Virus, come va la scuola online nel Lazio
Ad aprile Cittadinanzattiva Lazio ha condotto un’indagine tra genitori, insegnanti e studenti per capire come sta andando la cosiddetta Didattica A Distanza (DAD) durante l’emergenza coronavirus, e il risultato principale probabilmente permetterebbe quasi di tirare un sospiro di sollievo, in un paese che è in fondo alla classifica Ue per la qualità dell’accesso al web: l’86% delle scuole ha attivato video lezioni e quasi l’80% di quanti hanno risposto ha detto di avere una buona connessione. Anche se restano diversi “buchi neri” che riguardano la qualità della connessione a Internet, l’organizzazione delle scuole e anche il coordinamento tra insegnanti di uno stesso istituto.
Il sondaggio condotto dal movimento di partecipazione civica non ha alcuna pretesa statistica, ma è comunque interessante. Si basa sulle risposte di 564 persone (per il 69,6% un genitore o parente; per il 28,2% un insegnante; per il 2,7% un alunno), oltre la metà delle quali residenti a Roma.
Oltre metà delle risposte (53%) riguardano le scuole elementari, quasi il 33% le medie inferiori, ma c’è anche quasi il 17% di scuole dell’infanzia (erano possibili più risposte). Insomma, l’indagine riguarda soprattutto il campione più delicato, quello dei bambini e ragazzi fino a 14 anni.
L’86% delle scuole ha attivato le videolezioni, il resto no. “L’avvio della DAD è stato frammentato e non omogeneo”, dice Cittadinanzattiva.” Alcune scuole sono partite nel mese di marzo, altre dopo tre settimane, altre ancora ad aprile. E all’interno degli stessi istituti vi sono state classi che hanno fatto orario quasi normale e altre con orario molto ridotto. Insomma, avanti in ordine sparso”.
Zoom è la piattaforma più utilizzata (ne esiste una versione gratuita, ma dura solo 40 minuti), seguita da Classroom e WeSchool. La gran parte dei docenti di una stessa classe o scuola usano la stessa piattaforma (il 71%), ma c’è comunque un 30% di casi in cui il sistema cambia, cosa che certamente complica anche la vita ai ragazzi.
Le lezioni online sono efficaci o efficienti secondo il 65% delle persone che hanno risposto, ma resta comunque un’area grigia piuttosto ampia.
E anche sulla frequenza delle lezioni, c’è una certa disomogeneità. “Abbiamo dati che dovrebbero indurre alla riflessione”, dice il report di Cittadinanzattiva. “Nel 54,8% delle risposte si fanno da due a cinque lezioni a settimana (media di una lezione al giorno); sostanzialmente vicine le altre tre opzioni: 17,4% da sei a dieci lezioni a settimana (media massima di due lezioni al giorno); 16,2% oltre dieci lezioni a settimana e infine 14,7% una”.
Altro problema evidente, oltre una persona su cinque dice di avere serie difficoltà ad accedere a Internet. E poi, c’è la questione dei dispositivi a disposizione delle famiglie. Chi ha un pc o un tablet per ogni membro della famiglia è una minoranza, quindi c’è il rischio di doversi dividere gli strumenti per fare lezione e lavorare a distanza. E dunque, la grande maggioranza gli intervistati dicono che per fare le lezioni online serve una connessione che funzioni ma anche dispositivi, magari in comodato d’uso da parte delle scuole.
Ma c’è anche il problema di non abbandonare davanti allo schermo i bambini più piccoli, che non scrivono (quelli delle scuole materne) o che hanno appena imparato (per esempio, quelli in prima elementare) e quelli per cui comunque scrivere su un pc o un tablet è ancora complicato. Per loro servono necessariamente i libri fisici, per esempio, oltre all’aiuto dei genitori.
Il rapporto di Cittadinanzattiva si conclude con una serie di proposte, che riguardano soprattutto la necessità di formare il corpo docente alla didattica online, ovviamente di ampliare il più possibile un accesso sicuro e stabile a Internet, ma anche di ripensare la scuola, i suoi tempi, i luoghi e la stessa qualità del servizio.
[La foto del titolo è di Nenad Stojkovic ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]