli estesisi a dismisura, poi ridimensionati come da concessioni iniziali a circa 50 metri quadri di “capanni con ristoro” nel 2015, sotto il periodo del commissariamento per mafia del Municipio X).
Su circa 18 chilometri di costa, Ostia ne ha quasi 8 liberi, accessibili a tutti e molto diversificati, che solitamente nella bella stagione ospitano fino a mezzo milione di presenze
Ma, trasmigrando al limite opposto, cioè verso l’Idroscalo, passando per tutti gli storici villini razionalisti del Lido più centrale, oltre il Pontile di Piazzale dei Ravennati – dove girando a destra puoi tornare a Roma imboccando la Via del Mare -ci sono le spiagge libere di Ostia Ponente: strette lingue di sabbia, ma indispensabili per chi vuole mettersi in pace con il lettino o la sdraio portate dalle vicine abitazioni.
Fino a qualche anno fa c’erano dei chioschi attrezzati sorti nei primi anni Duemila e gestiti dalle cooperative sociali, dove senza pagare alcun ingresso potevi godere di servizi, bar e noleggio di ombrelloni, poi spazzati via dalla Sindaca Raggi perché presuntamente “vicini alla criminalità”.
In realtà anche qui erano stati gli abusi a farla da padroni, complici i mancati controlli di amministrazioni pre-commissariamento piuttosto “distratte”; piuttosto che mettere mano alla giungla di carte, ricorsi e disposizioni varie, si preferì radere al suolo i chioschi. Da tre anni, se ci vai, trovi solo il bagnino di salvataggio, gli orrendi bagni chimici e le docce.
Ma tanto bastava a molti fino alla scorsa estate, nella parte più antropizzata e popolare del Lido di Ostia, per starsene in pace a guardare il mare.
Ora succede che nessuno sa ancora come sarà la stagione balneare rimandata per “Coronavirus”, che sarebbe dovuta cominciare il primo maggio, congelata dal divieto di balneazione del Governo – e poi dalle Ordinanze della Sindaca, ultima quella di sabato 16 maggio che apre alle sole “camminate in spiaggia”, al surf e suoi derivati e alle corsette.
Vietato sostare sull’arenile anche solo un minuto, recita a proposito, asciugamano alla mano, altrimenti arriva una sanzione addirittura penale, secondo l’art. 650 C.p. che prevede fino a tre mesi di reclusione. Una stretta “manettara”, si fa per dire, della Raggi, e vai a capire perché, decisa proprio mentre il premier Conte depenalizzava in sanzioni amministrative le ex sanzioni penali per gli spostamenti non autorizzati del popolo italico.
Resta il paradosso, che forse in Campidoglio non hanno considerato, che l’ordinanza non ti vieta di fare il bagno. Possibile che da popolo di “runner” ci si trasformi rapidamente in popolo di “nuotatori”, perché, fino a nuove disposizioni, se ti beccano sdraiato sulla spiaggia sei fatto, ma se sei sdraiato a fare “il morto a galla”, nessuno può dirti nulla.
Con un materassino si potrebbero passare ore ed ore felici, a fare le pernacchie al povero poliziotto costretto a fermarsi sulla riva. Paradossi in tempi di Covid.
Come riusciranno i nostri eroi, dunque, a gestire un così grande problema, coniugando sicurezza, distanziamento e diritto legittimo di ciascuno di usufruire del mare libero?
Fino a giovedì 14 maggio, quando nel Municipio Roma X – quello che da Casal Bernocchi arriva alle spiagge, con più di 250mila abitanti – nessuno sapeva che intenzioni, o meglio, che complesso e dettagliato “Piano strategico” avessero architettato Campidoglio e parlamentino lidense, entrambi di matrice cinquestelle a cui è capitata questa eccezionale estate, con eccezionali responsabilità.
Fino ad allora nessuna traccia di progetti di accoglienza, nessun progetto esposto alla cittadinanza, tolto l’immancabile “ci stiamo lavorando”. Si era solo distinto l’assessore municipale all’ambiente e alle spiagge Alessandro Ieva, per aver dichiarato il 20 aprile al Corriere della Sera che “beh, vedremo, comunque le spiagge libere non sono essenziali…”. Apriti cielo (o mare, volendo)! In molti sono restati senza parole, davanti ad un invito, di fatto, a poter utilizzare solo stabilimenti balneari e quindi a un mare “solo per ricchi” e a voler cancellare il problema con un tratto di penna nera cancella-spiagge: che a quel punto, però, per evitare accessi vietati oltre i muretti andrebbero di fatto “militarizzate”.
Con un materassino si potrebbero passare ore ed ore felici, a fare le pernacchie al povero poliziotto costretto a fermarsi sulla riva. Paradossi in tempi di Covid
Poi la smentita della Presidente Giuliana Di Pillo, costretta al più classico degli “è stato mal interpretato”. Quindi le voci – queste non smentite – di incontri con gli stessi gestori degli stabilimenti a pagamento per chiedergli di prendere in carico le piccole spiagge libere a loro confinanti, cinque o sei lembi di terra tra la Colombo e il Pontile che si insinuano tra selve di cabine e muri ripara vista, come la “Spiaggetta” a due passi dal Belsito, o quella del famoso “Curvone”, confinante con lo storico stabilimento “Marechiaro” e in quanto più vicina alla Stazione Stella Polare, vero e proprio carnaio delle estati dei pendolarissimi pronti al gomito a gomito, che quest’anno sarà però tabù.
“Ma come? – tutti a chiedersi – ma non erano i cattivi balneari i primi nemici del M5s che annuncia in continuazione severi abbattimenti di lungomuro?”.
A stoppare eventuali intenti di convenzioni tra quelli che il M5S ha sempre definito “i padroni del mare” (salvo varare un P.u.a (“Piano utilizzo arenili”) che di fatto divide tutta la costa di Ostia in cinque “ambiti”, spiagge libere comprese, dove ognuno degli ambiti sarà affidato a privati) è stata di nuovo la Presidente Di Pillo, ultimamente parsa assai preoccupata, tra una telefonata e l’altra alla Regione di Zingaretti, dove pare che molti l’abbiamo invitata a battere i pugni, piuttosto, dalle parti del Campidoglio: “nessuna spiaggia libera andrà ai privati e le apriremo tutte perché è un diritto dei cittadini poterne usufruire”. Evviva.
E chi vigilerà sull’osservanza dei divieti? La Polizia Locale del Gruppo X Mare, già ampiamente sotto organico, con circa 250 agenti che in ordinaria amministrazione dovrebbero essere almeno 400?
E allora torniamo al tanto atteso Consiglio del 14 maggio, dove l’assessore Ieva non annuncia un piano chiaro, dettagliato, magari condiviso con il Campidoglio, che fino a prova contrario dovrebbe considerare una priorità le sorti del suo affaccio sul mare – unica Capitale europea ad averlo – in questa “memorabile” estate; e dunque muoversi di conseguenza con eccezionali misure, quali potrebbero essere la messa in campo di centinaia di uomini di Protezione Civile o l’invio di molti più vigili “da Roma” .
Dalle parole dell’assessore, invece, emergono soltanto vaghe ipotesi, tra cui quella di “chiudere una carreggiata del Lungomare”, dalla Colombo fino a dopo il Pontile – cioè proprio prima dell’inizio delle spiagge libere di Ponente – alle automobili, in modo tale che in una si circolerebbe a doppio senso di marcia, eliminando dunque tutti i parcheggi; nell’altra invece, quella lato spiaggia, con improvviso slancio ciclopedonalistico, “solo a piedi o sulle due ruote” tutti i giorni, dalle 8 alle 23.
Pare che in una riunione in Municipio (senza le opposizioni che nel Consiglio straordinario hanno tutte protestato, vedendosi poi bocciati tutti i loro documenti), i governanti in riva al mare abbiano proprio detto: “meglio scoraggiare i romani, meglio che arrivati qui preferiscano andarsene”.
Le proteste dei commercianti e dei ristoratori sono già esplose: vorrebbero più che altro recuperare soldi ed evitare chiusure di attività, mentre si sentono dire “tranquilli, chi arriva qui non si fermerà”.
Non stupisce allora che lo stesso assessore abbia quindi ipotizzato il “totale divieto di sosta alle auto su tutta la Litoranea” (che in realtà già esiste ma di solito non si fa molto rispettare) cioè dall’ultimo stabilimento di Ostia, prima della “Tenuta del Presidente”, a Torvaianica. Ma se ai Cancelli si può ipotizzare un “numero chiuso” in entrata, non si capisce come andremmo al mare a Capocotta, dove i titolari dei chioschi dal mitico “Zagaja” all’Oasi naturista hanno in cura la gestione di spiaggia e servizi, ma che pure vorrebbero guadagnare qualcosa per andare avanti, nonostante i distanziamenti e le paure.
Come sottolinea Angelo Battaglia, uno dei gestori: “Senza parcheggi in pratica da noi non verrà nessuno, una follia”. Forse in bicicletta, insieme alle auto, su chilometri di strada ex provinciale senza ciclabile e pericolosissima? Nessun accenno a “navette” o piani eccezionali. Solo “non potrà parcheggiare nessuno”, perché, insomma, meglio che le auto proseguano fino a Pratica di Mare per poi magari prediligere, chissà, una gita ai Castelli.
E chi vigilerà sull’osservanza di tutti questi divieti? La Polizia Locale del Gruppo X Mare, già ampiamente sotto organico, con circa 250 agenti che in ordinaria amministrazione dovrebbero essere almeno 400?
Andrea Venanzoni, delegato Cisl FP Roma, fa sapere che “servono molte risorse di uomini da altre attività, perché ora il Campidoglio deve capire che Ostia è una priorità”. Ma i precedenti raccontano semmai di pochi agenti portati sul litorale pure tra quelli neo assunti, con un rapporto di 15 a 150 con il centro storico, ad esempio, e un recente trasferimento di competenze sulla via Cristoforo Colombo, da sempre gestita dal Gruppo capitolino Gpit, proprio al Gruppo X Mare, con una cinquantina di uomini a turno sottratti da un anno alle faccende lidensi. Lo vorrebbe la logica, magari prendendoli proprio da centro della Capitale, che nell’estate 2020 avrà molti meno turisti da gestire. Staremo a vedere.
Ecco, fin qui abbiamo parlato di “come arrivare” sulla frequentatissima “spiaggia nera” di Ostia (nera perché più un tempo che adesso, ripascimento dopo ripascimento, ricca di ferro: tanto che la prima dotazione di ogni bambino oggi cinquantenne doveva essere la “calamita di ordinanza”, per giocare a spostare i granelli di sabbia sotto l’ombrellone).
Poi ci sarebbe il “come stare in spiaggia”, distanziati e sicuri. “Avranno già organizzato il tutto”, immaginerà chi legge, in attesa del via libera al “tutti al mare” dei virologi. E invece soltanto ipotesi, sempre dallo stesso assessore del “non essenziali”, ora convertitosi al “non sarà facile… ma ci stiamo lavorando e non lo faranno i privati”.
Bene. Giù dunque alcuni dati: “ci saranno 35 postazioni/accesso alle spiagge libere”, azzarda, “poi paline distanziatrici sull’arenile” e “display luminosi davanti ad ogni spiaggia libera a indicare i posti disponibili per i bagnanti”, modello parcheggio multipiano e poi “forse una app per prenotare”. Quando? App-pena la avranno.
Ma chi controllerà accessi e comportamenti dei bagnanti, chi li gestirà, quali nuovi bandi si faranno oltre a quelli ordinari di “salvamento” e vagliatura, espletati grazie ai soldi messi in bilancio nel 2019, quando la parola “Covid” poteva evocare al massimo solo una catena di supermercati?
Mistero, anche fitto. Tanto che da casa, visto che i Consigli municipali si tengono da mesi soltanto in “modalità smart”, tutte le opposizioni hanno protestato, da una parte per la mancanza di trasparenza e di condivisione, dall’altra perché preoccupati che in Campidoglio abbiano ben altri pensieri, tanto che in aula “Giulio Cesare” mai fin qui una discussione sul tema è stata fatta.
Servirebbero decine di vigili in più per il mare di Roma. Che gli autonomisti ostiensi preferiscono chiamare “mare di Ostia”, rivendicando da sempre un’attenzione dell’Urbe che dovrebbe sfruttare e valorizzare il suo affaccio sul Tirreno a portata di mano, spesso considerato invece un lontano e fastidioso problema e per questo impegnati a rilanciare il referendum per il distacco, come fece Fiumicino.
Nessun annuncio dalla Sindaca e nessun fondo extra per risolvere il rebus. All’improvviso però i soldi arrivano, ma dalla Regione, che sabato 16 maggio attraverso l’assessore alle Attività produttive Paolo Orneli (un ostiense) annuncia a sorpresa un corposo stanziamento di 6 milioni di euro “ai Comuni costieri del Lazio e al Municipio X”, che dal 2011 ha la subdelega decentrata alla gestione delle spiagge, unico precedente di “decentramento” reale verso i Municipi romani, da sempre rimasti a promesse e annunci sempre traditi da ogni amministrazione.
Al parlamentino di Ostia, preoccupato e alla disperata ricerca di una soluzione anche last minute, arriveranno in settimana 667.000 euro. Ma non ci si potranno pagare straordinari per i dipendenti comunali, agenti di Polizia Locale compresi, che dunque dovranno aumentare di numero per affrontare orde di romani, probabilmente poco inclini a seppur cortesi “girate alla larga”, se è soltanto se la Sindaca lo disporrà, magari d’accordo con il Prefetto.
Difficile ipotizzare che con quei soldi si vorranno fare dei bandi per affidare i servizi, ci vorrebbe troppo tempo per espletarli.
Ed allora, che accadrà? Il Municipio X a cinquestelle – che per il bene dei suoi commercianti e della sua economia dovrebbe approfittare di un’estate con un potenziale di presenze più grande di sempre, visto che per forza di cose in vacanza all’estero non ci andrà nessuno e sarà il trionfo del “fuori porta” – tirerà fuori un coniglio dal cilindro, o sarà costretto a chiedere “extra Ordinanze” di divieti alla Raggi perché non attrezzati all’arrivo delle folle sulle spiagge libere?
E come si potranno fermare, in caso, migliaia di persone che davanti alle spiagge di Ostia Ponente ci vivono proprio? Difficile ipotizzare di poterlo fare con le “app” che ancora nessuno ha visto o piantando cartelli con “ognuno si assuma la sua responsabilità, qui non si può stare” che magari funzioneranno in lidi più appartati o, comunque, dove uno ha alternative possibili.
Perché dopo mesi di sacrifici e restrizioni, i romani e i cittadini di Ostia reclamano non più la possibilità, ma il “diritto” di andare al mare e di farlo, volendo, anche senza pagare. Qualcuno prega che il contagio si riallarghi, o che il calendario si trasformi. Perché quello invece, inesorabile, continua far passare i giorni come se nulla fosse, come se non ci fosse stata alcuna globale pandemia, ma solo l’arrivo di un’estate eccezionale, che avrebbe bisogno, appunto, di attenzioni e contromisure eccezionali.
Andrea Bozzi è un giornalista e conduttore tv, oltre a essere capogruppo di “Sogno Comune” nel Municipio X